Il Vaticano, il più piccolo Stato sovrano del mondo sia per popolazione (circa 600 abitanti) sia per estensione territoriale (0,44 km²), è anche il primo a dire no alla plastica. La città-stato al centro di Roma e cuore della Chiesa cattolica romana ha appena annunciato di diventare entro fine anno completamente “plastic free”, infatti, il Vaticano si avvia ad abbandonare la plastica avendo come luce guida la “Laudato sì”, l’enciclica verde di Papa Francesco. Intanto è stato già disposto lo stop alla vendita della plastica monouso.
Il Vaticano produce circa mille tonnellate di rifiuti all’anno mettendo in atto una raccolta soprattutto da cassonetto, non c’è un porta a porta vero proprio, tranne in casi particolari come l’olio alimentare o l’umido proveniente dalle cucine. Per quanto riguarda il rifiuto urbano, nel 2016 il Vaticano è partito da un 35% di differenziazione, fino ad arrivare oggi a un 55%, ponendosi l’obiettivo di arrivare al 70-75% in tre anni.
Abbiamo intervistato Luca Mercalli, nato a Torino nel 1966, meteorologo, climatologo, divulgatore scientifico, direttore della rivista “Nimbus”, Presidente della Società meteorologica italiana e Responsabile dell’Osservatorio meteorologico del Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, da sempre sensibile alle tematiche ambientali e costantemente impegnato nel divulgare uno stile di vita più attento alla riduzione dell’impatto ecologico.
Il Vaticano diventa “plastic free”, forse anche complici i suoi soli 0,44 km quadrati. Ma per arrivare a un mondo senza plastica, è necessario un grande lavoro per cambiare la mentalità dei cittadini?
«Quella del Vaticano è un’ottima scelta, che però dovremmo fare tutti… Non credo che riusciremmo ad avere un percorso senza plastica. La plastica è un materiale importantissimo senza la quale torneremmo a vivere come duecento anni fa. La plastica è fondamentale per il nostro benessere, bisogna solo imparare a usarla bene. In sostanza ciò significa usarla solo quando è necessaria, quindi eliminando il superfluo. Il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libera formale alla direttiva che vieta dal 2021 oggetti in plastica monouso come piatti, posate e cannucce, anche le aste per palloncini e i bastoncini cotonati in plastica dovranno essere banditi. La direttiva è stata recepita anche dall’Italia. Non possiamo eliminare la plastica del tutto, è ovunque, anche il cellulare con il quale parliamo è fatto di plastica. Ripeto, dobbiamo imparare ad usarla bene. Quindi la plastica non deve essere mai abbandonata nell’ambiente, come rifiuto buttato in acqua, nei boschi, nei campi e lungo le strade, perché è tossica e sappiamo che uccide i pesci, fa male agli oceani e alla nostra salute, all’estetica e al turismo. Tutti questi temi sono presenti nell’Enciclica ambientalista del 2015 di Papa Francesco».
La Santa Sede con questo gesto diventerà un simbolo in tutto il mondo nella lotta alla plastica usa e getta?
«Non saprei, anche perché il Ministro dell’Ambiente del Governo italiano ha già fatto lo stesso. Quindi ci sono delle iniziative su scala diversa, ovvio che quando uno parla del Vaticano si aspetta che questo non influenzi soltanto San Pietro ma tutti i parroci e tutti i cattolici del mondo. Quindi avrebbe un grande effetto sul miliardo di cattolici del mondo».
Secondo Lei l’enciclica “Laudato sì”, in cui Papa Francesco aveva manifestato il suo interesse per i temi ambientali e aveva invitato l’uomo a trasformarsi “da predatore a custode del Creato”, quanto è stata determinante nella scelta del Vaticano?
«Penso e spero che sia stata molto determinante, perché il messaggio di Papa Francesco già del 2015, sia così attuale, maturo e necessario che l’unica cosa che si può fare è quella di dargli seguito. Peccato che dopo quattro anni dell’Enciclica ambientalista di Bergoglio se ne parli così poco, proprio quando i temi esposti diventano più importanti, visto che ogni anno i dati sull’inquinamento da plastica peggiorano».
Il capo della Chiesa cattolica spesso fa riferimento alla questione di mari e oceani e al principale problema su cui si sta schierando l’azione ambientalista globale, l’inquinamento da plastica. Che cosa ne pensa di questo Pontefice rivoluzionario?
«Ho sempre ammirato Papa Francesco proprio per questa sua apertura verso la scienza, perché quando ho letto l’Enciclica il primo punto che mi ha colpito è stato che Bergoglio compie un atto di fiducia nei confronti dei risultati della scienza. Dall’altra parte la “Laudato sì” è stata prodotta insieme a tanti scienziati. Questo è per me uno degli atti più rivoluzionari, è un’Enciclica etica, di comportamento corretto, non soltanto dei cattolici, ma direi di tutti i cittadini del mondo. Stimo questo documento, uno dei più maturi e rivoluzionari dell’ultimo decennio. Per me è stato un grandissimo passo avanti non solo di Papa Francesco, non solo della Chiesa, ma direi di quello che deve fare l’umanità. Noto che l’Enciclica non è stata colta nella sua grandiosità, rimane per pochi, non è passata nel dibattito pubblico e tra gli intellettuali. La grandiosità della “Laudato sì” la attribuisco anche al fatto che Bergoglio ha una preparazione scientifica, era diplomato perito chimico nella sua prima formazione, prima di quella teologica».
L’inquinamento da plastica sta continuando a crescere e l’incapacità dei Paesi di gestire i propri rifiuti ha provocato un inquinamento del Mediterraneo, che ha raggiunto oggi livelli record. Ogni minuto più di 33mila bottigliette di plastica finiscono nel Mare Nostrum. Come fermare questo inquinamento?
«Possiamo fermarlo con i gesti individuali, con la responsabilità delle persone, ma tutto da soli non lo possiamo fare. I cittadini possono fare tanto per limitare l’uso della plastica, riciclarla bene e non spargerla in giro, ma la politica deve fare di tutto per creare legislazioni più stringenti all’origine. Non è che possiamo dare tutta la responsabilità sempre all’utilizzatore finale, una parte di responsabilità è affidata al produttore. Se il produttore fabbrica un oggetto che è dannoso, è il produttore che deve trovare delle soluzioni. Oppure la politica insieme al produttore stabilisce che ci sono per esempio delle forme tipo le cauzioni, come c’è in Germania per molti prodotti, dove si paga una cauzione, così si è invogliati a restituire il vuoto. Una bella tassa sulla plastica, per farla breve».