Santa Caterina, grande viaggiatrice e donna coraggiosa, combatteva per l’emancipazione femminile

Venerdì 8 marzo si farà memoria delle proteste delle operaie russe che nello stesso giorno del 1917 manifestarono a favore di un miglioramento delle proprie condizioni lavorative e sociali. Da quel momento, l’8 marzo è diventato giorno di festa delle donne, di tutte quelle che dagli inizi del secolo scorso ad oggi continuano a lottare quotidianamente per l’emancipazione femminile, che altro non è se non la fine della discriminazione di genere nella vita privata e pubblica, nell’accesso all’educazione e alla salute, nel mondo del lavoro e della politica. L’emancipazione, sinonimo di autodeterminazione femminile, benché spesso associata esclusivamente alle rivendicazioni di inizio Novecento, affonda in realtà le proprie radici nel passato, addirittura nel Medioevo della storia europea, intrecciandosi con la vita di donne capaci di proporre una narrazione altra della figura femminile. Tra loro, Caterina da Siena, meglio conosciuta come Santa Caterina. Per capirne la vita e cogliere l’attualità della sua figura, abbiamo chiesto a suor Beatrice Immediata, autrice della biografia “Caterina, una santa del Trecento italiano, edita da Cantagalli, di raccontarcela.

Chi era Caterina, prima di diventare la Santa che tutti conosciamo?

“Caterina era una ragazza senese della metà del Trecento: nata, infatti, nel 1347, analfabeta, come la maggior parte delle donne sue contemporanee, per buona parte della sua vita, che entrò a far parte del terzo ordine domenicano, uno dei pochi allora esistenti per cui le donne consacrate che ne facevano parte non vivevano in convento, ma liberamente nelle proprie case, agendo opere di carità e assistenza all’interno della propria città. Caterina fu una grande viaggiatrice, testimone di una pastorale itinerante, che dall’Italia la portò fino ad Avignone, insieme ad un gruppo di seguaci, per richiamare il Papa a Roma. Per le sue doti oratorie e le sue capacità relazionali, Caterina dettò, in principio, per poi scriverlo personalmente, un carteggio tuttora conservato di 381 lettere, che avevano come destinatari non soltanto persone del popolo, ma anche personaggi di spicco nel mondo politico e religioso dell’epoca, lettere che costituiscono veri e propri trattati. Nel 1970 Caterina venne inoltre riconosciuta “dottore della Chiesa” da parte di Papa Paolo VI. Caterina fu una grande mistica in contatto perenne con un mondo oltre: il Signore le parlava e fu, di fatto, questa frequentazione con il divino ad infonderle coraggio e a renderla una mediatrice coraggiosa dei cambiamenti sociali in atto, che la resero, per volontà di Giovanni Paolo II patrona d’Europa”.

In che modo e perché Caterina può essere definita come colei che ha preceduto le donne che hanno lottato per l’emancipazione femminile?

“Caterina è senza dubbio precorritrice delle donne che si schierano a favore dell’autodeterminazione femminile per come ha voluto impostare la propria vita. Pensiamo, ad esempio, al solo fatto che scelse di entrare a far parte del terzo ordine domenicano: questa, per i tempi dell’epoca, rappresentò una scelta assolutamente controcorrente, non soltanto per il fatto che fosse l’alternativa all’inevitabile destino femminile del matrimonio, stabilito dalla famiglia, o del convento, ma anche e soprattutto perché fu una scelta della stessa Caterina, una ragazza europea, medievale e analfabeta che volontariamente rifiutava un destino già scritto. Oltre ad essere emblema della libertà di scelta, Caterina è simbolo di apertura, di quella che oggi Papa Francesco definirebbe una fede in uscita. Provando, però, a scindere l’amore per la Chiesa di Caterina, per quanto operazione ardua, dal suo agire quotidiano, si ritrova nelle parole e nelle opere di Caterina un movimento di uscita, una naturale predisposizione all’altro, un’apertura senza discriminazioni e limitazioni: per questo Caterina è attuale, perché ebbe il coraggio di andare incontro ai cambiamenti e alle loro inevitabili con sequenze, da protagonista, senza lasciarsene sopraffare. Caterina, libera e aperta, è, inoltre, colei che ha voluto andare controcorrente, appropriandosi di uno spazio, quello pubblico, fino ad allora proibito alle donne, costrette alla chiusura e al silenzio, tanto nei gesti che nelle parole, non sentendosi intimorita da confronti e relazioni tradizionalmente diseguali”.

Che cosa dice la donna Caterina alle donne di oggi, cristiane e non?”

“Credo che il messaggio di Caterina alle donne di oggi sia quello di essere coraggiose e libere di andare controcorrente in tutto quello che può portare alla dignità riconosciuta della donna e alla sua partecipazione responsabile, oltre che alla vita familiare, anche a quella civile, religiosa e politica. Se lei, in un’epoca in cui alle donne non era nemmeno concesso di parlare pubblicamente né tantomeno esprimere la propria opinione dentro gli spazi loro concessi, riuscì a trovare mezzi e alleati per cambiare l’immagine della donna, questo, oggi, con la moltitudine di mezzi di comunicazione disponibili, non può che essere monito per le donne di continuare ad occupare quello spazio pubblico conquistato e di riempirlo di parole e azioni, per la costruzione di un futuro di rispetto e fratellanza (o sorellanza, tanto per rimanere in tema, ndr)”.