Il monastero, oasi di pace ma spazio di difficoltà e di conflitti

Arrivano, anche in questi giorni, notizie di problemi, talvolta gravi, che agitano comunità monastiche. Da fuori, fatichiamo un po’ a capire queste situazioni in ambienti che, per noi, dovrebbero sempre essere oasi di pace. Vorrei capire un po’… Cesare

Caro Cesare, cerco di intuire quanto chiedi e provo ad offrirti alcuni semplici sentieri di riflessione che non hanno la pretesa di essere esaustivi. Quanti vivono una vocazione monastica rispondono a un dono che il Signore fa loro, dono totalmente gratuito e immeritato della misericordia di Dio che continua a fidarsi e ad aver bisogno di uomini e donne per rivelare un piccolo frammento del suo volto d’amore. Essi cercano di fare della loro vita una sequela Cristi, un’adesione al Signore nella totalità dell’amore, con la loro esistenza offerta in un’ incessante lode a Lui, Sommo bene.

Le fragilità degli uomini e delle donne “chiamati” da Dio

La chiamata all’amore si innesta nella carne di donne e uomini ricchi di doni, ma anche segnati dalla fragilità e da ferite che la loro storia personale ha inscritto nel corso della vita, dal peccato. I religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico e la “profezia” non è altro che la capacità di inglobare la morte, il fallimento, l’inevidenza, la marginalità e di farlo come scelta durevole per tutta la vita.

La sequela è una chiamata a riconciliarsi con la propria storia e a giocarsi liberamente nella logica del dono, per essere, non perfetti, ma peccatori perdonati, capaci di ricominciare ogni giorno. Questo richiede di entrare nella dinamica di un “combattimento spirituale”, nella tensione tra il desiderio di una sequela radicale e l’ insorgere di bisogni, limiti e mentalità in opposizione al Vangelo che aprono continuamente alla necessità di uno stato di conversione che segna tutta l’esistenza.

La vita monastica, con la sua dimensione di stabilità e di una stretta convivenza, fa emergere i lati di fragilità e immaturità presenti in ciascuno; la vita fraterna diviene spazio di crescita e accompagnamento verso una maturità umana e spirituale autentica. Tale processo esige un accompagnamento e una formazione personalizzata e comunitaria che si prenda cura del volto di ciascuno e della fisionomia della fraternità, per incarnare il carisma fondativo nella realtà concreta dei fratelli e delle sorelle. Quando questo è vissuto, la vita monastica è oasi di pace, scuola di amore e di comunione, nella quale sperimentare la bellezza dell’essere sorelle e fratelli in cammino verso il Regno, uniti dal desiderio di cercare il suo volto, in  una vita che si fa lode e intercessione per il mondo.

Derive e conflitti sono possibili

In questo processo la formazione, l’esercizio dell’autorità e il continuo discernimento personale e comunitario, sono gli elementi essenziali sollecitati anche dal magistero, per accrescere la qualità della vita. Alcune carenze in questi ambiti possono portare a derive, conflitti, tensioni che deturpano la vita e la testimonianza. Quando la formazione non arriva a toccare il cuore e non lo trasforma perché rimane solo a un livello intellettuale, può permanere una fragilità sia nelle convinzioni e motivazioni che nel percorso di fede che portano a una minima tenuta psicologica e spirituale, con la conseguente incapacità a vivere la propria missione con oblatività.

Un discernimento vocazionale poco oculato sulle reali motivazioni e le concrete attitudini a vivere le esigenze della vita comunitaria, è spesso causa di malessere personale e relazioni fraterne conflittuali. Inoltre, quando un superiore non vive il suo compito come servizio umile e paterno-materno e lo esercita come potere o prestigio personale, diventa causa di sofferenza. Un potere spesso legato al proprio carisma personale che attira e seduce, agisce spesso sui bisogni affettivi dei fratelli; propone una religiosità basata sulle forme o su una eccessiva austerità motivata dal radicalismo evangelico, ma che ha la propria leadership come unico confronto e riferimento.

Il coraggio di farsi da parte

Può inoltre accadere che figure autorevoli non promuovano l’avvicendamento nella guida della comunità o, se lo fanno, diventano pietra di inciampo al successore con l’esercizio della loro autorità celata o palese. La vita consacrata esige un’armonia tra i valori umani e quelli evangelici poiché la chiamata s’innesta su un terreno umano segnato dal peccato che deve essere continuamente purificato alla grazia.

Nessuno è esente da questo cammino, neppure i monaci, poiché figli del loro tempo, portano le stesse caratteristiche umane dei coetanei. A fronte di qualche situazione complessa ce ne sono altre in cui la vita scorre nella leggerezza e nel desiderio di un’esistenza  autenticamente abitata dal Signore e offerta per i fratelli. Accompagniamo nella preghiera le comunità che più vivono il tempo della prova e della fatica perché ci sia una parola di rinascita per tutte e la vita promessa da Gesù possa fluire con  abbondanza e divenire segno di Vangelo per il mondo.