Gli alunni scioperano perché una bambina disabile “disturba”. La scuola è davvero inclusiva?

Scuola inclusiva. O no? La nostra scuola dovrebbe esserlo. Di fatto nelle aule degli istituti italiani il tema dell’inclusione è ben presente e risponde ad un preciso modello di “scuola per tutti” che fa riferimento al dettato costituzionale.
Proprio sul tema dell’inclusione arriva una bella “lezione” da una nota ufficiale del Collegio docenti di un istituto comprensivo del Lodigiano, in risposta ad una protesta avvenuta proprio nell’istituto per cui molti alunni di una classe della scuola primaria sono stati tenuti a casa per un giorno dai genitori per protesta contro le difficoltà che a loro avviso sarebbero state provocate dalla presenza di una bambina disabile in aula.
Un papà – riferiscono i media – ha spiegato che l’iniziativa dei genitori non sarebbe stata contro l’inserimento scolastico della bambina disabile ma perché, a fronte di difficoltà lamentate per problemi di comportamento dell’alunna in classe le risposte avute dalla dirigenza sarebbero state inadeguate o mancanti.
Non è questo il luogo per giudicare le intenzioni dei genitori, però vale la pena rilevare come la scuola abbia fatto quadrato e il Collegio docenti, con una nota ufficiale si è pronunciato ribadendo “con forza e determinazione che l’idea dell’inclusione, oggi più che mai, è parte integrante e fondante del corredo genetico di questa istituzione scolastica” e ha spiegato: “Una idea, quella dell’inclusione, che oggi più che in passato deve essere difesa e protetta; con il procedere concreto e quotidiano che trova il suo significato ultimo nella progettazione, nella formazione e nella ricerca del benessere di tutti i ragazzi e di tutti i genitori che hanno deciso di affidare le sorti educative e umane dei loro figli alla nostra scuola”.
Per il Collegio docenti “La scuola è una comunità e come tale deve occuparsi di tutti e in particolar modo di chi ne ha più bisogno, anche perché come docenti ci sentiamo particolarmente legati all’idea dei nostri padri costituenti che scrivevano nell’articolo 34 della nostra Costituzione: ‘La scuola è aperta a tutti …'”. E in conclusione, rivolto alla “comunità di Lodi”, il Collegio definisce “la nostra scuola”, come “un presidio forte di inclusione, legalità e amore per la bellezza intesa come costante ricerca del benessere per chiunque varchi la soglia del nostro istituto”.
Davvero un riassunto importante del significato dell’istituzione scolastica, opportuno da tenere a mente. E la decisione degli insegnanti dell’istituto è probabilmente un’occasione di crescita di consapevolezza del ruolo della scuola e di quella “comunità educante” – scuola, famiglia, agenzie educative sul territorio… – che piace ritrovare citata con passione.
Tuttavia bisognerebbe spingersi avanti con la riflessione e riconoscere che talvolta le buone intenzioni e le buone idee si scontrano con realtà che le rendono evanescenti. Così ad esempio a proposito del reale sostegno (con gli insegnanti appositi) che la scuola dovrebbe garantire in situazioni precise. Quante difficoltà vengono spesso lamentate in proposito.
La “lezione” del Collegio lodigiano, allora, serva alla comunità educante per rilanciare valori e consapevolezze. Nello stesso tempo sia di richiamo a chi ha responsabilità (di strategie e di investimenti) per mettere le scuole nelle condizioni di essere davvero se stesse.