Sorrisi di rinascita: ricominciare dai sacramenti

Ho visto dei sorrisi. Splendidi. Dal 2 maggio, ogni domenica nelle mie comunità celebriamo un sacramento dell’iniziazione cristiana. Il 2 maggio le prime comunioni per i bambini di quinta elementare a Grumello (che non avevamo potuto celebrare lo scorso anno), il 9 maggio le cresime a Grumello per le terze medie, il 16 maggio le prime comunioni per le terze elementari a Telgate, il 23 maggio le prime comunioni per le quarte elementari di Grumello e il 30 maggio, tra pochi giorni, le cresime per i ragazzi di seconda media di Telgate. Per qualche istante, ho visto i volti dei ragazzi senza le mascherine, per il momento della comunione o della fotografia di gruppo. E ho visto il sorriso. Non vedevo da tanto i miei bambini e ragazzi sorridere. Anche gli occhi sorridevano. Ne ho preso coscienza durante le confessioni, sia dei bambini che dei ragazzi. Mi hanno impressionato le confessioni dei cresimandi di Grumello: i ragazzi che ho ascoltato hanno saputo offrire un’analisi di questo tempo, delle loro fatiche, degli interrogativi circa la fede che questo tempo ha suscitato addirittura impressionanti per profondità di pensiero e lucidità di lettura della realtà. Anche i più piccoli, nella loro semplicità, hanno raccontato delle fatiche di questi mesi, soprattutto quelle che hanno percepito in mamma e papà. Poi, abbiamo ascoltato i genitori. In molti, raccontando la loro vita in confessione per rileggere il rapporto con il Signore e con i fratelli, hanno dovuto interrompere le parole, per lasciare spazio alle lacrime. C’è tanta fatica, ci sono tante sofferenze e, personalmente, credo ci vorrà molto tempo per lavorare su queste ferite profonde e considerare quanto accaduto come un passato che non ha più incidenza sul presente. Dovremo impegnarci molto, tutti. Tuttavia, ci sono quei sorrisi. Non sorrisi amari, ma sorrisi che traducono il desiderio di rinascita. Ho visto il sorriso di chi ha ricevuto l’Eucarestia per la prima volta, il volto di chi ha ricevuto la Cresima con una fede immensa, ricordando, nel momento in cui riceveva da don Maurizio il sigillo  dello Spirito Santo, il papà mancato qualche anno fa e una cuginetta mancata pochi mesi fa per un male incurabile. È vero, si fatica, ma c’è tanta speranza. Guardando negli occhi questi bambini, questi ragazzi e i loro genitori, ho preso ulteriormente coscienza di come il mio compito, come prete, sarà innanzitutto quello di custodire la speranza di queste persone, perché non si abbattano e guardino il futuro con fiducia. Con fede, buona volontà e con una comunità unita potremo ripartire, tutti insieme: la Chiesa dovrà essere testimone credibile di questa possibilità. Intanto, mi affido e affido le mie comunità alla preghiera, portando nel cuore in particolare un piccolo episodio. Al termine di una celebrazione di prima comunione, mi avvicino a salutare una bambina neo-comunicata; chiedo: “Sei contenta?”. Mi risponde con uno splendido abbraccio. Non sono servite parole, è bastato questo gesto per dare la risposta più bella, gesto che tutti desideriamo torni ad essere vissuto con spontaneità, per dire che, se impareremo a volerci un po’più bene, non ci saranno ostacoli che non potranno essere superati.