Ripresa occupazionale e povertà croniche: il focus di Caritas Bergamasca

«Fortunatamente, qui in Bergamasca il lavoro sembra essere ripartito: dopo due lockdown e un
anno e mezzo di incertezze, sembra che la direzione sia questa, il che significa che anche l’aspetto emergenziale della povertà connessa al Covid pare, per ora, rientrato». A parlare è don Roberto Trussardi, direttore di Caritas bergamasca, che fa una fotografia della situazione attuale rispetto al mondo delle povertà, in città così come in provincia, e fa il punto sui progetti da strutturare nell’ambito nel nuovo fondo di Caritas Bergamo a sostegno del territorio.

Territorio in ripresa e povertà “croniche”

Il focus di don Roberto rispetto al supporto dato da Caritas Bergamasca alle nuove povertà dell’emergenza Covid si concentra sul tema del lavoro: «dalla primavera in poi, sul territorio bergamasco abbiamo riscontrato una ripresa occupazionale se non a pieno ritmo, quasi. Questo è stato certamente dovuto anche alla presenza di numerosi stagionali, e infatti la vera scommessa sarà da questo mese in poi: bisognerà vedere infatti se i contratti stagionali saranno confermati o meno».
In quest’ottica, l’attività di Caritas si concentrerà nei prossimi mesi soprattutto sui progetti di formazione e inserimento, valutati all’interno del fondo insieme agli altri attori territoriali, tra cui
Confindustria Bergamo. «Alcuni progetti di inserimento sono già stati avviati, ma in questo caso Caritas si è semplicemente limitata a segnalare i nomi delle persone beneficiarie», spiega ancora don Roberto Trussardi.

L’altro dato che emerge in questo contesto di apparente ripresa è il ritorno a quelle che potrebbero essere definite “povertà croniche”: «Ovviamente le difficoltà e le povertà non sono sparite. Se però durante l’emergenza Covid c’era stato un netto aumento dei “nuovi poveri”, chi ora si rivolge alle diocesi è chi era in situazione di bisogno già da prima, a prescindere dalla pandemia e dai suoi effetti economici. Si tratta soprattutto di persone e famiglie extracomunitarie». Secondo i dati forniti dalle diocesi, attualmente il 70% dei richiedenti aiuto è straniero, il 30% italiano: durante i mesi caldi del 2020-2021, le percentuali erano mutate (55% stranieri, 45% italiani). «Ci concentreremo quindi sul fattore formazione e sostegno, sempre relazionandoci con le diocesi e le comunità ecclesiali territoriali», conclude don Roberto. «Il sentore rispetto al futuro, comunque, è positivo».