Immigrati. A Gorino c’è un prete? Sì, ma

L’informazione mancata

I media sono da settimane letteralmente sommersi dalle notizie e dalle discussioni sul terremoto dell’Italia centrale. Tutto il resto è finito inevitabilmente e comprensibilmente sullo sfondo più lontano. Si pensi, ad esempio, alla trascuratezza nei confronti del 500° anniversario della protesta di Martin Lutero, celebrato con un incontro di preghiera tra le massime autorità luterane e il Papa Francesco a Lund in Svezia il 31 ottobre scorso: la prima volta nella storia, dopo che Lutero aveva detto che il Papa era l’anticristo e Roma la nuova Babilonia!

Stessa sorte è toccata a un fatto di cronaca che, pur essendo di dimensioni ridotte, in tempi normali avrebbe fatto discutere a non finire. Mi riferisco a quanto è successo a Gorino (Ferrara) a fine di ottobre.

Gli abitanti di quella parrocchia non avevano accolto quindici donne e sette bambini, che il prefetto di Ferrara aveva destinato al locale ostello. A rendere più grave la cosa, i Gorinesi erano arrivati perfino a montare delle barricate per impedirne l’arrivo. La Curia di Ferrara ha preso una posizione dura e con un comunicato s’è detta “vicina a coloro, che hanno vissuto sul nostro territorio una notte così difficile e ostile, che ripugna alla coscienza cristiana”.

Il parroco di Gorino

Il nostro Daniele Rocchetti nel suo Diario di un laico la settimana scorsa s’è chiesto se c’è un parroco a Gorino. Siccome anche a me pare che un fatto come questo non debba passare sotto silenzio, entro a mia volta in tema e dico subito che a Gorino un parroco c’è e aggiungo che ho trovato tristissimo che quel parroco si sia dichiarato favorevole alla presa di posizione dei suoi parrocchiani. Non è detto, o almeno io non ho trovato, che il reverendo abbia condiviso con i suoi anche il vin brülé e le salamelle durante il sit in. È sicuro che ha dato la sua approvazione e a chi gli ha fatto presente che Papa Francesco non sarebbe stato contento di lui, ha risposto alquanto brutalmente che il Papa li accogliesse a casa sua. Forse in cuor suo quel parroco aveva pensato che il Papa, anziché disapprovarlo, avrebbe potuto arrivare perfino a lodarlo per aver messo in pratica il consiglio che egli dà ai pastori di immedesimarsi con il loro gregge fino al punto di sentire l’odore delle pecore.

“Ero pellegrino e non mi avete accolto”

A me è venuta nel cuore una domanda per questo mio confratello. Mi son chiesto come potrà d’ora in avanti spiegare ai suoi fedeli, soprattutto ai bambini, il cap. 25 del Vangelo di Matteo, dove, non il Papa, ma il Giudice divino (Gesù stesso, il mitissimo Gesù) dirà ai caproni alla sua sinistra: “Via da me, maledetti (sic!) perché ero pellegrino, migrante (esule e fuggiasco) e non mi avete accolto, anzi mi avete eretto contro delle barricate ostili”.   E se quelli risponderanno: “Quando mai, Signore, abbiamo fatto questo?», il Giudice risponderà: «Tutte le volte che avete chiuso le porte del cuore e del paese al più piccolo dei miei fratelli le avete chiuse a me… “.

Alla lunga si paga, anche politicamente

Quel parroco e i suoi parrocchiani han detto che loro non sono razzisti e che ce l’avevano non con le donne e i loro bambini, ma con il prefetto di Ferrara che aveva preso la decisione senza preavvertirli. Ma, non scherziamo, il mancato preavviso del Prefetto è solo un pretesto. Se l’avessero saputo prima, si sarebbero preparati anche meglio alla resistenza. Il parroco infatti da settimane aveva affisso alla bacheca parrocchiale l’invito agli islamici a “tornare nel loro califfato”. I Gorinesi (e molti altri con loro) potrebbero pure dire che non è comunque con il buonismo e con la faciloneria che si risolvono i grossissimi problemi legati all’irrompere di tanta gente in difficoltà. Ed è vero anche questo. Papa Francesco, sull’aereo di ritorno dalla Svezia, interrogato in proposito, ha scandito chiaramente: “Non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore”. E ha aggiunto: “Alla lunga questo si paga, si paga anche politicamente”. A parere del Papa, che non parla per buonismo, si può pagare politicamente anche un’imprudenza nei calcoli di ricevere più di quanto si possa integrare. Obbiezioni e controbbiezioni su questo argomento possono quindi legittimamente porsi e continuare (lo stesso Papa Francesco, d’altronde, lo ha riconosciuto durante la conferenza stampa sull’aereo, di ritorno da Lund), e tutte con una loro innegabile briciola di verità, ma, se dopo tutte le discussioni, si rifiuta qualsiasi soluzione e la chiusura resta, questa diventa una pietra sepolcrale per la nostra civiltà e, come dice la Curia Ferrara, “ripugna alla coscienza cristiana”.

Alla fine di tutte le discussioni possibili, la risposta dei credenti, pur nella complessità e nella difficoltà del problema, non potrà che andare, in un modo o nell’altro, nel senso indicato dal Signore nel Vangelo di Matteo: “Ero pellegrino e m’avete ospitato… Ero pellegrino e m’avete respinto”.

Con quel che segue: Benedetti noi, o maledetti noi, senza attenuanti.