Solitudine, desiderio di legami e di affetti. Come incontrare una strana povertà moderna

Nei giorni scorsi, mentre passeggiavo in città alta, ho sentito una signora, dietro di me, che parlava affettuosamente e raccomandava di “fare il bravo”. Mi sono voltato. Parlava con il suo cane. Voi che raccogliete molte confidenze avete, anche voi, la sensazione che ci sia in giro molta fame di affetto e che è difficile colmarla? Voi che vivete di grandi ricchezze spirituali che cosa avete da dire a questi particolarissimi, moderni poveri? Beppe

La signora dice “fa’ il bravo”. Parla con il suo cane. C’è molta “fame di amore”

Sì, caro Beppe, anche noi abbiamo la sensazione che ci sia “in giro” – come dici tu – molta fame di affetto, difficilmente colmabile, unita a molta solitudine, a tal punto che, volenti o nolenti, gli animali sono spesso gli unici “familiari” di persone sole, anziani e persino giovani. Il fatto che il cagnolino o il gattino – con tutto il rispetto per queste creature e per coloro che beneficiano della loro compagnia, – siano trattati con la stessa tenerezza e con la stessa premura con le quali si tratterebbe un figlio o un nipote, fa riflettere molto. Forse c’è non poca confusione nel cuore umano, soprattutto in ambito affettivo!

Innanzitutto è necessario premettere che tale bisogno è di tutti; appartiene costituzionalmente ad ogni persona, anche a coloro che, per scelta vocazionale, beneficano di grandi ricchezze spirituali: è perciò necessario imparare a riconoscere questo bisogno e a conviverci! Il cuore umano, infatti, è stato creato per essere amato e per amare. Nessuno, tuttavia, è in grado di amare in modo pieno, autentico, perfetto e duraturo! Il nostro amore è sempre poca cosa, e perciò incapace di colmare la nostra insaziabile fame di affetto. Lo cantava a suo tempo Claudio Chieffo: “Io vorrei volerti bene come ti ama Dio, con la stessa passione, con la stessa forza, con la stessa fedeltà che non ho io. Mentre l’amore mio è piccolo come un bambino: solo senza la madre, sperduto in un giardino”.

L’amore che “viene dall’alto”, totalmente gratuito

Ciascuno, allora, fa come può! E qui sta l’inganno! Anche ai nostri giorni, la tentazione di attingere acqua da cisterne screpolate continua ad essere attuale, con il risultato che la sete aumenta a dismisura, come prigioniera di un circolo vizioso… Ed ecco allora che diventiamo ingordi, disordinati ed egoisti nell’amare noi stessi, i nostri fratelli, persino i nostri familiari.

C’è Qualcuno, però, che può donarci Amore vero, autentico, gratuito e incondizionato! Dal suo cuore trafitto scaturisce perennemente sangue e acqua dai quali è sempre possibile attingere quell’amore necessario per amare noi stessi e i nostri fratelli anche in condizioni difficilissime. Il suo amore riempie il nostro cuore gratuitamente e abbondantemente a tal punto da farlo tracimare così che tutti ne possono attingere.

Le scienze umane dicono che per amare in modo sufficientemente maturo è indispensabile essere stati amati quanto basta.

Dare amore. Una preghiera di Francesco e una di Madre Teresa

A questa sacrosanta legge naturale, aggiungo un particolare importante: amiamo e ci scopriremo amati! La tradizione attribuisce a san Francesco la conosciutissima “Preghiera semplice”:

O Maestro, – prega il poverello di Assisi – fa’ che io non cerchi tanto a essere compreso, quanto a comprendere; ad essere amato, quanto ad amare. Poiché: è dando, che si riceve» ecc.

Anche santa Teresa di Calcutta evidenzia lo stesso concetto estendendolo a un ampio raggio:

Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo, quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.

Noi cristiani abbiamo la missione importantissima di donare a piene mani e in modo gratuito quell’amore che gratuitamente abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere dal Signore Gesù: «Non dimenticherò mai –racconta ancora Madre Teresa di Calcutta – il giorno in cui, camminando per una strada di Londra, vidi un uomo seduto che sembrava terribilmente solo. Andai verso di lui, gli presi la mano e gliela strinsi. Lui allora esclamò: “Dopo tanto tempo sento finalmente il calore di una mano umana”. Il suo viso si illuminò. Sentiva che c’era qualcuno che teneva a lui. Capii che un azione così poteva dare molta gioia».

Che tutto questo si avveri anche nella nostra vita.