“Giudicante” e “retorica”. Chiudere discorsi, con il rischio di promuovere indifferenza

Dev’essere la nuova moda di questi ultimi tempi, in voga anche tra intellettuali e presunti tali: tacciare le riflessioni altrui con termini quali “giudicante” o “retorica”.

Farò riferimento a un paio di esempi, per poi esprimere la mia posizione. Qualche giorno fa, un docente di teologia fondamentale ha proposto una bella riflessione sui social a riguardo della questione dei vaccini, concentrandosi nello specifico sugli indecisi, quelli che non rientrano nei cosiddetti “no vax”, ma che preferiscono aspettare gli effetti dell’immunizzazione operata dai vaccini sugli altri, per poi fare una scelta “pro” o contro la vaccinazione.

Condivisa questa riflessione sui social (lo abbiamo fatto in tanti), ho notato che, sia sul mio profilo che su quello di altre persone, una delle principali reazioni è stata quella di definire il post “giudicante”.

In poche parole, ognuno deve decidere per sé e nessuno deve permettersi di dire nulla. Ora, io credo esista la libertà di pensiero, che peraltro la stessa Costituzione garantisce.

Come lascio libero chiunque di affermare che non intende vaccinarsi perché non crede nella scienza che ha prodotto i vaccini o negli effetti benefici di questi (anche se vorrei dati scientifici a favore di queste tesi), rispettandone il pensiero, così chiedo rispetto per il mio dissenso.

Rispetto anche per il dissenso dalle proprie opinioni

Perché dovrebbe essere classificato come “giudicante” chi esprime la propria posizione, prendendo le distanze da una prospettiva di pensiero che non condivide? Cosa si dovrebbe fare, quindi? Tacere su tutto, senza mai prendere posizione sulle questioni? Mi sembra che chi si pone in questo modo dimentichi uno degli elementi fondamentali della filosofia del XX secolo!

È ormai chiaro che tutti abbiamo un giudizio e anche un pre-giudizio sulle cose, perché nessuno è “tabula rasa” dinanzi alla realtà, ma ciascuno si pone dinanzi a una situazione, a una novità, sia essa costituita da un evento o una persona sconosciuta, con il suo bagaglio umano, culturale, formativo ecc.

Il (pre)giudizio, in sé, è positivo, perché frutto di riflessione e discernimento: esso diventa negativo quando si radicalizza, si chiude alla realtà e non si lascia scalfire da essa.

Avere un giudizio sulle questioni è importante, purchè si rimanga disponibili a imparare dalla realtà, dalle relazioni, dagli accadimenti più svariati, dagli imprevisti, che potrebbero cambiare radicalmente o addirittura ribaltare il giudizio iniziale.

“Giudicante”, un invito velato a non dir nulla di specifico

Tacciare quindi il pensiero altrui di essere “giudicante” mi sembra, pertanto, un invito velato a non dir nulla o, in modo più diplomatico, a proporre riflessioni che affermino tutto e niente nello stesso tempo, così che vi si possano riconoscere anche i modi di pensare tra loro opposti e nessuno si offenda. 

Accanto a questa reazione, ve n’è un’altra, che va a scomodare addirittura quella disciplina nobile e fondamentale nella cultura antica qual è la retorica.

Anche qui, un esempio. Il giorno seguente la vittoria della nazionale italiana di calcio contro la Spagna, che ha permesso alla squadra di mister Mancini di qualificarsi alla finale del campionato europeo, in molti hanno sottolineato la signorilità dell’allenatore degli iberici, Luis Enrique.

Egli, dando il giusto peso alla partita, riconoscendo senza alcun problema o recriminazione la sconfitta, ha dichiarato che avrebbe tifato per la nazionale italiana in finale. Il suo equilibrio, la sua compostezza è stata da molti collegata alla sua esperienza personale, con il grande dramma, la perdita della figlia Xana, morta a 9 anni per un tumore osseo, che molto ha inciso sul modo di vedere la vita e la sua stessa professione.

La capacità di aprire sguardi diversi sulla realtà e sulla vita

Egli stesso, peraltro, in questi anni, ha dichiarato che il dramma famigliare vissuto ha insegnato a lui e ai famigliari a dare il giusto peso alle cose, aprendo sguardi diversi sulla realtà e sulla vita. Anche in questo caso, qualcuno è immediatamente intervenuto per affermare che sottolineare la figura dell’allenatore spagnolo e quanto da lui vissuto è pura retorica, intesa come modalità “ad effetto” di espressione finalizzata ad ostentare e sostenere luoghi comuni. Insomma, uno scrivere per commuovere, ma vuoto di buone prospettive.

A parte che, personalmente, trovo questa accusa di una saccenteria insopportabile, della serie “è intelligente e sensato solo quello che affermo io”, ma, oltre a questo, perché sarebbe retorica?

Si è sempre pronti a sottolineare ciò che di negativo emerge in categorie quale quella dei calciatori o in generale dei “vip”: è forse male sottolineare che, invece, ci sono livelli umani alti anche lì e che non per forza la ricchezza e il successo cancellano umanità ed etica?

La scarsa disponibilità al confronto promuove indifferenza

Parlare del dramma di Luis Enrique significa approfittare del suo dolore per ricercare facili consensi? Ricordare la sua bambina offende forse i figli di operai cui è toccata la stessa sorte e di cui nessuno parla o, forse, può essere occasione per ricordare che il dolore non guarda in faccia a nessuno, segna la vita di tutti e, pertanto, è importante avere occhi aperti per farsi prossimi a chi ne sta portando il peso, chiunque egli sia?

Ho una triste impressione: temo che dietro le espressioni “giudicante” e “retorica”, con i quali facilmente si classificano le riflessioni che non si condividono, vi sia una sorta di sottile promozione dell’indifferenza, una sorta di “politically correct” per il quale sarebbe bene tacere su tutto, o parlare proponendo discorsi generici, “senza capo né coda”. Sicuri che non sia proprio questo uno dei drammi della società di oggi?   

  1. Accettare la versione o visione differente mette in movimento e perciò si fa fatica oppure, se uno ne è capace, arricchisce e mette in cammino nuove opportunità.
    Come è altrettanto difficile accettare le diversità che sono in ognuno di noi.
    Grazie.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *