Dal Macbetto di Testori alla memoria della Grande Guerra: DeSidera fa tappa a Treviglio e Seriate

Dal “Macbetto o la chimica della materia. Trasmutazioni da Giovanni Testori” a “Finis Europae”: giovedì 27 settembre e venerdì 28 la rassegna DeSidera propone due appuntamenti teatrali. Il primo, giovedì 27 porta al Teatro Nuovo di Treviglio in Piazza Garibaldi l’ultima produzione del Teatro delle Albe. “L’universo poetico di Giovanni Testori – spiegano gli organizzatori della rassegna – scava nell’indicibile attraverso la lingua e la sua reinvenzione, dando vita a opere materiche, biologiche, sviluppate in un farsi e disfarsi continuo che richiama le ragioni profonde del teatro stesso. Attraverso i corpi e le voci di tre performer, la parola si fa tangibile, concreta, ossessiva e musicale. Un lavoro sul potere e sulla sessualità del potere, dove maschile e femminile sono in continua mutazione”.

«L’intenzione di lavorare sul Macbetto di Giovanni Testori – spiega l’ideatore dello spettacolo, Roberto Magnani – nasce dalla volontà di proseguire una particolare ricerca rivolta agli aspetti musicali della lingua teatrale. Il percorso, cominciato con E’ bal, poemetto in versi in dialetto romagnolo del poeta Nevio Spadoni, si inscrive nella storia del Teatro delle Albe segnata dalla visione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, che dello stesso autore hanno messo in scena Lus e L’isola di Alcina».

Testori per la scrittura del Macbetto attinge più da Verdi che da Shakespeare. La lingua che Testori inventa per questo testo ha una musicalità interna molto forte che sembra suggerire il ritmo ossessivo dei cori delle streghe dell’opera verdiana, e possiede entrambi gli andamenti contrastanti dell’Ouverture: la furia guerresca e lo sdiliquio amoroso. «Il Teatro esige una propria lingua – dice Magnani – che io cerco diversa e lontana da quella del quotidiano, e la lingua che Testori offre alla scena affascina proprio in quanto invenzione. Testori consegna in Macbetto una lingua poetica che si fa canto». Lo spettacolo è una coproduzione Teatro delle Albe-Ravenna Teatro/ Masque Teatro / menoventi-e-production. Lo spettacolo del 28 settembre “Finis Europae. A cento anni dalla Grande Guerra” è promosso in collaborazione con il Comune di Seriate e va in scena (ore 21) al Teatro Gavazzeni. La drammaturgia è di Sergio di Benedetto, la regia di Fabio Sarti della compagnia Exire.

Ottobre 1918: sulle montagne arriva la prima neve, che imbianca il fronte cadendo sui soldati sfiniti dalla guerra. Un giovane ufficiale italiano, il tenente Lorenzo Minelli, e il suo attendente, il soldato Romedio Rinaldi, catturano un colonnello austriaco, Joseph von Stainach: i tre uomini trascorrono una notte dentro una baita abbandonata, nei pressi della linea dei combattimenti, in attesa dell’alba, per riprendere poi il cammino verso il comando d’armata italiano. Forse hanno smarrito il sentiero, forse sono inseguiti dagli austriaci, forse il prigioniero non è chi dice di essere. Di sicuro tre uomini con anni di conflitto sulle spalle, con una propria storia, proprie motivazioni, proprie speranze. E un tempo fermo, isolato dal resto del mondo, una tregua dai flutti della violenza, un tempo per un confronto serratissimo tra i personaggi: cosa ha prodotto la guerra, nell’Europa e nell’animo di ognuno? Cosa è l’Europa, tra i sogni ottocenteschi del colonnello, sostenitore di un Impero in decomposizione, il nazionalismo del tenente, la comunità contadina di Romedio… cosa è l’Europa, ferita e percorsa da trincee, sporca del sangue di milioni di suoi figli? Ma soprattutto: l’inizio della guerra è il suicidio di un continente, di una cultura e di un mondo? In scena ci sono tre militari, che consultando mappe e discutendo di battaglie, si trovano a fare i conti con la fine di un’epoca: tre visioni diverse del futuro e del passato. Tra Shakespeare e Baudelaire, Dante e Hölderlin, Beethoven e Buonamico Buffalmacco, Schiller e la sapienza contadina che ritma i suoi giorni con vendemmie e scannatura del maiale trascorrono le ore della bufera, in una continua tensione intellettuale ed emotiva, in un gioco di apparenze dove il prigioniero forse non è chi dice di essere e vive nella speranza di un possibile salvataggio: di se stesso e del suo mondo. Finis Europae: un ricordo del tempo di ieri, della fine di un Impero e di un’idea di Europa, ma soprattutto un modo per fare memoria guardando all’oggi, alle terre di un continente ancora percorso da tensioni, frontiere, delusioni e utopie. Lo spettacolo è realizzato grazie al contributo di ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di guerra) di Varese. Finis Europae. A cento anni dalla Grande Guerra è il secondo capitolo della Trilogia del limes, prodotta da Compagnia Exire su drammaturgia di Sergio Di Benedetto, in cui ogni parte è autonoma, ma al tempo stesso legata da un sottile filo che lega oggi e ieri. Lo spettacolo apre il cartello del percorso 1915-1918: memorie della grande guerra. Nel centenario della fine del primo conflitto mondiale promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Seriate. Informazioni www.teatrodesidera.it.