Don Emanuele Poletti: “Una sfida per le comunità: lavorare insieme per gli adolescenti”

Un impegno della comunità cristiana nei confronti degli adolescenti: “Seme diVento”, il nuovo progetto CEI presentato congiuntamente dal Servizio Nazionale dalla Pastorale Giovanile, l’Ufficio Catechistico Nazionale e l’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia, può riassumersi così. Occorre fare squadra ed essere comunità per crescere ogni singolo adolescente valorizzando ciò che porta dentro di sé tra difficoltà e speranze.

Don Emanuele Poletti, direttore UPEE, ha assistito alla presentazione dello scorso 12 luglio ed è rimasto colpito non solo dalle competenze messe in gioco, ma anche dalla collaborazione delle diverse realtà che hanno scelto di prendersi cura di questo pezzo di crescita.

“Non sono rari i casi in cui la Chiesa prova a lavorare in maniera congiunta – commenta don Emanuele – ma possiamo anche dire che non sono molto frequenti. Vedere concretizzarsi questa collaborazione rispetto agli adolescenti è assolutamente una novità”. Questa nuova dinamica porta con sé un esempio forte che suggerisce un metodo di lavoro chiaro: si pensa e si lavora insieme per gli adolescenti. Dove le competenze vengono rigiocate a scavalco e a sistema, si può effettivamente proporre qualcosa di efficace e utile.

Ogni adolescente ha bisogno di cura per crescere

Anche il titolo è chiaro indirizzo per il processo. In “Seme diVento”, il verbo è coniugato al singolare ad evidenziare come ogni adolescente abbia bisogna di cura per crescere.

“In questo progetto l’adolescente è invitato a germogliare, a crescere e a portare frutto -prosegue don Emanuele-. Per quanto l’adolescente sia chiamato ad essere protagonista della propria vita, non può, però, essere l’unico attore della sua crescita. In questo cammino sono coinvolti tanti altri personaggi che sono sicuramente gli adulti, la comunità cristiana e anche quel vento che è il Vento dello Spirito”.

Nonostante il progetto sia dedicato agli adolescenti, esso coinvolge a pieno la comunità cristiana che è chiamata ad essere una compagna di viaggio preziosa per ogni adolescente. La proposta, quindi, ha come focus l’età adolescenziale, ma aiuta anche la comunità a crescere e le dà la spinta per uscire da sé andando incontro al mondo.

Partire da ciò che gli adolescenti stanno vivendo

Il punto di partenza è ciò che gli adolescenti stanno vivendo e, soprattutto, come reagiscono alla quotidianità che si trovano di fronte. Le indagini presentate durante il webinar di lunedì scorso restituiscono il quadro di una società in cui metà degli adolescenti che hanno preso parte all’indagine si dichiara non credente e, allo stesso tempo, porta dentro di sé molte speranze per il futuro.

“Circa il 50% degli adolescenti oggi si dichiara non credente e, per la maggioranza dei casi, sono ragazzi che hanno partecipato al cammino di iniziazione cristiana. È un dato che ci provoca e ci stimola. Ciò che mi colpisce di più, però, è l’approccio che gli adolescenti dichiarano di avere. Sentono e sperano che il mondo andrà migliorando. Ovviamente non bisogna dimenticare chi è in difficoltà, ma questo è una grande lezione per noi adulti perché riescono ad avere uno sguardo positivo sulla vita. Entrando nel merito di chi di loro vive l’oratorio, si può notare come gli adolescenti cerchino delle esperienze da vivere come protagonisti e in cui spendersi al servizio degli altri. Strettamente collegato a questo dato è la logica della speranza perché chi cresce accompagnato dallo stile dell’oratorio ha una visione più positiva sul futuro e sulla vita”.

Seme diVento propone un modo di procedere inedito

Il progetto “Seme diVento” sta muovendo i suoi primi passi e, dagli Uffici Nazionali, si passerà presto a tutte le diocesi, tra cui c’è anche quella di Bergamo. Ciascuno metterà in campo le proprie forze per realizzare e declinare la proposta nel migliore dei modi. Ciò che conta e darà valore al progetto sarà la collaborazione tra le diverse realtà e la piena partecipazione della comunità cristiana durante tutto il cammino. “Non si può lavorare da soli, ma si lavora insieme – conclude don Emanuele-. Bisogna lavorare in maniera progettuale e processuale. Questo è un anno zero ed è bene ricordarselo. Non ci è stato consegnato solo un progetto nuovo, ma un modo di procedere inedito”.