La cura dello sguardo. Franco Arminio a Seriate: poesie per parlare di rinascita

Entra nella squadra degli autori della rubrica “sguardi” da oggi anche Claudio Castaldello: laureato in Sociologia, Magistero in Scienze religiose, è stato in passato insegnante e ora è consulente finanziario e assicurativo. Ha svolto attività di volontariato nella parrocchia di Seriate nell’ambito della cultura e comunicazioni sociali, per esempio nella “Voce”. È presidente dell’associazione culturale il Greto Ets, e racconta nel suo primo articolo la serata speciale di venerdì scorso, primo incontro dal vivo promosso all’oratorio di Seriate dall’associazione il Greto dall’inizio della pandemia, con il poeta e paesologo Franco Arminio. Un incontro emozionante.

Il calendario riporta ancora Febbraio 2020 …. era la vigilia dell’ultimo evento del Greto mai andato in onda, prima della travolgente pandemia. Stasera si riprende con Franco Arminio. Clima freddo fuori e un pochino anche in teatro, fra rispetto delle procedure e controllo green pass. Sotto le mascherine si intravedono i primi sorrisi di gente seriatese ma anche tanti volti sconosciuti che hanno fatto 50 o  100 km per ascoltarlo.

Poesie di Franco Arminio per raccontare lo spirito del tempo

Poi arriva lui …tutto meno che personaggio. Semplice ma non banale. Profondo di una profondità che fa rabbrividire perché ciascuno si ritrova a pensare “è proprio cosi” . Arrivato dalla Calabria nel pomeriggio dice: “Conosco bene Bergamo ci sono stato altre volte ma oggi la luce e i colori la rendono speciale”. Intanto parte a raffica con alcune delle poesie che entreranno nel prossimo libro. “Mi piace il suono della fisarmonica…. Mi piace chi offre il suo corpo e il suo tempo alla sua terra ….Chi piange ai funerali… Chi parla di Dio, di morte e di poesie”. 

Il silenzio improvviso scende sul teatro e Franco Arminio gustando il suono di questo silenzio prende di nuovo dai suoi libri e riparte “Mi piace chi combatte e non si arrende …a questa universale evanescenza delle anime e dei corpi”. Poi improvvisamente parla di sé: “Ciascuno di noi porta sempre con sé due persone , nostra madre e nostro padre.

Da mio padre che aveva un’ osteria a Bisaccia ho preso il bisogno di raccontare, intrattenere i forestieri e gli abituali dell’osteria con nuove storie … Da mia madre l’inquietudine e l’ansia …a tal punto che quando vedo tanto pubblico e mi agito un poco… ecco è mia madre che si fa sentire”.

Quei versi tradotti nei dialetti degli spettatori

Ma ora Franco Arminio sorprende di nuovo passando a coinvolgere il pubblico in un crescendo. “Sono ormai alle battute finali del mio tour estivo e in ogni luogo chiedo due cose  …dirmi le vostre provenienze e tradurre nel vostro dialetto una delle mie poesie”.

Ascoltiamo in calabrese,  bergamasco e pugliese poesie recitate dal pubblico. L’emozione è grande, si vede un’Italia fatta di diversità che possono convivere bene insieme se lo vogliono. Ma non è finita, c’è spazio per racconti tragicocomici.

“Un tipo strano in un villaggio che girava spesso cantando e a chi gli chiedesse perché canticchiava rispondeva sempre “quando uno sta bene si sente meglio”.

Le canzoni come fili che legano le persone

Ma alle 22.30  non è ancora finita la serata …e  Franco invita a cantare le canzoni del cuore …che hanno fatto l’Italia: ed ecco….”Volare” …”Il cielo in una stanza” e via …ormai la sala si è riscaldata, l’entusiasmo è travolgente …sembriamo dei juke box umani, intoniamo una canzone dietro l’altra.

A questo punto il poeta ci riprende per mano e ci porta al nostro tempo incoerente.
“Lettera a chi non c’era” (Bompiani) racconta di tante tragedie conosciute e sconosciute. È un libro un poco angoscioso ma non triste perché dopo una pandemia che ha colpito duro, a Bergamo in modo particolare, le storie di Gaetano Salvemini e altri ci dicono che dobbiamo fare buon uso delle sventure.

“Proprio come i protagonisti di Lettera a chi non c’era. Tragedie grandi …Cuori che pur soffrendo riprendono a battere e che vanno incontro al tempo presente e futuro con nuovi cambiamenti Niente più come prima per non rendere vani tanti sacrifici e tanto dolore.

Niente più come prima, per non rendere vani i sacrifici

E con un pizzico di ironia Arminio riconosce che dopo uno slancio iniziale …nel nostro modo di vivere sembra prevalere il dimenticare e fare tutto come se nulla, o quasi..fosse avvenuto.

Peccato grande, occasione persa per rivedere i nostri modelli cosi come aver “abbandonato” i morenti senza carezze e affetti”.

A questo proposito suggerisce di introdurre l’affetto dei familiari come cura certificata tra i vari protocolli covid e per tutte le patologie. Una carezza non può che aiutare. Propone infine  di iniziare la giornata lavorativa, le cene e gli apericena, gli incontri e i consigli dei ministri o comunali, le riunioni condominiali e i consigli di amministrazione  leggendo una poesia che possa illuminare i nostri giorni e le nostre decisioni perché solo la cura dello sguardo, alla bellezza di un filo d’erba  salverà il mondo.