Recentemente, trovandomi a rispondere a una richiesta di una signora in parrocchia, avendole dato una risposta diversa da quella che si aspettava, con aria sconsolata e aprendo le braccia, ha esclamato: “Non ci sono più i preti di una volta!”.
Non essendoci le condizioni per un dialogo proficuo, percependo anzi l’intento di iniziare una polemica sterile, ho risposto con una battuta che ha chiuso sul nascere il rischio di proseguire un dialogo sconclusionato: “Ha ragione signora, non ci sono più i preti di una volta! Sono al cimitero.. sa, purtroppo capita anche a noi preti..”.
Le due persone anziane che hanno assistito alla scena si sono nascoste a ridere dietro la colonna di un edificio, fingendo di guardare le vetrine. L’episodio mi ha dato da pensare. La mia interlocutrice mi aveva chiesto di tornare a “fare come si faceva una volta”, ossia a “tuonare dal pulpito”.
“I preti dovrebbero essere più severi su precetti e regole”
In poche parole, stando al ragionamento della signora, le cose nella Chiesa andrebbero male perché i preti non sono più severi come una volta, non richiamano più ai precetti, concedono troppo facilmente i sacramenti senza “bocciare” (termine della signora..) chi supera un numero stabilito di assenze dagli incontri…: insomma, basterebbe che il prete alzasse la voce minacciando scomuniche per i credenti “freddi” e, miracolosamente, ogni problema nella Chiesa sarebbe risolto.
Ammetto senza problema che ascoltare questi ragionamenti mi ha alquanto innervosito.. per fortuna l’invecchiamento ha dato frutti buoni e non ho più la risposta esplosiva e immediata di un tempo… e forse sono un pochino maturato davvero (so che per i seminaristi rientro tra i “curati vecchi”.. quelli che devono lasciare spazio ai giovani.. quindi è bene che mi sbrighi a maturare, anche se la prospettiva del “signor prevosto” mi spaventa ancora un pochettino..).
Beh, insomma, per quanto provi a rimanere sereno, faccio fatica dinanzi a questi ragionamenti che mi sembrano completamente avulsi dalla realtà; se poi aggiungo la mia passione per qualche lettura sociologica e di riflessione sulla Chiesa contemporanea.. ecco.. diciamo che vedere gli studi di docenti di spicco sulla secolarizzazione, l’assenza di Dio nel mondo contemporaneo, la necessità di ripensamento dei ministeri ordinati e non.. distrutti in un secondo dalla “soluzione” di tuonare dal pulpito, mi lascia alquanto basito. E mi costringe a domandarmi a cosa servirebbe.
Una relazione basata su sincerità e schiettezza
Io cerco di costruire una relazione buona con le famiglie, basata sulla sincerità e sulla schiettezza. Ho risposto direttamente e scritto alle famiglie dei miei ragazzi che a loro chiedo coerenza. E la chiedo con forza.
Ho più volte ribadito che la questione non è la ricezione del sacramento: per me aggiungere un nome su un libretto e “mettere in fila” per ricevere il sacramento una persona in più o in meno non cambia la vita! La questione è la fede e il cammino con il quale essa viene trasmessa, custodita, accresciuta, celebrata: la ricezione dei sacramenti ha senso solo in questa prospettiva.
Da qui il mio invito cordiale alle famiglie a decidere quali vogliono siano le loro priorità. Mi convinco sempre più che lanciare invettive dal pulpito sarebbe inutile e controproducente, anche solo perché, banalmente, si finirebbe per prendersela con chi in Chiesa c’è, mentre chi non c’è non sente nulla!
Resto dell’idea che se abbiamo una possibilità di vincere la sfida che il nostro tempo offre alla Chiesa è quello di mettere al centro della nostra attenzione la persona, non le categorie di “chi viene e chi non viene”, per porre condizioni relazionali buone nelle quali l’annuncio del Dio di Gesù Cristo può trovare terreno fertile per crescere e portare frutto.