L’io digitale onnipotente. La realtà non esiste più

Basta aprire una pagina di Facebook per essere investiti dal nuovo vento del tempo: individuo-globalismo? ego-globalismo? narciso-globalismo? egolatria globale? ego-digitale? Spira per ogni dove: dalla percezione del Sé, alle relazioni sociali, alla politica, alla religione, alla propria collocazione nella storia del mondo…

Dalla persona all’individuo

Pentecoste o Babele? Come il vento nel deserto, questo Spirito sta plasmando le nuove dune del paesaggio umano e sociale del nuovo millennio. Gli effetti sulla costituzione della sfera pubblica e sulla politica sono profondi. L’individuo è il fondamento della civiltà classico-cristiana. San Tommaso per tutti: “Persona est rationalis naturae individua substantia”. In-dividuus traduce il greco “a-tomos”. È il nucleo ontologico irriducibile, su cui si fonda la libertà. Il movimento degli atomi individuali, diversamente da quello democriteo, è ordinato dall’apertura originaria all’altro: per Aristotele è la socialità. Epicuro chiama “parénklisis” il meccanismo di deviazione degli atomi dalle loro rotte meccaniche, Lucrezio lo traduce con “clinamen”. Tommaso la chiama “persona”, da “per-sonare”, essere attraversati dal suono dell’Altro.

Il liberalismo vi ha costruito sopra una teoria filosofica, economico-sociale e politica: la persona è stata “ridotta” a individuo. Erano gli anni del primo sviluppo capitalistico. L’idea di base: il libero gioco delle potenze individuali, guidate da una Mano invisibile, avrebbe generato automaticamente una società florida. Lo stesso problema se l’era posto, a partire dal terreno gnoseologico, Leibniz: come è possibile che individui-monadi, chiusi dentro di sé, possano comunicare tra loro, al fine di edificare la comunità-società? Ciò che Adam Smith chiamava “Mano invisibile”, Leibniz lo chiamava Dio. In Dio le monadi si connettono e si specchiano in sé e nelle altre. Dio come un grande server. Forse Leibniz oggi lo chiamerebbe Algoritmo o Google. L’incantesimo si è spezzato alla fine dell’800 con Nietzsche. L’individuo riemerge aristocratico, anarchico e nichilista dai fasti della società industriale e tecnocratica che si annuncia insieme alla sua prima catastrofe mondiale.  un “Io per pochi”, dall’altro lato sta la moltitudine degli “’io-massa”. Stirner: l’Io-unico vede gli altri come “mezzi e strumenti da adoperare come nostra proprietà”.

L’ego potenziato dell’Occidente divenuto mondo. Dalla teolatria alla egolatria

Ora, a cavallo tra il secondo e il terzo millennio, si è aperta una nuova pagina della storia spirituale dell’individuo dell’Occidente divenuto mondo.  Si tratta di un ego potenziato: Ego. 2.0? Ego, 4.0 come quello dell’industria? Homo sapiens sapiens? Per la cultura in ascesa, che cresce tra le nuove generazioni, non esiste il principio di realtà, ma il principio di egoità. L’Io è “la radura” dove la verità si manifesta immediatamente, senza bisogno di conversazione pubblica, senza dialettica, senza ricerca. La verità come illuminazione. Di qui una febbre di onnipotenza. Non rispondo a nessuno, solo a me stesso. Il principio di egoità modella la percezione dell’altro come nemico o come appendice del Sé. Nel campo religioso si manifesta principalmente come ricerca del proprio benessere spirituale, che trova la sua realizzazione nelle forti tendenze spiritualistiche, che attraversano tutte le grandi religioni monoteistiche. Dalla teolatria all’egolatria. Allo stesso filone egolatrico appartengono anche il carismatismo e il fondamentalismo.

Ma è l’arena pubblica quella che subisce le distorsioni più rilevanti: la sfera pubblica esplode e si frammenta a favore di mille coriandoli, che esibiscono pubblicamente la propria indefettibile verità. In politica, è presto detto: “uno vale uno”! Non c’è bisogno di filtri, di mediazione, di vasche di decantazione. È la fine della politica, basta l’amministrazione che procede come un corollario dal teorema del Dio-algoritmo. La comunicazione diventa un intricato gioco narcisistico, fatto di amori, odi, minacce, insulti.

Questo quarto tempo dell’Io, dopo quello cristiano, quello liberale, quello nietzschiano, non sarebbe stato possibile senza l’avvento del Digitale. La digitalizzazione ha consentito tecnicamente il passaggio dai mass-media agli individual-media. Il loro uso retroagisce sulla psiche e sulla mente, potenziando il lato di onnipotenza e di interconnessione permanente di tutte le menti. Solo che questa interconnessione non significa tanto la possibilità di un approccio intersoggettivo alla realtà/verità quanto una sorta di spionaggio reciproco, un Panopticon in cui non più “l’uno vede tutti”, ma “tutti vedono tutti”: “le vite degli altri” sono alla vista di ogni Sé e di ogni altro. Così la trasparenza assoluta diviene totalitaria.

Di qui la caduta del “pudore”, di quel recinto che viene aperto allo sguardo degli altri e perciò, alla fine, espone alla loro intrusione la tua individualità/libertà. Qualcuno si suicida per questo, è cronaca di questi giorni. È la nemesi della febbre dell’Io: il rischio di sciogliere l’individualità nel moto browniano meccanico di mille monadi umane, che si urtano casualmente, senza mai incontrarsi.

Dunque, il digitale è diventato politico. Scuote le nostre tradizioni intellettuali, la cultura e l’etica pubblica. Non è la prima volta. L’irruzione di nuove tecnologie della comunicazione – dalla scrittura su tavolette di creta, alla stampa, alla radio-tv, ai cellulari, a  Internet –  ha sempre modificato irreversibilmente il paesaggio antropologico e ha fortemente condizionato la costruzione della polis. Questa volta c’è stato un salto quantico: la semiosfera pare costituirsi in realtà parallela rispetto al mondo reale e, pertanto, pare che si possa edificare su di essa una polis parallela. Si apre, come nel De Civitate Dei, la lotta tra le due città: la città degli uomini in carne e ossa e la città della semiosfera? Forse sì! Tuttavia, la semiosfera è una creazione umana, è una modalità di potenziale espansione dell’autocoscienza e della libertà umana. Alla fine, contano i contenuti di autocoscienza. La sfida è tutta culturale ed è radicale.