L’impegno pulsa incessantemente. Ogni giorno il loro sguardo incrocia quello di centinaia, migliaia di persone. Stanno quasi nell’ombra, eppure sono fondamentali. Nella grande famiglia dell’ospedale di Bergamo, la laboriosità quotidiana di una sessantina di associazioni di volontariato – per un totale di circa 850 persone coinvolte – completa il lavoro di medici, infermieri, personale. Con la loro passione, rispondono alle tante sfide che sempre si aprono nel luogo più delicato della comunità.
«Le attività sulle quali si mettono in gioco i volontari sono oggi sempre più numerose – racconta la dottoressa Luigia Iamele, responsabile dell’Ufficio Relazioni col Pubblico dell’Asst Papa Giovanni XXIII, che oltre all’ospedale della Trucca comprende anche quello di San Giovanni Bianco -. Come il mondo sanitario si sta adeguando progressivamente al cambiamento della società, anche il mondo del volontariato ha saputo evolversi per andare incontro alle esigenze di una società che sta cambiando».
In filigrana, però, c’è sempre lo stesso spirito: dedicare energie a chi vive momenti di fragilità. «Tra le circa sessanta associazioni, quella operativa da più tempo è l’Avo, l’Associazione Volontari Ospedalieri, presente dal 1978; è attiva soprattutto in Oncologia, con 264 volontari complessivi – aggiunge Luigia Iamele -. Con l’avvento del nuovo ospedale, il volontariato è diventato ancora più differenziato: non è solo nei reparti, ma tante persone si impegnano per esempio negli ambulatori, nelle accettazioni, magari aiutando le persone “disorientate” ai totem per le prenotazioni».
C’è il volontariato come impegno diretto e c’è il mondo delle raccolte fondi: «Soltanto nel 2018, l’Asst ha ricevuto donazioni per un milione e mezzo di euro circa, sotto diverse forme: per finanziare la ricerca o borse di studio, oppure tramite l’acquisto di attrezzature o per “umanizzare” i reparti finanziando magari un certo tipo di arredo. Poi ci sono le associazioni che mettono a disposizione appartamenti per chi viene da fuori regione o dall’estero e deve rimanere a Bergamo per diverso tempo, accade soprattutto per i genitori dei bambini ricoverati».
È una «cittadinanza» plurale quella che popola il mondo del volontariato ospedaliero: «L’area pediatrica è quella che attrae di più e offre progetti più variegati. Ed è proprio in ambito pediatrico che sono coinvolti soprattutto i volontari giovani: a scegliere di dedicare del tempo per gli altri sono spesso anche i giovani in cerca di lavoro, che danno un contributo prezioso».
Ma come si fa a diventare volontari? Si passa direttamente dalle associazioni, certo, ma è anche l’ospedale a favorire la «rete»: «Sul nostro sito internet pubblicizziamo tutte le associazioni attive nell’Asst – conclude la dottoressa Iamele -. Molti si rivolgono all’Urp e poi vengono orientati nella direzione migliore: gli aspiranti volontari prendono così contatto con la singola associazione, al cui interno si svolge un percorso formativo. Le richieste sono in aumento: col volontariato si danno risposte di calore, umanità e affetto alle fragilità».
Fotografie di GianVittorio Frau – © tutti i diritti riservati –