Essere educatore in oratorio significa accettare una grande sfida. Si gioca un ruolo importante dedicato alla cura e alla crescita dei ragazzi che abitano questo luogo. Oratorio che per qualcuno, a volte, diventa anche casa, ovvero un luogo in cui ci si sente accolti e sicuri di trovare sempre qualcuno disposto a tendere una mano. La parola d’ordine all’oratorio di Ponte San Pietro è accoglienza e i volontari investono il loro tempo nell’intessere relazioni. In prima linea c’è Elena, educatrice del progetto regionale ‘Giovani Insieme’ che spende i suoi pomeriggi, e non solo, in oratorio.
“Mi chiamo Elena, ho 26 anni e sono una studentessa iscritta alla facoltà di Scienze dell’educazione”: si presenta così Elena Brembilla prima di proseguire spiegando quale sia il suo ruolo e come si declini nell’oratorio di Ponte San Pietro. “Tutti i pomeriggi sono impegnata qui in oratorio. Mi occupo principalmente dello spazio compiti, del cortile e di ciò che riguarda gli adolescenti. Qui a Ponte San Pietro quella dell’educatore non è una figura nuova, è presente già da diversi anni. Per i volontari e i ragazzi è un punto di riferimento. Siamo i mediatori tra chi è sempre stato abituato a vivere l’oratorio e chi invece non lo è”.
Come educatrice, Elena gioca un ruolo di collante tra le diverse personalità che abitano l’oratorio. Durante il pomeriggio segue diverse attività, ma alla base di tutto ci sono sempre le relazioni.
“Il ruolo da educatrice lo sto vivendo come un’esperienza professionalizzante, ma la riconoscenza dei ragazzi che frequentano l’oratorio è tanta e fa piacere – prosegue Elena -. Quando ci incontriamo per il paese, loro ti salutano sempre e ti chiedono come stai. Cerchiamo di creare una relazione che non si ferma al contesto in cui si è, ma che possa esserci anche al di fuori. Quando si confidano con noi parlando di loro stessi e dei loro problemi, ci stupiamo sempre perché sappiamo che potevano affidarsi a chiunque, ma in quel momento hanno scelto noi. Significa che questo rapporto gli fa bene e che ne sentono l’esigenza. Questa è una cosa che stiamo facendo qui ed ora, ma che durerà nel tempo”.
All’oratorio di Ponte San Pietro tutti sono ben accetti e tutti sono spinti a tirar fuori il meglio di sé anche nei momenti più faticosi. È una realtà eterogenea in cui si incontrano culture e personalità diverse. “La realtà dell’oratorio di ponte San Pietro è multiculturale. Le provenienze dei ragazzi sono variegate, ma interagiscono in modo positivo tra loro – racconta Elena -. Siamo una realtà accogliente. L’intento dell’oratorio è sempre stato quello di provare a far vivere i giovani facendo seguire i valori dell’oratorio stesso. Anche se faticano a star dentro a queste regole, cerchiamo sempre di non chiudere la porta”.
L’accoglienza è alla base di tutte le relazioni che si creano all’interno dell’oratorio di Ponte San Pietro, ma questo è solo un primo step per costruire qualcosa di buono. “Un’altra cosa a cui teniamo – sottolinea Elena – è dar modo ai ragazzi di credere in loro stessi. Fargli capire che sanno fare qualcosa e che ci sono tanti modi per sconfiggere la noia. Stiamo provando ad avviare dei laboratori per fargli mettere le mani in pasta in attività che vanno dalla manutenzione alla cucina fino a quelle semi-strutturate per tenerli impegnati”.
“In questo periodo stiamo cercando di staccarci dal ‘si è sempre fatto così’ e stiamo cercando di rinnovare l’oratorio – conclude Elena -. Avrà magari una forma diversa, ma ciò non significa dimenticarne le radici, ma permettere di spaziare sulle altre necessità che l’oratorio può avvertire. Stiamo lavorando in rete con le associazioni del territorio, gli scout e l’istituto comprensivo per creare un progetto comune che possa andare incontro ai bisogni dei cittadini di Ponte San Pietro come ad esempio la scuola di italiano o uno spazio compiti prolungato”. Un lavoro di rete che aiuta i ragazzi a crescere e aiuta anche la comunità di Ponte San Pietro a lavorare insieme per il bene dei più giovani.