La mamma freelance e quelle giornate “sparate a razzo”: ogni mattina è un’avventura

Sono le 23.24, per l’esattezza. Sto scrivendo dopo aver messo a letto i bambini, esser stata chiamata perché la tosse non dà tregua, poi di nuovo per un po’ d’acqua, poi perché vicino al letto c’era un mostro. Mi si chiudono gli occhi e penso che dovrei lavorare. Sì, perché oggi proprio non sono riuscita a finire tutto quel che dovevo fare entro le 15.30, fatidica ora nella quale scatta l’ora X e da donna che lavora mi trasformo in donna che fa la mamma e basta.

Ci sono giornate nelle quali mi sembra di non far nulla di nuovo e mi assale l’apatia. Sempre la stessa routine, le cose da sbrigare, la casa da sistemare, la lavatrice, i vestiti da ripiegare, la cena da preparare, i bambini da gestire. Devo proprio fermarmi e riguardarmi indietro per capire lucidamente che, alla faccia dell’apatia, ogni giorno è un’avventura. Che comincia al mattino, con il cervello ormai capace d’accendersi d’istinto e magicamente azzeccare l’ora della levataccia.

Fino a un annetto fa ero pure capace di ritagliarmi uno spazio tutto mio per svegliarmi con calma e assaporare un caffè da sola, godendomi il silenzio. Ora aspetto l’ultimo istante per trascinarmi fuori dalle coperte, andare in cucina a sistemare ciò che ho lasciato in giro dalla sera precedente, svegliare i bimbi, preparare loro la colazione. A quel punto nell’avventura ci sei già dentro, fino al collo.

Corri corri, è tardi. Lava i denti (sì Tommy, anche tu), vestiti (no Alice, non puoi metterlo il tutù, se non mi ascolti ti lascio lì ad urlare), prendi zainetti e sacchette, non dimenticarti che oggi c’è ginnastica, cambia Alice per la terza volta (ma come hai fatto già a sporcarti?!), guarda l’orologio disperatamente sperando che il tempo si fermi. Ma no, il minuto scatta e tu pure. Metti il guinzaglio al cane, prendi borsa e zaino con pc, Alice e il suo orso in braccio, spingi Tommaso fuori dalla porta.

Dài dai dai, non possiamo sempre arrivare per ultimi. Entri all’asilo, lanci i bambini nelle rispettive classi. Uscendo prendi fiato e guardi il cellulare. Perché ora diventi la freelance lavoratrice, alle prese con clienti, scadenze da rispettare, idee da coltivare, progetti da inventare giorno dopo giorno. La mattinata vola e arrivi dai bambini sempre un po’ sparata a razzo, sempre troppo poco rilassata per esser poi lucida e inventare per loro giochi nuovi.

Eppure, se ci pensi, ce la fai. Non al meglio, chiaramente non sei la mamma del Mulino Bianco, ma hai la fortuna di poter stare accanto ai tuoi figli, di vederli giocare e crescere. Il tempo per te è poco, ma forse ci sta. Forse dovrei imparare ad organizzarmi meglio, forse dovrei ogni tanto ammettere che si può anche rallentare.  Ora che la mezzanotte è passata e tutto finalmente tace posso dirmelo: ho una vita piena. Di emozioni, di fatiche, di soddisfazioni, di dolori, di passioni, d’amore. Un’avventura così manco sarei riuscita ad immaginarla.