La Pasqua povera nel monastero

Foto: il crocifisso di san Damiano, Basilica di santa Chiara, Assisi

Tutti dicono che il coronavirus sta cambiando tutto. Vorrei sapere come è cambiato anche il vostro modo di pregare. Come vivrete il triduo di pasqua? Gianna

Cara Gianna questa pandemia di coronavirus ha cambiato le abitudini di tanti e ha “costretto” tutti a una clausura forzata. Anche la nostra fraternità si è trovata a viverla in maniera unica e inusuale, poiché i contatti con l’esterno sono stati interrotti quasi completamente.

Una quaresima “povera” e una sobrietà mai prima sperimentata

La quaresima è sempre per noi un tempo particolare di silenzio e di preghiera ritmato dalla liturgia che ci introduce e accompagna nel mistero pasquale di Gesù. Per favorire questo itinerario si limitano i contatti con l’esterno, le relazioni con familiari, gli amici e i conoscenti. Si promuovono invece quelle iniziative di preghiera e di ascolto della parola che coinvolgono laici desiderosi di un tempo favorevole di silenzio e di cura dell’interiorità. Inoltre la nostra chiesa è sempre aperta per permettere a chi lo desidera di pregare, partecipare alla nostra Eucarestia quotidiana e alla celebrazione della liturgia delle ore.

Con l’insorgere dell’epidemia e il suo aggravarsi, abbiamo accolto le restrizioni che il governo ha emanato e abbiamo chiuso la partecipazione alla messa quotidiana dei nostri fedeli che, con grande sofferenza hanno accettato questa disposizione, interrotto completamente i rapporti con l’esterno, annullato tutte le iniziative programmate. Successivamente abbiamo sospeso la celebrazione eucaristica, alternando la visione della messa del Papa a santa Marta con la celebrazione della liturgia della Parola.

Questo ci ha portato a vivere un’esperienza di sobrietà mai prima sperimentata, poiché tutto è ridotto all’essenziale e il mistero che ogni giorno celebriamo si presenta nella nudità dei riti e dei gesti che la liturgia ci propone.

Una preghiera più “in profondità” e solidali con tutti i nostri fratelli

Stiamo gustando la bellezza di una preghiera sobria che ci permette un maggiore profondità di comprensione di quanto stiamo celebrando perché nella semplicità del canto,  della lode e della supplica, le parole penetrano lentamente come piccole gocce d’acqua che scavano il nostro cuore e la nostra vita. Ci sentiamo solidali con tutti i nostri fratelli e sorelle che, costretti a casa in una clausura forzata, sono privati della celebrazione Eucaristica e della bellezza dei riti della settimana santa.

Condividiamo la sofferenza del digiuno dell’Eucarestia, che vivremo anche per tutto il Triduo pasquale, sacramento che ci rende e costituisce comunità, popolo in cammino verso il Regno. Il nostro essere fraternità, ci dona di essere Chiesa che celebra il mistero pasquale nel tempo attraverso la liturgia delle ore e di elevare al Padre la nostra lode per il mondo.

Celebreremo il santo triduo ritmate dalla liturgia delle ore che, con sapiente intelligenza, ci fa attraversare il mistero fondante la nostra fede. Porteremo con noi la nostra terra sofferente, i malati da coronavirus, i medici e gli infermieri stremati dal loro servizio amoroso, i fratelli, i volontari che collaborano con tanti piccoli gesti di cura e di solidarietà. Nella nostra preghiera povera, ma intensa, ci facciamo mendicanti nella fede per tutti, intercessori presso il Padre per la salvezza e la salute dei fratelli.

Questa coscienza della missione che il Signore e la Chiesa ci affidano nella preghiera per tutti, deve renderci responsabili della fede che abbiamo e della preghiera liturgica che celebriamo, nella certezza che le nostre liturgie sono vissute sentendoci uniti a tutto il corpo di Cristo che è la Chiesa, la comunità di tutti i battezzati, tesa ad abbracciare l’umanità.

Con Cristo attraverseremo la sua morte, rimarremo ai piedi della croce, correremo al sepolcro vuoto portando tutto il dolore del mondo. Come la Maddalena di fronte alla tomba vuota sentiremo la sua voce che ci chiama per nome: Lui ci mostrerà i segni della sua passione d’amore e, rinnovando la nostra fede, annunceremo la sua vittoria su ogni morte.