Papa Francesco: “Gli anziani sono le nostre radici, se potete teneteli in famiglia”

Vaticano, 3 novembre 2021: udienza generale di Papa Francesco in Aula Paolo VI - foto SIR/Marco Calvarese

“Non trascurarli, e se potete averli in famiglia non mandateli fuori”. È l’appello a braccio del Papa per gli anziani, al termine dell’udienza di oggi, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Gli anziani sono le nostre radici, non trascurateli”, ha proseguito Francesco a braccio. Poi gli auguri per il tempo di Avvento, che “ci invita a prepararci al Natale, accogliendo senza timore Gesù Cristo che viene in mezzo a noi”.

“Se gli spalanchiamo la porta della vita, tutto acquista una luce nuova e la famiglia, il lavoro, il dolore, la salute, l’amicizia, diventano altrettante occasioni per scoprire la sua consolante presenza, presenza di Emmanuele che vuol dire Dio con noi e per testimoniare questa sua presenza agli altri”, ha assicurato il Papa: “Prepariamoci così, allargando il cuore per il Natale”, l’invito ancora fuori testo.

Francesco ha salutato inoltre gli Istituti religiosi femminili che celebrano il loro Capitolo Generale: le Suore di San Giuseppe di Chambéry, le Suore Missionarie del Catechismo, le Suore Missionarie dell’Apostolato Cattolico e le Suore Ospedaliere della Misericordia. “Sono brave queste suore”, l’omaggio a braccio.

“Molto spesso la nostra vita non è come ce la immaginiamo”

“Molto spesso la nostra vita non è come ce la immaginiamo”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla figura di San Giuseppe, “uomo giusto” e promesso sposo di Maria.

“Soprattutto nei rapporti di amore, di affetto, facciamo fatica a passare dalla logica dell’innamoramento a quella dell’amore maturo”, l’analisi di Francesco, sulla scorta della storia di Maria e Giuseppe, “due fidanzati che probabilmente hanno coltivato dei sogni e delle aspettative rispetto alla loro vita e al loro futuro. Dio sembra inserirsi come un imprevisto nella loro vicenda e, seppure con una iniziale fatica, entrambi spalancano il cuore alla realtà che si pone loro innanzi”.

“La prima fase è sempre segnata da un certo incanto, che ci fa vivere immersi in un immaginario che spesso non corrisponde alla realtà dei fatti”, ha spiegato il Papa: “Ma proprio quando l’innamoramento con le sue aspettative sembra finire, lì può cominciare l’amore vero”. “Amare infatti non è pretendere che l’altro o la vita corrisponda alla nostra immaginazione”, il monito di Francesco: “Significa piuttosto scegliere in piena libertà di prendersi la responsabilità della vita così come ci si offre. Ecco perché Giuseppe ci dà una lezione importante, sceglie Maria a occhi aperti”.

“I fidanzati cristiani sono chiamati a testimoniare un amore così, che abbia il coraggio di passare dalle logiche dell’innamoramento a quelle dell’amore maturo”, l’indicazione di rotta del Papa: “Questa è una scelta esigente, che invece di imprigionare la vita, può fortificare l’amore perché sia durevole di fronte alle prove del tempo”.

“Vincere la tentazione di chiudersi nel dolore”

“Quanto è importante per ciascuno di noi coltivare una vita giusta e allo stesso tempo sentirci sempre bisognosi dell’aiuto di Dio! Per poter allargare i nostri orizzonti e considerare le circostanze della vita da un punto di vista diverso, più ampio”.

Lo ha esclamato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alla figura di San Giuseppe come “uomo giusto” e promesso sposo di Maria. “Tante volte ci sentiamo prigionieri di quello che ci è accaduto”, ha osservato Francesco: “ma proprio davanti ad alcune circostanze della vita, che ci appaiono inizialmente drammatiche, si nasconde una Provvidenza che con il tempo prende forma e illumina di significato anche il dolore che ci ha colpiti”.

“La tentazione è chiuderci nel dolore, e questo non va bene, porta tristezza, amarezza: il cuore amaro”, ha aggiunto il Papa a braccio. La storia di Giuseppe, a questo proposito, è emblematica: quando ha appreso che Maria era incinta, “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto”, ha ricordato.

“Per comprendere il comportamento di Giuseppe nei confronti di Maria, è utile ricordare le usanze matrimoniali dell’antico Israele”, ha spiegato il Papa: “Il matrimonio comprendeva due fasi ben definite. La prima era come un fidanzamento ufficiale, che comportava già una situazione nuova: in particolare la donna, pur continuando a vivere nella casa paterna ancora per un anno, era considerata di fatto moglie del promesso sposo. Ancora non vivevano insieme, ma erano sposi. Il secondo atto era il trasferimento della sposa dalla casa paterna alla casa dello sposo. Ciò avveniva con una festosa processione, che completava il matrimonio. In base a queste usanze, il fatto che «prima che andassero a vivere insieme, Maria si trovò incinta, esponeva la Vergine all’accusa di adulterio. E questa colpa, secondo la Legge antica, doveva essere punita con la lapidazione”.