Verso l’estate, con tante speranze. La pace si costruisce anche al Cre

Cre 2022

Mentre scorro le immagini del cellulare che parlano di devastazione, morte, minacce di ricorso alle armi nucleari, insieme a gesti di umanità splendidi, dall’accoglienza alla raccolta di cibo, farmaci, coperte, aspetto i primi ragazzi che si iscriveranno come animatori al prossimo CRE.

Da quest’anno, come era tradizione prima della pandemia, riprendo la “chiacchierata”: un momento di colloquio personale con ciascun aspirante animatore, per ascoltare, rilanciare rispetto a quanto osservato lo scorso anno o introdurre al nuovo ruolo chi si affaccia per la prima volta all’esperienza.

Mi trovo presso la segreteria dell’Oratorio di Grumello. La prima a iscriversi è Vittoria, classe 2006, che vivrà il suo secondo CRE da animatrice, seguita da due ragazzi del 2007, Andrea e Luca, che si metteranno in gioco in questa avventura per la prima volta con la maglia con la scritta “animatore”.

La guerra uccide le speranze dei piccoli e dei grandi

Apparentemente le due attività, lo scorrere le immagini per leggere le ultime notizie sul dramma della guerra in Ucraina e i colloqui con i futuri animatori, non hanno alcun rapporto tra loro. Per me, invece, non è così. C’è la guerra, ed è vicina. La guerra uccide, non solo i corpi, ma le speranze di bambini, ragazzi, uomini e donne.

Guardo i volti degli adolescenti che ho di fronte e mi dicono di volersi impegnare, mi garantiscono che ce la metteranno tutta perché sia, per i bambini e per loro, una bella estate.

E mi convinco che quello che io, come prete e come cittadino, posso fare in questo momento contro la guerra, oltre alla preghiera, è questo: costruire esperienze buone con i nostri ragazzi.

La pace, che è molto di più della semplice assenza di guerra, si costruisce a partire dalle piccole cose, dai momenti insieme, vissuti nell’informalità, nei quali si fa esperienza di relazioni buone, autentiche, sincere.

Stare con i ragazzi: l’urgenza educativa di oggi

Preparare le attività estive con i ragazzi, allora, proprio alla luce dei venti di guerra che si aggiungono a una situazione già pesante per via dei due anni che abbiamo vissuto, è di vitale importanza non solo per il presente, ma anche per il futuro.

La scorsa settimana, nella riunione dei sacerdoti responsabili di pastorale giovanile, abbiamo parlato di adolescenti, ci è stata presentata una situazione non facile di questa fascia d’età nel tempo di (fine) pandemia.

Diversi aspetti li conoscevamo, vivendo negli oratori, ma altri sono stati opportunamente approfonditi, sia condividendo studi di psicopedagogisti sia semplicemente mettendoci al corrente che i fondi per l’assistenza psicologica disponibili per la fascia adolescenziale sono esauriti, a causa del numero elevato di accessi ai servizi. 

Questo mi ha ridetto l’urgenza di incrementare l’impegno nella cura di questi ragazzi: stare con loro e fare il possibile perché possano tornare a vivere una vita definibile come “normale” è l’urgenza educativa di oggi. È decisivo: il futuro sarà nelle loro mani e la pace il frutto di scelte di cura che noi adulti siamo chiamati ad agire oggi nei loro confronti.