Focolai della speranza: la preghiera come motore. Ripartire oltre la pandemia

Da oltre un anno i focolai della pandemia hanno infierito ovunque, anche in modo drammatico. Attualmente, in una situazione assai più tranquilla, dom Giordano Rota, abate di Pontida, vicario episcopale per la vita consacrata, e l’équipe delle congregazioni religiose maschili e femminili, gli istituti secolari e l’Ordo Virginum propongono l’iniziativa «Focolai della speranza».

Dalla preghiera uno stimolo per ripartire

‘L’iniziativa si tiene sabato 10 luglio in sei punti diversi della nostra diocesi. «L’idea — scrive dom Rota in una lettera inviata ai consacrati e alle consacrate — nasce soprattutto dal desiderio di dare un nuovo stimolo nella ripartenza anche per la vita consacrata che vive in Bergamo. L’obiettivo è generare luoghi di incontro e ascolto che possano far scaturire un segno di comunione in questo tempo di ripresa e dopo un lungo periodo di isolamento».

L’appuntamento di sabato 10 luglio, il primo dei quattro previsti, è riservato ai consacrati e alle consacrate, mentre in quelli previsti a ottobre potranno partecipare anche i laici.

«La proposta dei “Focolai di speranza” — sottolinea suor Gemma Boschetto, delle Orsoline di Gandino, segretaria dell’Unione superiore maggiori — vuole ridire la bellezza del ritrovarsi come persone consacrate per essere focolai di speranza al nostro interno, guardando con fiducia il futuro e rinnovando la condivisione fraterna dentro il vissuto sofferto della pandemia». Il sottotitolo della proposta è «La vita consacrata della nostra diocesi si incontra attorno all’Essenziale» nel segno della «Chiesa in uscita» indicata da Papa Francesco. «Come segno semplice ma significativo di “Chiesa in uscita” — aggiunge suor Gemma — gli incontri di sabato non si terranno in sei luoghi, per abbracciare ogni zona della diocesi».

Focolai in sei luoghi per abbracciare la diocesi

Questi i sei luoghi scelti: Albino, casa dei Dehoniani (per i consacrati delle Cet 2 e 3); abbazia di Pontida (per le Cet 4, 7 e 9); Grumello del Monte, istituto Palazzolo (per le Cet 4 e 5); Bergamo, monastero Matris Domini (per la città per le Fraternità 1 e 3); Martinengo, casa della Sacra Famiglia (per le Cet 10 e per la Fraternità 2 della città); Calusco, casa delle suore di Maria Ausiliatrice (per le Cet 12, 13 e 8). Il programma vedrà una preghiera iniziale, una riflessione sul tema della pandemia come segno di speranza e per essere, come vita consacrata, segni profetici per i fratelli e le sorelle presenti sul territorio in cui essa vive e opera.

A questo primo incontro ne seguiranno altri tre in ottobre nei giorni 2, 16 (dalle 15 alle 17,30) e 29 (alle 20,45), aperti anche ai laici. «Prendendo spunto dalle tre caratteristiche che il nostro vescovo Francesco propone per le parrocchie — scrive ancora dom Rota nella lettera — abbiamo pensato di incontrarci in luoghi di accoglienza nel primo incontro, in luoghi di fraternità nel secondo e in luoghi di prossimità generativi di speranza nel terzo».

I luoghi di accoglienza scelti saranno casa di riposo, scuole, centri di spiritualità rimasti chiusi. Sarà proposta «una riflessione dal sapore sapienziale per sottolineare l’aspetto della essenzialità che l’esperienza covid ci ha trasmesso». Nei luoghi di fraternità (per esempio alcuni monasteri femminili) per generare — scrive dom Rota — un confronto intorno al tema delle relazioni, nel vivere in fraternità per provare a vivere insieme da fratelli e sorelle con uno slancio rinnovato». Infine i luoghi di prossimità e speranza (le parrocchie) per evidenziare — conclude dom Rota — «i segni di speranza che la solidarietà e la carità hanno sviluppato durante l’esperienza più dura della pandemia».