Un comò di famiglia, ricordo della venerabile suor Dositea Bottani

Nei giorni scorsi è giunta dal Vaticano la tanto attesa notizia che papa Francesco, ratificando la decisione della Congregazione per la Causa dei Santi, ha proclamato venerabile la suora Dositea Bottani, già Superiora generale delle Suore Orsoline di M.V.I di Gandino.

La Madre Dositea, nata alla Pianca di San Giovanni Bianco il 31 maggio 1896, morì a Bergamo il 2 settembre 1970. Nel 1991 si è aperta la fase diocesana del processo di canonizzazione, conclusasi favorevolmente nel 1996 con una solenne cerimonia presieduta dal vescovo Roberto Amadei nella chiesa di Sant’Alessandro della Croce a Bergamo.

La causa è proseguita in Vaticano e finalmente si sta concretizzando con la proclamazione di venerabilità di Madre Dositea, il primo e importante gradino verso la beatificazione.

Questa notizia mi offre lo spunto per un ricordo personale. Madre Dositea è parente della mia famiglia, che a molto legata a lei e ha seguito con partecipazione la sua vicenda spirituale e umana, venendo anche coinvolta nella predisposizione dei documenti richiesti dalle norme canoniche. 

La storia di famiglia nel comò artigianale in noce

Diversi anni fa, accompagnando le Suore Orsoline a visitare la sua casa natale, ci era stata mostrata la sua camera da letto, arredata con un bel comò artigianale in noce, realizzato alla fine dell’Ottocento da suo zio Felice Bottani, bisnonno di mio marito, che faceva il falegname. La sua firma a matita si può ancora leggere all’interno del primo cassetto. 

In seguito abbiamo saputo che il comò era in vendita e ci siamo dati da fare per portarlo a casa. Per la verità ci è costato parecchio, assai più del suo valore materiale, ma noi abbiamo privilegiato quello affettivo e adesso il comò fa bella mostra di sé nella nostra camera.

Una forma inconsueta, uno stile semplice

Ha una forma un po’ inconsueta rispetto agli stili propri dell’epoca: è composto da quattro cassetti, di cui il primo è più piccolo degli altri tre, è decorato con losanghe in legno, poggia su piedini torniti a mano e presenta le mostrine delle serrature in argento; ogni cassetto scorre su delle guide a rotelle.

Spesso mi soffermo a guardarlo e penso alla sua storia: avrà certamente custodito qualche prezioso lenzuolo di lino ricamato a mano a intaglio dalle donne di famiglia e anche dalla giovane Domenica (o Minichina, il nome di battesimo di suor Dositea). La storia di una famiglia povera e semplice, fondata su sani principi e timorata di Dio.