Ci sono sentimenti di gratitudine, gioia e riconoscenza nella “lettera di restituzione” che il vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi ha consegnato alle comunità della Valle Imagna dove si è svolta la prima tappa del suo pellegrinaggio pastorale, durante la quaresima.
Questa lettera contiene una sintesi degli elementi raccolti dal vescovo con alcune direzioni di lavoro. . «Non solo – scrive il vescovo – ho ricevuto notizie, ma di persona ho constatato la vostra fede, speranza e carità, la limpidezza dei bambini, l’attesa degli adolescenti, la generosità dei giovani, la serenità degli anziani, la passione per la vita della parrocchia degli adulti, la trepidazione per le giovani generazioni e le famiglie giovani».
Il corpo centrale della lettera ripercorre le osservazioni del vescovo, raccolte nel pellegrinaggio pastorale. Il filo conduttore è la prosecuzione di ciò che ciò che mons. Beschi aveva indicato nella lettera di inizio pellegrinaggio: creare comunità fraterne, ospitali e prossime.
Le comunità della Valle Imagna, osserva il vescovo nella sua lettera, sono piccole, a volte collocate in un territorio impervio: questa caratteristica può rappresentare da un certo punto di vita un disagio, uno svantaggio, rendendo per esempio più difficoltosi gli spostamenti, oppure limitando i servizi e le possibilità di collaborazione. D’altra parte, però, favoriscono legami più stretti tra le persone e la formazione di un tessuto comunitario più fitto, tenuto vivo da rapporti di vicinanza, amicizia e solidarietà reciproca. Un aspetto testimoniato anche dalla fitta rete di gruppi, associazioni e attività di volontariato. Questo comunque non deve impedire di aprirsi all’esterno, di essere disponibili ad accogliere e a lavorare insieme, perché possono essere preziose, scrive il vescovo, «collaborazioni sensate e di qualità tra parrocchie e tra gruppi»: «Una parrocchia fraterna ospitale e prossima non per se stessa soltanto».
In sintonia con le catechesi di Papa Francesco dedicate alla preghiera, il vescovo Beschi invita a dedicare attenzione e cura alla preghiera liturgica e comunitaria, senza farsi condizionare dalla partecipazione più o meno numerosa: «Una delle vie di evangelizzazione rimane proprio questa. Lo stile della preghiera deve assumere i tratti della semplicità decorosa, capace di ispirare e favorire l’incontro con il Signore».
Il vescovo punta i riflettori in particolare su tre soggetti: famiglie, giovani e anziani, sui quali invita le comunità cristiane a concentrare attenzioni e cura. E suggerisce alcune strade per attuarle con azioni concrete: solidarietà tra famiglie, una collaborazione che costruisca reti solidali ed educative per tutelare le persone sole e fragili, reti che «non solo corrispondano ai bisogni concreti della famiglia, ma alimentino un clima favorevole alla fiducia necessaria per generare nuove vite».
Anche nelle famiglie si verificano situazioni di difficoltà e di sofferenza: il vescovo invita a custodire i legami attraverso misericordia, perdono, riconciliazione, all’interno della famiglia e tra famiglie.
In più occasioni è stata segnalata al vescovo la difficoltà delle comunità nel raggiungere i giovani: a questa preoccupazione mons. Beschi propone di rispondere con pacatezza e realismo, senza lasciarsi scoraggiare, e continuare a mettere energia nelle iniziative di evangelizzazione e nel sostegno dei giovani presenti nelle attività comunitarie. La nostra società invecchia e di pari passo lo stesso fenomeno si riscontra nelle comunità cristiane, in cui cresce il numero di persone anziane: «all’attenzione pastorale tradizionale, propongo di unire una qualificazione della proposta caratterizzata da una rete che comprenda tutti i soggetti che si adoperano per le persone anziane, una particolare evangelizzazione della condizione anziana caratterizzata dalla speranza cristiana nella vita eterna e dalle sue esigenze, la formazione di operatori pastorali preparati per questa testimonianza, la sinergia di proposte integrali e non solo assistenziali e parziali».
Come essere, infine, davvero “parrocchia prossima”? Il vescovo invita a dare spazio a forme di carità ordinaria ma anche di prossimità nella vita di tutti i giorni, alimentando sempre nuove connessioni e collaborazioni. Nel servizio alla parrocchia e alla comunità, ha aggiunto il vescovo, non c’è spazio per la ricerca di potere o di prestigio personali, semmai è necessario prestare attenzione alla formazione permanente, perché ad ogni attività si affianchi una possibilità positiva di crescita umana e di fede.
L’auspicio è che si possano creare in ogni comunità rapporti positivi di collaborazione e corresponsabilità nel dare forma concreta alla fede.
Altre indicazioni contenute nella lettera: l’importanza di una collaborazione tra parrocchie e con la Diocesi per approfondire le questioni legate «alle proposte catechistiche, [] alla sostenibilità delle opere e alla e alle ricadute pastorali della presenza della scuola cattolica diocesana di Cepino». Il santuario della Madonna della Cornabusa potrebbe «rappresentare un punto di riferimento per la pastorale della cura del creato». «Una Missione popolare che coinvolga tutte le Parrocchie della Fraternità» è il suggerimento per poter continuare idealmente l’esperienza vissuta in questo pellegrinaggio pastorale.