Sant’Alessandro, conto alla rovescia per la festa. Ecco quattro testimoni di speranza

«Sperare – scrive Enzo Bianchi – significa credere che qualcuno ci ama, significa mettersi in cammino verso un altrove, significa anche osare di vivere in altro modo». La Speranza, una virtù proiettata sul futuro, è il leit motiv della festa patronale di Sant’Alessandro di quest’anno, dopo che negli anni scorsi erano già state scelte la Misericordia, la Gratitudine e il Coraggio.
Le iniziative incominciano questa sera, con il primo di una serie di incontri a tema nelle chiese cittadine dedicate a Sant’Alessandro e nei monasteri vicini. Si incomincia questa sera da Sant’Alessandro in Captura, la chiesa dei frati cappuccini di Borgo Palazzo. Padre Marcello Longhi, guardiano del convento, ricorderà Fra Cecilio Cortinovis (1885-1984) un fratello laico cappuccino che offrì speranza a moltissimi poveri di Milano e nel 1959 istituì nel capoluogo lombardo l’Opera San Francesco. Fra Cecilio si distinse anche per l’azione di difesa e di protezione delle persone più fragili – ebrei, emarginati, poveri e sfollati – durante la Seconda guerra mondiale. Ognuno dei suoi gesti sembra fatto per donare speranza, attraverso la carità.
Per Fra Cecilio è in corso una causa di beatificazione, avviata nel 1993 su indicazione del cardinale Carlo Maria Martini, che l’ha proclamato Servo di Dio: attualmente è all’esame della Santa Sede. Domani, 22 agosto, il secondo incontro si svolgerà nel monastero di San Benedetto in via Sant’Alessandro. La madre badessa Cristina Picinali parlerà della vita monastica come segno di speranza. Il 23 agosto gli incontri continuano nel monastero domenicano di Matris Domini in via Locatelli: al centro ci sarà Betty Ambiveri, (1888-1962) donna di fede, figura di spicco della cultura e della società bergamasca, presidente del luogo Pio Bolognini (l’attuale ospedale) a Seriate per quarant’anni, fondatrice della sezione bergamasca del Cif (Centro italiano femminile) e del Centro Russia Cristiana, su ispirazione di Padre Romano Scalfi. Mario Fiorendi svilupperà il tema «Una donna che ha lottato per la speranza di tutti». Il quarto e ultimo incontro, il 24 agosto, nel monastero benedettino di Santa Grata in via Arena, in Città Alta, sarà dedicato a Giulia Gabrieli, una ragazza morta di tumore a soli 14 anni. I suoi genitori, Antonio e Sara, che dopo la sua scomparsa hanno fondato un’associazione, “Con Giulia” per donare speranza ad altri ragazzi malati come lei, racconteranno come la giovane abbia trasformato gli anni terribili della malattia in un inno alla vita. Per informazioni sull’associazione e sulla sua attività: www.congiulia.com.