Ripartenza Ado all’oratorio. Difficile, ma è una sfida da vincere

E fu la volta degli adolescenti. Anche per loro sono ripartiti i percorsi in Oratorio. La mia agenda prevede, il venerdì sera, l’appuntamento per la cena con gli adolescenti di Telgate alle 19, poi, alle 20,30, la partenza per Grumello, dove gli incontri iniziano alle 20,45 e terminano alle 22.

Ciò che mi sta a cuore raccontare, sperando di aprire un confronto che possa essere fecondo per tutti coloro che lavorano con questa fascia di età, sono i criteri che ci siamo dati, con gli educatori delle due comunità, per pensare il percorso con i nostri ragazzi.

Innanzitutto, non partire dalla “mania dei numeri”. Il bisogno di “contarsi” è un difetto che mi sembra crei parecchi problemi alla Chiesa; certo, è un criterio di valutazione e di verifica, ma non è l’unico! Peraltro, basarsi soltanto su questo dopo un anno e mezzo nel quale l’Oratorio è stato aperto per pochissimo tempo, sarebbe un errore enorme.

Un’iniezione di entusiasmo e di voglia di ripartire

Non solo: reputo priva di ogni fondamento la tesi, che qualcuno ancora sostiene, secondo la quale il tempo della pandemia e della chiusura forzata dei nostri ambienti educativi dovrebbe costituire un’iniezione di entusiasmo e di voglia di ripartire. Secondo questa tesi, all’apertura dei cancelli degli oratori avrebbero dovuto esserci, dopo la fase acuta della pandemia, fiumane di persone vogliose di riprendere il loro volontariato, o addirittura iniziare a farlo.

Questa lettura, che peraltro contrasta con tutte le letture scientifiche (serie) di sociologi, psicologi e pedagogisti, mi sembra anche frutto di particolare insensibilità: chi ha compreso la portata di quanto abbiamo vissuto a partire da febbraio 2020, non può sostenere una tesi tanto superficiale.

Abbiamo sofferto molto, i nostri bambini e adolescenti in primis. Qualcuno fatica ad uscire di casa; alcuni amici docenti nelle scuole superiori mi restituiscono fatiche e momenti di vera e propria crisi nei ragazzi (chiaro, per accorgersene non basta entrare in classe a far lezione… occorre una relazione umana di un certo tipo con loro!); i fondi regionali per l’aiuto psicologico agli adolescenti sono praticamente già esauriti.. ad ottobre!

Creare una nuova routine. Instaurare una relazione personale

Le fatiche non mancano, insomma. Non solo: i ragazzi di questa età hanno una loro “routine” che, quando si interrompe, difficilmente riprende come prima.

I giovani, nei lunghi mesi trascorsi, hanno trovato altre modalità per stare insieme, poi pian piano si sono incontrati nuovamente, scoprendo la casa di uno, un bar dove vengono accolti bene, un angolo del paese poco frequentato dove trovarsi a chiacchierare ecc.

Non è semplice intercettare questi ragazzi, occorre stabilire una relazione personale che superi un semplice messaggio sul gruppo Whatsapp. Gli educatori, nel tempo della pandemia, per quanto hanno potuto (anche loro hanno sofferto!) sono stati vicini ai ragazzi: ora si tratta, con pazienza, di ritessere con pazienza la ragnatela delle relazioni con gli adolescenti.

Il bisogno di condividere esperienze e storie di vita vera

Un altro aspetto è chiaro: i ragazzi hanno un bisogno enorme di condividere esperienze e storie di vita vera, di fare qualcosa insieme.

Il gruppo adolescenti non può configurarsi come un’ulteriore ora di scuola: ne hanno a sufficienza! Ci sembra, invece, che abbiano bisogno di vivere la realtà, di essere tolti dal virtuale  e dall’ “online”, di impegnarsi insieme in qualcosa che sentano veramente loro e percepiscano come buono per tutti.

Perché dovrebbero venire proprio all’oratorio?

Su questo, il lavoro sull’informalità sarà decisivo: lì emergono idee, sogni, speranze, desideri. La domanda che ci deve guidare, come spesso ripeto negli incontri con gli educatori, non deve essere: “Perché non vengono? Perché ne vengono pochi?”, ma “Perché dovrebbero venire proprio in Oratorio?”.

La sfida è far sì che i ragazzi vengano volentieri per la qualità delle relazioni che vivono, per l’ascolto che trovano, per la possibilità di inventare, di sbagliare e ripartire, insieme a persone più adulte che li incoraggiano e li accompagnano.

E allora ripartiamo, innanzitutto ricordando che, da quei cancelli, non entrano “quelli del primo, secondo.. quinto anno” di Grumello o Telgate, ma.. Francesco, Vittoria, Giulia, Alessandra, Rebecca, Linda, Erica, Alessandro, Pape, Elisa, Fabio, Roberto, Filippo, Luca, Angelo, Nicolas, Giulia, Francesca, Vladimir, Michele, Giorgia… i nostri ragazzi, con i loro nomi, le loro storie..