La storia di Sant’Alessandro: la fiducia aiuta nelle difficoltà e rende più umani

Come ogni anno, il 26 agosto la città di Bergamo si riunisce per ricordare Sant’Alessandro, suo patrono. Il tema scelto per le festività di quest’anno è la fiducia, tema che il Comune e la Diocesi di Bergamo vogliono offrire come spunto di riflessione in un periodo in cui avere fiducia, nel prossimo, nelle istituzioni, sembra più faticoso.

La cattedrale di Bergamo, Sant’Alessandro, custodisce diverse opere d’arte dedicate al Santo patrono tra cui la grande pala posta al centro dell’abside che raffigura il Martirio di Sant’Alessandro: è il momento, concitato, precedente l’uccisione del Santo, avvenuta il 26 agosto del 303 nel luogo dove ora sorge la basilica di Sant’Alessandro in Colonna. La vicenda di Sant’Alessandro riportata nel dipinto, eseguito nel 1694 dal pittore napoletano Nicola Malinconico, offre diversi spunti sul tema della fiducia.

La fiducia aiuta nelle difficoltà. La fede di Alessandro è totale, non si lascia scalfire nemmeno in prossimità della morte. Ma la concitazione sembra non toccare il Santo: il suo volto, sereno, è illuminato dalla luce di Dio Padre che egli guarda con fiducia.

La fiducia rende più umani. Ad Alessandro, soldato della legione Tebea, è ordinato di perseguitare i cristiani ma egli rifiuta, consapevole di rischiare la propria vita per risparmiare quella di altri.

La fiducia è alla base delle relazioni umane

La fiducia genera fiducia, è alla base delle relazioni umane. Attorno al Santo, oltre ai suoi assassini, sono raffigurati molti volti, uomini e donne, molti dei quali grazie a lui si sono convertiti alla fede cristiana, si sono fidati della sua predicazione.

La fiducia regala dignità. Santa Grata, in primo piano, inginocchiata a fianco di Sant’Alessandro, raccoglierà, dopo la sua uccisione, la testa decapitata del martire e darà degna sepoltura al suo corpo.

Se spostiamo gli occhi un po’ più in alto rispetto al Martirio, nel catino absidale della Cattedrale Alessandro è raffigurato nel momento, simbolico, in cui sta attraversando l’Adda (Carlo Innocenzo Carloni, 1762). Da Milano, scappato dal carcere, è arrivato a Bergamo e ha portato con sé la fede cristiana, ha convertito e dato fiducia a tanti. E la città di Bergamo, ancora oggi, lo ricorda.