I CRE. La carica dei 100.000 e la comunità cristiana

La gran macchina dei CRE è partita. Anche quest’anno, nella diocesi di Bergamo, le cifre che si sentono citare, sono quasi da capogiro: pare che ci si avvicini ai 100.000 iscritti, tra ragazzi e animatori. Ci sono, è vero, anche CRE non parrocchiali, ma i CRE organizzati dalle parrocchie sono la stragrande maggioranza.

Su questi “dati” si inseriscono considerazioni di vario tipo, da quelle revansciste del genere: “siamo ancora forti”. A quelle accusatorie del genere: “Ancora una volta si usa la Chiesa”.  Vale la pena prendere in considerazione quest’ultimo particolare “punto di vista”. È a modo suo interessante perché, in un certo senso, è vero. Le scuole sono finite, i genitori lavorano e non sempre la custodia dei figli da parte dei nonni funziona. Il CRE è un ottimo parcheggio. Anche i comuni, in fondo, preferiscono dare una mano ai CRE parrocchiali, che costano comunque di meno che organizzarli in proprio.

La Chiesa “serve”. Nel senso che fa un servizio socialmente utile. Vero, ma succede sempre o quasi. E perché meravigliarsi? Da sempre la ricerca della realtà alta avviene attraverso percorsi tortuosi, spesso di difficile definizione. La donna che ha perdite di sangue tocca il mantello di Gesù. Lo fa non per fare un omaggio a Gesù ma per guarire lei. Poi Gesù la cerca, la fa maturare, la porta all’incontro personale con lui. Ma questo non sarebbe mai avvenuto senza quello. Così al CRE: il servizio che la comunità cristiana fa è bello, a prescindere.

Anche perché non bisogna dimenticare che nell’esperienza dei CRE si ritrovano migliaia di adulti, ragazzi, adolescenti che si lasciano “prendere” dall’esperienza che affina sensibilità, crea legami, pone le basi per altre esperienze. Insomma la comunità che offre il servizio agli “altri” s’accorge di fare anche un servizio a se stessa. Il che conferma una verità semplice e difficile insieme: in piccolo avviene nel CRE quello che dovrebbe avvenire sempre: la comunità cristiana non esiste per racimolare vantaggi per se stessa, ma soltanto per offrirne agli altri.