Renzi, unico colpevole. Troppo semplice per essere vero

Tutti o quasi tutti gli organi di informazione dicono che la clamorosa bocciatura di Renzi sia soprattutto colpa sua. Ha personalizzato il referendum e gli elettori, più che votare per le riforme costituzionali, hanno votato contro Renzi e il suo governo. E hanno vinto e Renzi ha dovuto andarsene.

Una verità eccessivamente vera

La spiegazione è logica. Forse troppo logica e, come tutte le verità eccessivamente vere, anche questa è un po’ falsa. Dietro la spiegazione, infatti,  gioca un meccanismo che è presente dappertutto: quello del capro espiatorio. Si deve trovare il responsabile e niente è più facile che trovarne uno solo con il quale spiegare tutto. Dunque Renzi ha personalizzato il referendum, ha trasformato il voto sulle modifiche alla Costituzione in un colossale sì e no a lui e al suo governo. E ha perso. E chi è causa del sua mal pianga se stesso. Amen. Tutto chiaro. Troppo, appunto, per essere vero.

La politicizzazione è un male del sistema, non di Renzi

Proviamo a immaginare un Renzi preveggente che non politicizza nulla, che dice: votiamo solo per la riforma della Costituzione. Il mio governo non è in gioco. Che cosa avrebbe detto Salvini? Che cosa avrebbero detto Grillo e i suoi ragazzotti? E Berlusconi? Tutti i vincitori del no – o quasi tutti – avevano altre ragioni ben più importanti per loro rispetto alla riforma della Costituzione: per rientrare in gioco – vedi Berlusconi – o per portarlo a termine – vedi Salvini e Grillo – dovevano far fuori Renzi. E dunque se Renzi non avesse politicizzato l’evento, l’avrebbero politicizzato gli atri.

Niente di nuovo sotto il sole, neanche stavolta. E tutto diventa utile per i propri interessi, anche la difesa della Costituzione.