Fase 2, a Bergamo il turismo di massa è sospeso. Il presente è “vicino a casa”

Nei pomeriggi primaverili di questa prima “Fase 2” dopo il lockdown per la pandemia di Covid-19, al netto di mascherine e distanziamento sociale, un occhio distratto potrebbe pensare a un salto indietro nel tempo, a quando Bergamo era una cittadina di provincia riservata e sonnacchiosa non ancora toccata dal turismo di massa: strade decisamente poco affollate, nessun visitatore esterno, negozi di souvenir chiusi e botteghe alimentari aperte, qualche camminatore o runner rigorosamente locale, e via dicendo.

Negli ultimi dieci anni, il turismo aveva cambiato radicalmente il volto alla nostra città. Secondo i dati dell’Osservatorio turistico della provincia di Bergamo, il 2018 aveva visto oltre due milioni di presenze turistiche sul  territorio, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente e un’impennata delle viste internazionali (+7,1% di turisti stranieri rispetto al 2017). Un trend positivo, quello del turismo bergamasco pre-Covid, reso possibile anche da un intenso lavoro di promozione e comunicazione territoriale da parte degli operatori turistici e che adesso, invece, si ritrova invece a fare i conti con una crisi senza precedenti. Ora che si ricomincia a pensare a una graduale ripartenza delle attività economiche, sorge quindi inevitabile la domanda: quali prospettive ci sono per il turismo bergamasco nel post-Covid? Quali scenari e quali opportunità si aprono per la città e la provincia più colpite dalla crisi? Come rilanciare il territorio nel rispetto delle nuove disposizioni governative?

Un futuro incerto: in attesa di regole e protocolli

«Chiaramente, tutti i progetti che avevamo strutturato con la rete territoriale degli operatori turistici sui territori per i prossimi mesi sono attualmente sospesi e l’emergenza ci sta portando a ridefinire le strategie turistiche non solo per il rilancio del territorio, ma anche per la sopravvivenza dei vari attori sui territori in questi mesi difficili e incerti – spiega Alessandra Pitocchi, referente della comunicazione per Visit Bergamo, il sito ufficiale del turismo bergamasco -. Stiamo facendo incontro online settimanali per capire come muoverci. Al momento, comunque, c’è ancora un’incertezza di base rispetto alle regole e ai protocolli di riapertura delle attività».

Il riferimento è soprattutto alla ricettività alberghiera ed extralberghiera: la prima è stata riaperta, ma senza un protocollo ufficiale in materia di sicurezza (questione su cui si sta muovendo a livello nazionale anche Federalberghi), mentre la seconda – relativa a bed and breakfast, case vacanza, campeggi e foresterie – è attualmente ancora in stand by e non c’è certezza rispetto alla possibilità di ripartenza. Una sospensione che rischia di mettere in serio pericolo la tenuta della rete ricettiva territoriale anche per il futuro: «Solo nella città di Bergamo – spiega Pitocchi – ci sono all’incirca cinquecento strutture ricettive extralberghiere. Ad esse si aggiungano quelle in provincia. Non so quante riusciranno a ripartire dopo questa crisi: ma se perdiamo loro, perdiamo anche la possibilità di rilanciare il turismo territoriale una volta conclusa l’emergenza, perché avremo meno strutture per accogliere i flussi di visitatori».

La prima parola d’ordine è prossimità

La parola d’ordine per il turismo della Fase 2 sarà, secondo Pitocchi, “prossimità”: «Il primo turismo sarà quello locale e di prossimità. Molti dei nostri territori stanno creando applicativi locali per supportare i piccoli negozianti con delivery e consegne a domicilio e permettere loro di restare attivi: questo sarà utile anche quando verrà dato il via libera all’apertura delle seconde case, che comunque generano sui territori un indotto che potrebbe aiutare a far ripartire la filiera». All’inizio, quindi, sarà soprattutto un turismo bergamasco e lombardo incentrato prevalentemente sulle attività outdoor, cioè le uniche in grado di garantire distanziamento sociale e sicurezza: «Ci stiamo muovendo su due fronti principali – spiega ancora Pitocchi -. Da un lato, stiamo lavorando a una mappatura aggiornata di tutte quelle attività che si stanno adeguando, seppure in autonomia, alle nuove disposizioni: ad esempio, noleggi biciclette che sono passate alle borracce usa e getta, che forniscono mascherine in stoffa tecnica adatte per le attività sportive, che sanificano i mezzi dopo ogni utilizzo… Dall’altro, stiamo lavorando su strategie che permettano una concatenazione di piccole esperienze, in modo che non si costruisca un turismo mordi-e-fuggi ma qualcosa capace di restare sui territori, almeno per una notte, e favorire la ripresa della ricettività».

Creare nuove reti nei territori colpiti 

Ma la ricerca di nuove strade per il turismo post-Covid passa anche, secondo Visit Bergamo, dalla creazione di nuove reti che coinvolgano tutti i territori colpiti. «Siamo al lavoro con le altre città lombarde – continua ancora Pitocchi – per creare una rete regionale di città. Siamo stati tutti colpiti, e mentre l’aeroporto di Orio al Serio ci ha in passato collegati con tutta Europa, forse spesso abbiamo tralasciato o sottovalutato le bellezze vicine. Stiamo lavorando insieme per “scambiarci” i turisti sui territori lombardi».

Diverso, invece, il discorso del turismo internazionale: per quello si dovrà attendere ancora un po’. «Ryanair, la principale compagnia aerea con base all’aeroporto Caravaggio, ha annunciato la ripresa del 40% dei voli dal 1 luglio. Vedremo. Al momento stanno arrivando alcune richieste di prenotazioni dall’esterno, soprattutto da parte di persone o coppie che si muovono con mezzi propri dal centro e nord Europa».

Segnali positivi, dunque, e tanta voglia di ripartire dopo gli ultimi mesi di dolore. Ma senza dimenticare che il lavoro da fare è ancora tanto: «Ci eravamo impegnati tanto per far conoscere le bellezze di Bergamo nel mondo – conclude Pitocchi -. Ora, purtroppo, Bergamo è davvero diventata famosa, ma il suo nome è associato alla sofferenza e alla pandemia. Ci vorrà tempo per superare questa cosa. Ma siamo al lavoro proprio per questo».