“Gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, non temere di prendere con te Maria…” (Mt 1, 20)
Mi ha sempre impressionato la figura di San Giuseppe, il grande silenzioso. A voi monache, che avete una vera predilezione per il silenzio, che cosa insegna questo particolare personaggio del presepio? Giovanni
È vero, caro Giovanni, la figura di san Giuseppe è particolarmente cara a coloro che, nella Chiesa, vivono la vita contemplativa: santa Teresa di Gesù, la grande riformatrice del Carmelo contemplativo, ad esempio, si fece promotrice del rinnovamento del culto di san Giuseppe nella cristianità occidentale. Parecchi sono i monasteri posti sotto il patrocinio di questo uomo “giusto” e anche la chiesa del nostro monastero è dedicata proprio allo sposo di Maria.
Giuseppe, figura molto cara ai contemplativi
Innanzitutto Giuseppe è l’uomo del silenzio, della vita interiore, dell’obbedienza al progetto di Dio, tutte attitudini preziose, nonché necessarie al cristiano che accetta la sfida della fede e si pone con docilità nelle mani di Dio, sulle orme del Signore Gesù.
Come dici tu, Giuseppe è il “grande silenzioso”: gli evangelisti, nei loro vangeli, non annotano nessuna sua parola, nessuna obiezione, neppure un’esclamazione, ma delineano, invece, alcuni stati d’animo di quest’uomo, quali la dolorosa lotta dinanzi alla gravidanza di Maria: «Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto» (Mt 1, 19); poi la sua totale adesione al progetto divino, dopo che l’angelo del Signore gli ha rivelato l’origine divina di questo evento: «Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 20-21). Infine il grande senso di responsabilità nell’aderire alla volontà di Dio, accogliendo la sua sposa e assumendo totalmente la paternità del Figlio di Dio: «Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù» (Mt 1, 24-25).
Questi sono alcuni degli atteggiamenti che qualificano la santità di Giuseppe, rendendolo “grande” e significativo per ogni cristiano e per la Chiesa. Egli è l’uomo giusto che, come la sua sposa Maria, compie un itinerario spirituale profondo che lo conduce all’obbedienza della fede; compresa la volontà di Dio, egli agisce con determinazione e semplicità: “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore” (Mt.1,24).
Giuseppe, “uomo giusto”
Egli è anche l’uomo del quotidiano e del nascondimento: la sua vita, pur segnata da grandi eventi, talora anche drammatici, come la fuga in Egitto, trascorre nella quotidianità di Nazareth, dove egli si prende cura della sua sposa e di Gesù, per iniziarlo alla vita, alla fede, al lavoro, alle relazioni, insegnando, più con l’esempio che con le parole, il valore della ferialità, intessuta di amore, di semplici gioie, di impegno e di fatica.
In questi giorni, ormai vicinissimi al ricordo del Natale del Signore Gesù, proviamo a contemplare san Giuseppe nel presepe accanto alla sua sposa: osserviamolo e immaginiamo i suoi sentimenti. Poniamoci accanto alla grotta e con Giuseppe e Maria attendiamo con cuore vigilante.