Don, perché prendi tutti al CRE?

Animatori del CRE 2017 di Telgate

Una delle questioni impegnative, a livello educativo, per i responsabili degli Oratori, è l’ingaggio degli animatori del CRE. Il primo ostacolo è il numero. Da un punto di vista organizzativo, è opportuno che il rapporto sia di un animatore per cinque bambini, quattro al massimo: troppi animatori in proporzione ai bambini creano difficoltà, soprattutto perché l’adolescente ha bisogno di un compito preciso da svolgere, viceversa rischia di girovagare senza meta per l’Oratorio mentre le attività con i bambini procedono.

L’oratorio e la concorrenza

È evidente che, se il numero di animatori è eccessivo, il rischio di avere gruppi consistenti di adolescenti privi di incarichi, che si annoiano e riempiono quindi il tempo in modo inopportuno, cresce in modo esponenziale. Quello che sto notando nelle mie comunità, in particolare a Grumello del Monte, è il fatto che il numero di bambini che si iscrivono a CRE e MINICRE è in diminuzione: i bambini della scuola dell’infanzia a causa della diminuzione della nascite; i ragazzi di elementari e medie, invece, a causa della molteplicità di opportunità organizzate per il tempo estivo. Ormai in molti paesi il Comune, i centri sportivi, le società sportive, le piscine ecc. organizzano attività parallele al CRE della parrocchia, spesso garantendo prestazioni di livello molto più alto rispetto a quello che gli Oratori possono offrire: orario continuato dalla prima mattina a sera inoltrata, operatori specializzati per  vari sport, educatori per le diverse attività, ecc.

Gli animatori e la (non) selezione

A questa molteplicità di potenziali scelte, si aggiunge una motivazione che diversi genitori mi hanno portato: “don, non offenderti, ma tu come animatori prendi tutti quelli che si iscrivono! E certa gente… dai don, fai un po’ di selezione!”. La stessa richiesta mi è stata portata quest’anno anche da diversi animatori, quando ho annunciato che in caso di numero eccessivo avrei stabilito delle turnazioni così da permettere a tutti di provare l’esperienza di animatori: “don, non mi sembra giusto! Io ho sempre fatto bene il CRE e tu mi dici che mi lasci a casa in alcuni momenti per prendere quelli che ti hanno sempre creato problemi… e te li creeranno anche quest’anno, lo sai!”. Ora, la mia riflessione, che ho presentato a chi mi poneva, peraltro in modo sempre corretto e aperto al dialogo, questa questione, parte da questa domanda: “dove siamo?”. Siamo in Oratorio, se non vado errato, quindi in quel luogo che dice la cura della Chiesa per le giovani generazioni. Se è così, è giusto fare l’“oratorio di quelli bravi?”.

Educare chi è bravo è facile

Certo, educare chi è già ben educato è facile, come è facile per la Scuola Normale di Pisa, vista la selezione che opera, dire che i suoi studenti sono tutti geniali. Ma è giusto, in Oratorio? Io credo che la possibilità vada concessa a tutti: ci sono ragazzi già etichettati da molti enti come problematici: che faccio? Mi allineo a questi enti e gli chiudo il cancello in faccia? So bene che non cambio io la vita di chi non ha alle spalle una famiglia che educa e frequenta certe compagnie; i ragazzi sanno bene che sulle regole non transigo e chi proprio non vuole rispettarle non giunge alla fine dell’esperienza e mi costringe a sospenderla. Ma devo tentare di far capire che la possibilità di cambiare c’è e la Chiesa lavora anche per questo. Me lo chiede la fedeltà al Vangelo.