A piedi per il mondo: scoprire la bellezza dei cammini

“A piedi per il mondo” (Ancora Editrice 2019, Collana “Itinerari”, pp. 136, 13,50 euro), scritto a quattro mani da Francesco Balbo e Rosanna Bertoglio, è il racconto, come recita il sottotitolo del testo, di “Strade, case, incontri avvenuti durante alcuni cammini a piedi fatti dagli autori negli ultimi anni sulle strade secondarie, poco trafficate, con un passeggino inseparabile compagno di viaggio, per portare i bagagli. Viaggiando di paese in paese, Francesco e Rosanna hanno trovato accoglienza e ospitalità, conservando la memoria di tanti incontri con persone diverse.

Il libro dedicato “Al giorno in cui ci siamo incontrati” e strutturato in maniera originale, racconta il tempo della preparazione del viaggio, le motivazioni, i sentimenti, i dialoghi vissuti con le persone, la bellezza della natura e il ritorno a casa.

Abbiamo intervistato i coniugi Francesco Balbo, torinese, e Rosanna Bertoglio, bresciana, i quali lavorano come educatori e formatori in un ospedale riabilitativo. Francesco e Rosanna uniscono le competenze di pedagogia e spiritualità a un’autentica passione per la Parola di Dio e il cammino a piedi.

È vero che il viaggio in effetti è quello interiore? 

«Ci sono diversi tipi di viaggio e diversi modi di camminare, ma per ciascuno la ricerca interiore e il cammino in profondità sono ciò che dà gusto e che fa crescere la persona. Il viaggio interiore non coincide necessariamente con la fede o un credo religioso: l’interiorità si scopre nell’incontro con le persone, nell’ascolto, nel dialogo, nella richiesta di aiuto, nell’accoglienza reciproca».

Vi considerate pellegrini e nomadi dentro ed entrambi vedete il pellegrinaggio come “nuovo parto, nuovo venire alla luce di un compito e di una libertà”. Desidera chiarire la Vostra riflessione? 

«L’esperienza del partire per un cammino a piedi è bella ed emozionante. Bella perché arriva dopo una lunga preparazione, dopo un tempo fatto di progetti, pensieri, prove, ripensamenti, correzioni, perfezionamenti; emozionante perché è gravida di sentimenti, desideri, attese, incertezze, domande, rischi. Ci sentiamo pellegrini e nomadi dentro, perché il pellegrinaggio fa crescere la nostra umanità con l’esperienza concreta della strada e delle persone.

In questi anni di cammino è cresciuta in noi l’attenzione, l’uno nei confronti dell’altra e alle nostre persone, ai pensieri e ai sentimenti, ai sogni e ai desideri, alle paure e alle fatiche. È cresciuta in noi la fede per l’esperienza della Provvidenza, per l’incontro con i luoghi di fede e per il nostro quotidiano affidarci alle persone incontrate (ogni giorno tante richieste: per il cibo e per l’ospitalità notturna). Ci accorgiamo che il nostro cuore è cambiato, è diventato più buono, più capace di ascolto e di comprensione. E, alla fine di ogni viaggio, vogliamo vivere con calma e semplicità».

Nei Vostri itinerari a piedi c’è un’espressione che da anni accompagna e ispira le Vostre giornate: “camminando si apre il cammino. Da dove proviene questa espressione?

«L’espressione “camminando si apre il cammino” l’abbiamo sentita pronunciare, tanti anni fa, da fratel Arturo Paoli, piccolo fratello di Charles de Foucauld. Poi l’abbiamo trovata nella poesia “Caminante” dello scrittore spagnolo Antonio Machado. Ci piace molto perché è un’espressione dinamica che invita a camminare, a restare aperti a ciò che può arrivare dagli incontri con le persone e la natura, a lasciare uno spazio di imprevedibilità allo Spirito e alla Vita».

Tantissimi i luoghi visitati come Gerusalemme, molti i cammini, tra i quali Urbino-Spello e molteplici gli incontri. Qual è stato il luogo più suggestivo che ha colpito di più entrambi?

«Camminare a piedi ci fa sperimentare che sulla strada quello che si vede e si incontra rimane scritto nella memoria come ricordo duraturo, perché si è presenti con tutto se stessi a ciò che si vive. Questo modo di viaggiare ci fa amare ogni luogo. Detto questo, sono diversi i luoghi che ci hanno colpito: tra tutti ricordiamo la traversata dal mar Tirreno al Mar Ionio in Calabria, visitando gli antichi eremi e scoprendo i luoghi legati alla spiritualità ortodossa e bizantina; e anche il cammino da Cecina a Camaldoli in Toscana, per gli incontri con alcuni nostri amici e per l’accoglienza in diverse realtà di vita, dalle famiglie ai monaci, dalle parrocchie a comunità di sorelle e fratelli mescolati tra la gente».

Alla fine del volume appare l’elenco dei libri che accompagnano il Vostro cammino. C’è un testo particolare al quale si sente più legato?

«Anche per i libri è difficile fare una scelta sola: possiamo indicare il libro di Carlo Carretto “Un cammino senza fine” per la profondità del cammino interiore; l’autobiografia di Sant’Ignazio di Loyola “Racconto di un pellegrino” per il tema del discernimento legato al cammino, e il libro dei “Racconti di un pellegrino russo” per il tema della preghiera legata al cammino a piedi».

(Nella foto un particolare della copertina)