Catechisti cercansi. Disperatamente

Sono come il capitano western dopo la battaglia

I primi giorni di settembre, soprattutto in questi ultimi due, tre anni, mi sembra di vivere quella scena un po’ tipica di certi film western, quando il capitano delle truppe, dopo una dura battaglia, riunisce i vertici dell’esercito ponendo, con aria grave, le fatidiche domande: “Quanti caduti? Quanto tempo abbiamo prima della prossima battaglia?”.

Chi è il catechista

Lo stesso capita al curato con il gruppo catechisti e l’impressione, confrontandomi con alcuni amici preti, è che il fenomeno ci accomuni e sia in crescita. Ed è un bel problema. Lo scorso anno a Grumello ho perso 15 catechisti, in corsa poi 5/6 persone mi hanno aiutato. Anche a Telgate, seppur in misura minore, questa fatica esiste.

Quello del catechista, senza nulla togliere a tutte le figure volontarie che abitano le nostre comunità cristiane, è il ruolo fondamentale in parrocchia. Questa centralità è data dal contenuto stesso del suo mandato, che è quello non tanto di fare, ma di essere catechista. Questa identità richiede una vita che diventi, per quanto possibile, manifestazione della fede. Chi guarda il catechista dovrebbe vedere non una persona che trasmette nozioni, ma un uomo o una donna che nella complessità del mondo di oggi prova a vivere il Vangelo, seguendo Gesù Cristo.

Il catechista, figura centrale nella comunità cristiana

Più volte al termine delle Messe, sui bollettini parrocchiali e soprattutto negli incontri personali con la gente, ho lasciato un invito, talvolta timido e altre volte più deciso, a dare questa disponibilità alla Chiesa e ai nostri ragazzi. Purtroppo i “no” sono tanti, sempre di più. Non mi va di fare piagnistei ecclesiastici, chi mi conosce sa che non mi caratterizzano, ma spero si comprenda la mia preoccupazione.

Senza la catechesi ogni attività dei nostri oratori, sia essa ludica, sportiva, caritativa o formativa rischia di essere svuotata di significato, perché si perde il centro, il motivo del fare, ossia quella fede che ci accomuna, quell’essere di Cristo che orienta le nostre scelte e dà forma alla nostra azione pastorale.

Da parte mia non ho nulla da dire sulle motivazioni, vere e fondate, che impediscono a molti di accogliere la proposta di essere catechista: lavoro, famiglia, impossibilità di partecipare alla formazione, finanche disparità di vedute con il curato o con il parroco. Tutto giusto, tutto comprensibile. Ma in gioco c’è la fede, quella dei nostri ragazzi e la nostra. Proseguo la ricerca, chiedendo al Signore nuovi operai per la sua vigna… e alla mia gente di mettersi una mano al cuore, donandosi con generosità.