Verso il sinodo dei giovani: il cammino diocesano parte dall’ascolto on the road

I motori del Sinodo sono già in moto anche nella nostra diocesi. Se ne saprà di più venerdì 22 (a partire dalle 17), all’assemblea diocesana, durante la quale sarà presentata la lettera pastorale del vescovo di Bergamo Francesco Beschi e don Emanuele Poletti, direttore dell’ufficio per la pastorale dell’età evolutiva, presenterà nel dettaglio il programma delle iniziative.
Quello che possiamo già anticipare è che nei prossimi tre anni i giovani saranno sotto i riflettori delle parrocchie, delle associazioni, di tutte le realtà ecclesiali, in vista del grande appuntamento con Papa Francesco nell’ottobre del 2018. E’ un’occasione per ragionare sul presente e sul futuro, e per indagare sui mondi giovanili, che spesso, come spiega don Emanuele, “si trovano al di fuori delle comunità cristiane: noi raggiungiamo solo il 2-3% dei ventenni e dei trentenni”. Il periodo dai 19 ai 30 anni è infatti tradizionalmente quello in cui, in passato, i giovani erano impegnati nella costruzione di una carriera lavorativa e di una famiglia, un periodo di grande impegno e di maggiore mobilità in cui ormai gli oratori non potevano più essere i loro unici punti di riferimento. “Ora però la congiuntura socio-economica – osserva don Emanuele – fa in modo che si allunghi molto il periodo in cui i ragazzi sono ancora a casa, impegnati nello studio, nelle specializzazioni, in lavori precari, in un clima generale di incertezza”. Per la Chiesa accompagnarli in questo “limbo” è una sfida che richiede un impegno nuovo e strade diverse da quelle percorse fino ad ora.
Nelle comunità parrocchiali della nostra diocesi adolescenti e giovani sono il motore dei Centri ricreativi estivi in cui si mettono in gioco da protagonisti. Qualche centinaio si impegna nelle iniziative proposte dal Centro Missionario e dalla Caritas, che offrono possibilità concrete di mettersi alla prova e di essere utili agli altri, aprendo lo sguardo su realtà normalmente “invisibili”.
Ma gli altri dove sono, in quale tipo di realtà vivono? “Non ci sono risposte preconfezionate – ha già detto in passato il vescovo Francesco – proviamo a metterci in ascolto, facendo un pezzo di strada con loro”.
Nasce da qui la “seminagione giovani”: un termine evocativo, che si può interpretare in tanti modi. Sono i giovani il terreno da seminare, oppure sono loro i protagonisti della semina, e che cosa rappresenta il seme, è Gesù o sono loro stessi? “Non abbiamo voluto inventare nuove iniziative – sottolinea don Emanuele – come corsi ad hoc di catechesi, incontri, percorsi formativi. In un mondo così liquido e in continua evoluzione è più importante innescare processi, abitare il tempo più che custodire gli spazi, uscire. Dopo una lunga riflessione e un confronto aperto tra preti e associazioni ecclesiali, abbiamo concluso che il territorio è già molto vivace, ricco di proposte anche al di fuori delle nostre realtà ecclesiali. Si tratta di cogliere i segni dello spirito all’opera e di farli emergere”.
I prossimi tre anni saranno dedicati a questo: all’ascolto, alla raccolta di informazioni e di storie, alla riflessione. Il primo passo sarà incontrare e conoscere meglio i mondi giovanili. “Saranno interpellati in modo parallelo i giovani e gli adulti – chiarisce don Emanuele – perché entrambi sono coinvolti”.
In mezzo a tanta cronaca nera, il lavoro di indagine che la diocesi condurrà in collaborazione con l’Università di Bergamo mira a far emergere gli aspetti positivi, gli elementi di bellezza. “I giovani di oggi – aggiunge don Emanuele – hanno molti pregi. Sono molto connessi tra loro, capaci di collaborare, di fare squadra, come nelle esperienze di co-working. Capiscono che in un mondo così complesso difficilmente si riesce ad emergere da soli. Hanno una grande disponibilità a muoversi, a imparare e a scoprire cose nuove, spostandosi anche all’estero”. La ricerca si svolgerà “on the road”: i giovani delle comunità ecclesiali andranno a incontrare i loro coetanei là dove si ritrovano, cercheranno di conoscerli meglio attraverso delle interviste. Un modo per conoscerli meglio e per farli conoscere, smontando gli stereotipi e i luoghi comuni più diffusi. In contemporanea un attento lavoro di analisi e raccolta dei dati si svolgerà anche all’interno delle comunità ecclesiali: “Alle parrocchie, alle equipe educative degli oratori, ai consigli pastorali, alle associazioni ecclesiali sarà chiesto di interrogarsi su ciò che fanno per i giovani, a partire dal sussidio nazionale predisposto in vista del sinodo, strutturato in schede e parole chiave, per fare il punto su ciò che è stato fatto e che cosa si può fare. Ci saranno tre questioni sulle quali chiederemo di concentrarsi in particolare e di restituire un feedback: l’incontro (come incontriamo i giovani),come ce ne prendiamo cura, quali legami instauriamo. Un altro sussidio sarà rivolto ai ragazzi che sono già nei nostri oratori, e in esso ci sono alcune domande che spingono a riflettere su se stessi, sulla fede, sulle prospettive, la comunità. Anche questi questionari chiederemo di restituirli”.
Il secondo anno sui dati raccolti proseguirà un lavoro di approfondimento e di interpretazione. Dopo il Sinodo, invece, nel terzo anno di impegno su questo tema, ci si concentrerà su impegni concreti e su possibili sviluppi futuri. In preparazione in vista del Sinodo anche un pellegrinaggio a piedi da Ortona a Roma: un cammino allo stesso tempo fisico e simbolico.