I giovani e il Sinodo: “È urgente che la Chiesa ascolti la gente e pensi al futuro. Ci sono tante sfide da affrontare”

Chiesa e giovani

I giovani e il Sinodo. La chiesa e le attese del mondo di oggi. I piedi radicati nel presente e lo sguardo puntato sul futuro. Quelli di chi ha già l’esperienza e continua a covare la speranza. Per una Chiesa da affrontare le sfide di oggi.

“Già a sentire la parola ‘sinodo’ mi brillano gli occhi, e no, non è perché sono un’esaltata – esordisce Maria Chiara Rossi, giovane di 28 anni, impegnata per anni a collaborare con l’Ufficio per la Pastorale dell’Età Evolutiva-. Sinodo mi riporta ogni volta alla sua radice, a quella strada percorsa insieme: hai presente arrivare in cima alla montagna di corsa da solo facendo il tuo record e arrivarci invece avendo aspettato il più lento, problematico, asmatico della compagnia? Ecco, è tutta un’altra cosa. La seconda opzione è sinodo. 

Se mi chiedi cosa mi aspetto, mi viene subito un grazie al Papa che ci ricorda che l’unica strada possibile è il sinodo. Io nella mia vita devo cercare quel sun-odos, io nella mia comunità. È un richiamo per ciascuno, qualsiasi sia il suo posto nel mondo, a seguire un metodo.

Mi piace pensare che in questa occasione la Chiesa si faccia ‘orecchio’ pronto all’‘ascolto’, come chiedeva Papa Francesco. Se poni domande giuste e efficaci, poi fai silenzio, perché il mondo parla, parla sempre e parla anche alla Chiesa. Che lei trovi un tempo per l’ascolto è estremamente urgente. Lo dimostra anche la prima fase del sinodo, che sarà diocesana”.

Un processo, dunque, che si presenta come sfida aperta. “Funziona se ci lasciamo interrogare e provocare, se ci lasciamo addirittura cambiare dall’innesco di un processo. Vale per chi vive la chiesa da dentro e per chi la guarda da fuori, un ascolto inclusivo porta poi i cristiani a trovare una direzione con occhi ben aperti sul nostro tempo e sul futuro, radicati in un’unica Persona. Se dal battesimo ciascuno è re, sacerdote e profeta allora il sinodo è una chiamata a cui rispondere. 

Mi intrigano poi due cose, la prima è il tema: ‘Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione’. Quelle tre parole e soprattutto la missione e il modo di intenderla mi sembrano vitali. E poi il fatto che dalle chiese locali si arrivi alla chiesa universale: che i continenti così diversi, alla ‘deriva’ seduti a uno stesso tavolo, ritrovino l’origine, la Scintilla, per dirlo con una citazione di Soul, il film”.

Parla dell’ascolto come valore imprescindibile anche Matteo Marsala, giovane di 23 anni impegnato nel mondo delle ACLI. “Un sinodo che ridia voce alla maggioranza silenziosa, quella formata dalla gente che non odia, disposta a fidarsi e ad affidarsi, silenziosa appunto perché dinnanzi ad uno scontro a chi alza più i toni, decide di non partecipare ad una discussione che difficilmente potrà essere costruttiva. Questo sinodo deve essere un tempo nel quale il silenzio dei “giusti” corregga il rumore dei pochi”.

Il tempo che stiamo vivendo presenta questioni indifferibili. “Un tema dovrà essere la vita delle nostre comunità cristiane una volta che non ci saranno più abbastanza ministri: non possiamo fare finta che non stia accadendo. O cambiamo le regole del ministero ( mi spingo senz’altro troppo in là pensando all’addio del celibato…), o prepariamo la strada ai laici. C’è poi il grande tema dalla fraternità: non possiamo più girarci in torno, essere cristiani significa riconoscerci fratelli di tutti gli uomini e delle donne. Questo deve diventare una convinzione forte in tutti noi perché la ritengo una pietra angolare della nostra fede, riconosciuta questa dimensione non si può prescindere da essa nella nostra quotidianità. E ancora, continuare il discorso sulla conversione ecologica, e sul costruire una comunità circolare priva di scarti (specialmente umani!)”.