Prime comunioni e cresime: la pandemia ha rimesso tutto in discussione

Un cammino inedito per i sacramenti dell’iniziazione cristiana, dalle prime comunioni alle cresime. Organizzato e riorganizzato, tra incertezze e speranze. Ma con una costante che non è mai venuta mai meno: la volontà di stare vicino ai ragazzi, di costruire comunità e di accompagnare nel cammino dietro a Gesù.

I catechisti della parrocchia di Cologno al Serio hanno provato a reinventarsi. Impegnandosi a non gettare la spugna di fronte alle difficoltà che hanno segnato quest’anno la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana.

“Molto del cammino di quest’anno è ruotato attorno alla parola attesa – esordisce il direttore dell’oratorio don Davide Rota Conti -. L’attesa di questi sacramenti, per molti rimandati, ha anche alimentato il desiderio di riceverli. Non possiamo nasconderci che per qualcuno l’attesa è stata snervante, legata all’incognita delle quarantene, che è pesata: in alcuni casi ha portato bambini e famiglie ad essere isolati proprio nel tempo dei sacramenti e ha costretto a procrastinare la data, ma pian piano stiamo recuperando anche quelli”.

Anche la celebrazione stessa ha subito delle modifiche, a partire dal numero ridotto di posti in chiesa per garantire il distanziamento interpersonale. “Da diversi genitori ho raccolto la bellezza di una celebrazione intima del sacramento, proprio perché i posti in chiesa sono limitati e numerati. Noi abbiamo dovuto dividere i ragazzi di ogni sacramento in due gruppi per poterli accogliere tutti in chiesa: sono circa 90 ragazzi per classe, così hanno potuto avere almeno un parente oltre a papà e mamma. Diversi hanno davvero detto: che bello, si è andati all’essenziale! Niente sfilate, niente spettacoli esterni e gente che si ammassa. C’è più intimità e si è messo al centro il Signore: questo è sicuramente un atteggiamento positivo”.

Il cammino di preparazione si è dovuto modificare ma non si è mai fermato. “Per quanto riguarda la preparazione abbiamo alternato proposte online e proposte in presenza, rispettando sempre i protocolli e cambiando a seconda delle diverse limitazioni: in zona arancione e zona rossa diverse volte abbiamo dovuto riorganizzare i calendari. Eravamo partiti a settembre con dei laboratori in presenza, poi li abbiamo spostati online, seguendo l’anno liturgico: prima per la Madonna del rosario, poi intorno a Santi e morti. Da lì poi ogni classe è partita con i suoi percorsi. Abbiamo fatto la scelta di fare non tanto incontri su Zoom, ma di prediligere proposte mandate sul canale Youtube della parrocchia, che diventassero l’attivazione della famiglia. Sicuramente le famiglie hanno avuto un ruolo chiave, sia nel seguire gli incontri (in cui noi abbiamo il rimando, inviato al cellulare dell’oratorio) sia nel fornire elementi per fare catechesi. Credo che molte famiglie siano già affaticate per la didattica a distanza: se anche il catechismo poi fosse diventato un peso non sarebbe andato bene. Verso la fine dell’anno abbiamo ripreso a tenereincontri in presenza: per alcuni gruppi usando la chiesa, dove abbiamo vissuto alcuni momenti come per esempio delle testimonianze, per altri a gruppi ristretti e all’aperto, soprattutto in vista del sacramento. Dobbiamo prendere coscienza che si voleva fare di più e che molto è stato affidato alla famiglia, anche se molte famiglie non sono credenti e praticanti: dobbiamo dirci che per alcuni lasciamo agire la grazia dello Spirito e recupereremo in futuro quello che si potrà fare”.

Proprio il ruolo nuovo giocato dalle famiglie porta a riflessioni profonde. “Quanto abbiamo vissuto quest’anno ci porta a dire che serve davvero una nuova evangelizzazione: la maggior parte delle famiglie viene da un contesto se non scristianizzato quasi… c’è stato un lavoro superlativo dei catechisti, che ci tengo a ringraziare. Pur non avendo competenze digitali, nessuno si è tirato indietro. Tutti si sono messi in gioco e abbiamo fatto sentire una forte vicinanza alle famiglie e ai ragazzi che spero sia stata percepita”.

Fa eco a don Davide anche una catechista di Cologno, Daniela, che ha vissuto quest’anno l’accompagnamento dei ragazzi in preparazione dei sacramenti in questa modalità inedita. “Accompagnare i bambini a ricevere uno o più sacramenti in tempo di pandemia non è stato facile – racconta -. Nonostante la tecnologia ci abbia aiutato a far sentire la nostra vicinanza e a cercare di continuare in qualche maniera il percorso, è mancato l’aspetto fondamentale della relazione con i bambini e con le famiglie”.

Tra gli effetti della rimodulazione del percorso resa necessaria dall’emergenza sanitaria c’è stata anche l’accelerazione di alcune tendenze già intraprese in precedenza. “Il supporto delle famiglie è stato fondamentale – spiega ancora Daniela -, ci siamo ritenuti fortunati perché i nostri percorsi di iniziazione cristiana, già prima della pandemia, erano stati ripensati e riprogettati in un cammino di riforma della catechesi che prevedeva il coinvolgimento attivo della famiglia. Le famiglie erano già abituate a condividere attivamente il percorso con i loro bambini e a mettersi in gioco in prima persona nel cammino di fede dei figli. La lontananza fisica, seppur faticosa, ha anche permesso di riscoprire la bellezza della preghiera in famiglia e della preghiera reciproca e, se da un lato ci ha obbligato a dover ridimensionare il cammino, dall’altro ci ha permesso di ritornare al valore vero e all’essenzialità della nostra fede soprattutto nella preparazione ai Sacramenti. In questo modo la situazione in cui ci siamo ritrovati è diventata una bella occasione di riscoprire un modo diverso di vivere la fede”.