Il filo spinato che avvolge il grande crocifisso sull’altare della chiesa di Premolo riporta subito alla mente la recinzione del lager di Dachau dove è morto da martire il prete bergamasco don Antonio Seghezzi, “modello di fedeltà al Vangelo e a tutti – ha ricordato il vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi celebrando la via Crucis nel suo paese natale – particolarmente ai tanti giovani che gli sono stati affidati”. Nell’introduzione il vescovo ha ricordato la sua vita e le sue parole hanno fatto da commento alle diverse stazioni. Un contributo prezioso, perché il suo coraggio e la sua capacità di resistenza, seppure in una situazione completamente diversa dalla nostra, possono fare da guida anche nel buio e nello smarrimento di oggi, nel pieno dell’epidemia da coronavirus. “In questo momento – ha sottolineato il vescovo Francesco – siamo messi in relazione particolare con l’esperienza del dolore: c’è chi lo vive in modo speciale su di sé come i malati e chi lo prova come ferita aperta sulla sua carne perché sono state incise le relazioni più care della sua vita. Attingiamo a ciò che ci è caro per alimentare la nostra forza, ma ciò che ci ha colpito è molto grave”. Il vescovo ha ricordato che la croce da sempre ha rappresentato l’immagine del dolore, anche nel linguaggio comune. Quando siamo particolarmente afflitti, viene spontaneo dire, per esempio “Non pensavo che sarei stato caricato di una croce così pesante”.
“La croce – ha proseguito monsignor Beschi – ha questa potenza incredibile di rappresentare tutte le forme di dolore. Su di essa è salito Gesù: segno del dolore del mondo ma anche dell’amore più grande, che fa sì che il dolore non ci consegni alla disperazione. Il dolore fisico, del corpo, della mente e dei sentimenti è capace di mangiarci l’anima. Quando una persona è provata nel dolore sembra che tutto si concentri su questo. E’ come una calamita da cui viene attratto tutto quanto”.
Ma se anche il dolore “sembra morderci fino in fondo e portarci via l’anima”, ha sottolineato il vescovo “sappiamo che in questi momenti Gesù e il crocifisso, segno dell’amore, non ci abbandonerà. Custodiamo la nostra anima, difendiamola, consegnandola nelle mani di Dio”. Nella preghiera ha manifestato una particolare vicinanza alle persone che hanno subito un lutto, ai malati, ai familiari e gratitudine per i volontari, medici, infermieri e tutti coloro che si prodigano a servizio della comunità. Il vescovo ha infine invitato a vivere insieme la Settimana Santa sfruttando i mezzi a disposizione, nell’impossibilità di riunirsi dal vivo: “Sarà una settimana particolare. Avremo comunque la possibilità di condividere i riti attraverso i mezzi di comunicazione online. Non potremo riunirci ma restare uniti nella fede e celebrare insieme i riti della Pasqua, ognuno nella propria parrocchia e tutti insieme. Il Signore possa trarre da questa esperienza così unica grazia e bene per le nostre famiglie e comunità”.