“Parlare di Natale ora sembra strano. Qui ci sono 35 gradi”. Non sarà un bianco Natale, ma anche in missione questo giorno è una gran festa per tutta la comunità cristiana. In Costa d’Avorio, oltre al clima, anche le tradizioni cambiano. Non si vive la stessa atmosfera, ma al centro di tutto c’è sempre la nascita di un bambino che ha cambiato il mondo. Per don Luca Pezzotta, missionario in Costa d’Avorio, questo è il secondo Natale in missione.
“In Italia è una festa molto legata al buio e si decorano le case con le lucine di Natale – racconta don Luca -. Qui non senti questa necessità e, in effetti, questa tradizione non c’è. Questo avviene ad Abidjan, una città globalizzata, in cui si vive un po’ più questo aspetto consumistico. Nei supermercati dei grandi marchi francesi tutto richiama le tradizioni europee. Qui cambia tanto. Non c’è freddo, non c’è bisogno di quella luce e di quel calore di cui sentiamo la necessità noi. Essendo all’equatore, la giornata ha sempre quasi dodici ore di luce e dodici ore di buio”.
A richiamare il Natale non sono i dettagli, ma il senso. Nella comunità guidata da don Luca, l’avvento è un periodo particolarmente sentito. Ciascun fedele si prepara con attenzione e le occasioni di riflessione sono diverse. “La preparazione spirituale è molto bella secondo me -spiega don Luca-. L’avvento è sentito. Abbiamo cominciato con un ritiro con un centinaio di partecipanti”. Dopo l’avvio dell’avvento, il cammino è continuato anche uscendo dalle mura della Chiesa. “Abbiamo proseguito con la catechesi nei cortili con un catechista che spiegava la lettera di papa Francesco sui giovani scritta dopo il Sinodo. Questa catechesi caratterizzerà anche la quaresima”.
Qualche usanza può anche essere importata e al presepe non si rinuncia. “Un’altra tradizione che non è particolarmente sentita è il presepio, però noi ci teniamo e lo stiamo costruendo. Quest’anno lo faremo all’interno di una lanterna perché il nostro vescovo ha dato come tema dell’anno quello dell’essere luce del mondo. Pensando che la prima luce del mondo è Gesù, ci sembrava bello costruirlo così. Nella nostra casa abbiamo addobbato con qualche lucina e il presepe proprio per dare l’idea delle feste che si avvicinano”.
Oltre le tradizioni, i dolci, la neve e tutto ciò che fa da contorno, il Natale è un tempo da trascorrere con la propria famiglia. Un momento non del tutto scontato per un missionario che si trova a chilometri da casa. Stavolta, però, per don Luca sarà un Natale speciale. “Per me il Natale quest’anno è davvero significativo. L’anno scorso ero appena arrivato ed era tutto nuovo. Quest’anno due particolari mi hanno dato un bello slancio. Il primo è che, la prima domenica d’avvento, abbiamo avuto la gioia di accogliere tre nuovi missionari. Walter era già qui da un mese, ma l’accoglienza ufficiale l’abbiamo fatta insieme agli altri. A lui si sono aggiunti Chiara, una ragazza laica, e don Marco. L’inizio dell’avvento è stato caratterizzato dal loro arrivo”.
“A questo si aggiunge l’arrivo della mia famiglia. Se penso a cosa mi manca del Natale italiano è la tradizione di trovarsi con la propria famiglia. Non sarà come ai tempi di quando ero bambino, ma almeno mia mamma, mio papà e mia sorella ci saranno. Con loro ho sempre condiviso il mio Natale. Rimane un po’ di nostalgia per chi non è riuscito a raggiungermi. L’anno scorso ho avuto difficoltà a vivere il Natale senza di loro”. Piccole cose che rendono ancora più speciale un giorno magico. Un po’ diverso dall’immaginario a cui siamo abituati, ma che anche dell’altra parte del mondo conserva un’atmosfera unica. Anche se in Costa d’Avorio c’è qualche grado in più.