Turno de Nòcc ai Uficine Schwartz, Carica! Turno di notte alle Officine Schwartz di Bergamo

Turno de Nòcc ai Uficine Schwartz, Carica! Anche questa è una breve poesia che c’ha dentro la sua storia. E’ dedicata alle OFFICINE SCHWARTZ e a Osvaldo Arioldi che da sempre ne è l’anima.

Si legge: Può una fabbrica divenire palcoscenico e i suoi operai musicisti? O forse sono proprio i musicisti che possono calarsi nel contesto di una sbuffante linea industriale dai suoni metallici, martellanti, che riescono anche ad essere addolciti da melodie più soavi? Il movimento musicale definito “industrial”, nato come genere sperimentale verso la fine degli anni Settanta, si era preposto, partendo da un’elettronica irriverente e sfociante nel punk, di rompere gli schemi della musica commerciale, autodeterminandosi e portando al pubblico tematiche scomode, ma certamente calate nella più oscura attualità. Anche Bergamo ha avuto il suo gruppo d’oro dell’era industriale, fin dagli anni Ottanta: parliamo delle Officine Schwartz, partorite da Osvaldo Arioldi nel 1983, tra le più significative esperienze sociali di ricerca e di produzione musicale, con l’ideale di racchiudere in un’esperienza fortemente culturale importanti principi socio-politici.Dice Osvaldo:“Le Officine Schwartz sono partite da un’obiezione alle tendenze musicali giovanili che stavano per essere assorbite come consumo di massa, una ricerca di una forma oltre il concerto. Il carattere multimediale esprimeva bene la nevrosi in crescendo dei “tempi moderni”. La scelta di una strumentazione alternativa, impiegando rumore e strumenti ricavati da vari materiali metallici, è stata una conseguenza: come scrivere parole sensate con un alfabeto nuovo». Per Osvaldo e i musicisti che lo hanno accompagnato nei vari cambiamenti di formazione si è trattato quindi di iniziare qualcosa di nuovo per allontanarsi dalla mercificazione della musica, puntando a un’originalità e ad un taglio che sarebbero rimasti nella storia non solo locale, ma anche nazionale ed estera.

Ho conosciuto le Officine e Osvaldo negli anni 90, attraverso l’Associazione Volontariato Valle Seriana che in occasione del mio matrimonio ha combinato un concertare ad accompagnamento, come regalo alla sposa che ne era la Presidente. Di quella occasione ricordo in particolare il Canto d’amore delle ruspe e dei sassi https://youtu.be/isCDlds1flw poetica canzone post inondazione della Valtellina. Ho col-lavorato alle Officine e con Osvaldo in occasione della presentazione delle mie prime raccolte di poesia (Santì, in un concerto-lettura con la sezione ritmica, ispirato a l’Opificio https://youtu.be/bQLgn01ZvCU, Dialèt de nòcc d’amùr e Us de ruch, con un Osvaldo sperimentatore di suoni-immagini attraverso affascinanti strumenti da lui inventati….).  Mi piace l’idea di presentare questa poesia con il fondo di CARICA!

Un abbraccio a Osvaldo e ai Uficine Schwartz….e Grande Rispetto!

Turno de Nòcc ai Uficine Schwartz de Bèrghem, Carica! Per sentire

TURNO DE NÒCC AI UFICINE
SCHWARTZ DE  BÉRGHEM

Sènte i us de la nòcc,
us de la sità
che la se sfant in del fósch;
s-ciopetade sèche
di ólte,
ö saùr todèsch mecànech
a l’crida
come l’födèss ö mài che pèsta e che frantòia,
come l’födèss ö  mài che töt a l’trida!
 
Gh’è di nòcc che la bór ólta e lónga,
di nòcc che la  sapuna surda, la sità,
di nòcc che la martèla
fónda.
 
Só dét e fò del ciarùr di fùregn,
operare de póca ómbra, visì,
ol nìgher dóls di öcc,
ol róss del cör che brüsa,
ol zald saùr metàl
chè cula
e ‘ngrisa.
 
Töt ol rèst
l’è fonderéa e fürtüna.
 
Töt ol rèst
l’è ö blö
piö fórt
che l’suna

TURNO DI NOTTE ALLE OFFICINE
SCHWARTZ DI  BERGAMO

Sento le voci della notte,
voci della città
che si disperde nel buio;
schioppettate secche
a volte,
un sapore tedesco meccanico
grida,
come fosse un maglio che pesta e che frantuma,
come fosse un maglio che tutto trita.

Ci sono notti che abbaia alta e lunga,
notti che piccona sorda, la città,
notti che martella
fonda.

Sono dentro e fuori del chiarore dei forni,
operaio di poca ombra, vicino,
il nero dolce degli occhi,
il rosso del cuore che brucia,
e il giallo sapore metallo
che cola
e ingrigisce.

Tutto il resto
è fonderia e fortuna.

Tutto il resto
è un blu
più forte
che suona.

 

da Dialèt, de nòcc, d’amùr di M. Noris
ed. COFINE Roma 2008