Un rientro a scuola surreale. C’è bisogno di nuovo entusiasmo

Che strano, questo rientro. Non è un rientro alla normalità, non è un tornare a fare ciò che si faceva prima. Non è un reinventarsi e nemmeno un nuovo adattarsi. E’ qualcosa di diverso.

E’ un po’ come se fossimo tutti stanchi di dover parlare dei soliti faticosi argomenti, ma al contempo fossimo impossibiliti a inventarcene di nuovi. Come se ci trovassimo sospesi in una bolla di sapone.

I miei bimbi sono tornati a scuola in un’atmosfera surreale. Che peccato, speravo davvero che pian piano si sarebbe riusciti a portare una ventata di energia bella, di entusiasmo, di vita, tra le mura scolastiche. E invece a ogni ripartenza sembra che si torni indietro.

C’è la didattica a distanza (che ora si chiama Didattica Digitale Integrata, così fa meno brutto) che come un fantasma attende paziente e tenace dietro la porta di ciascuna classe. Su Classroom è già tutto predisposto, riportiamoci ogni giorno a casa libri e quaderni che non si sa mai.

C’è la diffidenza verso l’altro. Guardi tuo figlio che gioca con i coetanei, ti chiedi se sia il caso di ribadirgli di tenere bene addosso la mascherina. Poi pensi che quella benedetta maschera è parte integrante della sua faccia per otto ore al giorno, e a sette anni ha tutto il diritto di poter giocare e correre libero almeno al parco. Ha tutto il diritto di abbracciare, baciare, sorridere, imbronciarsi. Incroci le dita, speri. E ringrazi che, almeno nei bambini più piccoli, resti ancora la spontaneità dei gesti.

“Mamma, posso invitare Andrea, Marco e Luca a casa per una merenda?”

“Tommy, lo faremo di sicuro, ma non ora. Lasciamo passare qualche settimana ancora, dai”.

“Ma uffaaaa”.

Uffa sì. Uffa vorrei tanto dirlo anche io. Oggi, mentre aspettavo che i miei figli uscissero da scuola, parlavo con gli altri genitori. “Guarda, lasciamo perdere. Io ho un figlio in Dad e l’altro no. Col lavoro non so come fare”, “Nella B la metà dei bambini è assente”, “Noi siamo appena usciti da venti giorni da incubo, positivi a turno, non stavamo male ma non se ne veniva più fuori. E per fortuna che siamo tutti vaccinati”. “Mia figlia, alle superiori, sperava tanto di partire per uno scambio culturale, ma ora come ora non si sa ancora nulla, tutto è in forse, tutto resta lì”.

Mah, io so solo che vorrei tanto poter parlare d’altro. Mi rimbocco le maniche, guardo con ottimismo ogni giorno che comincia, faccio del mio meglio per viverne tutto il bello. E continuo a sperare che la scuola possa riuscire ad uscirne al più presto. Da questi anni sospesi, da questi blocchi che cancellano la voglia di fare e le belle iniziative. C’è immenso bisogno di entusiasmo e propositività. Soprattutto tra i più giovani.