Sebastiano. Quando le parole non cadono nel vuoto

Seba Nembro

Introduzione:

“I fatti non esistono, solo interpretazioni” scriveva alla fine del 1800 Friedrich Nietzsche. Ma non tutte le interpretazioni sono veritiere. E non sono mai innocue. La vicenda di Sebastiano Foresti, ventenne da alcuni anni impegnato nella redazione del mensile Il Nembro Giovane, restituisce la forza delle parole quando sanno essere sagge e la loro capacità di sostenere la vita degli altri in un momento di difficoltà. 


La storia:

Da qualche mese Sebastiano si è trasferito a Bologna. O meglio, nelle vicinanze della città visti i prezzi altissimi degli affitti richiesti agli studenti universitari. Si è iscritto a Lettere classiche dopo aver terminato il liceo classico perché la cultura, la lingua e la forza delle idee sono il suo pane quotidiano fin da piccolo. Sebastiano è il ragazzo colto nella redazione de Il Nembro Giovane.

Alle riunioni di gruppo si presenta sempre carico di spunti e riferimenti curiosi: conosce i fatti del mondo perché è attento all’attualità, ricorda alla perfezione le frasi celebri degli autori di cui si nutre avidamente, suggerisce richiami al cinema e all’arte con un’elasticità rara. E fa tutto questo con grande ironia e leggerezza, senza mai vestire i panni del primo della classe.

È entrato nella redazione del periodico già a 15 anni. Il Nembro Giovane, o come lo conoscono tutti “NG”, è un mensile realizzato dai ragazzi dell’Oratorio di Nembro con incredibile puntualità ininterrottamente dal 1993.

Per la verità si tratta di un inserto allegato al notiziario parrocchiale “Il Nembro” ma agli occhi dei più giovani è una vera e propria opera letteraria. Il suo promotore, Rodolfo Rigon, aveva immaginato di poter consegnare ai ragazzi le competenze lavorative acquisite in tanti anni di esperienza nel campo della pubblicità.

Sentiva che i più giovani avrebbero potuto così raccontare a tutti, anche alle generazioni più adulte, il loro modo di intendere la realtà. Il progetto prevedeva un intenso lavoro di redazione con momenti di formazione, confronto e correzione reciproca. Tutto doveva avere la professionalità tipica di un lavoro serio: puntualità e precisione, strumenti adeguati, divisione dei ruoli, approfondimento meticoloso di ogni informazione, progettazione di nuovi traguardi da raggiungere.

Nel corso del tempo NG si è guadagnato la stima di tanti lettori che apprezzano la freschezza e la spontaneità dei ragazzi e delle ragazze che impugnano la penna, o digitano freneticamente sulla tastiera. Sebastiano li rappresenta tutti: gli editorialisti, gli intervistatori, i curatori delle rubriche e perfino i grafici e gli illustratori che nel corso del tempo hanno fatto vivere il giornale. 

Seba Nembro oratorio

Il numero tradizionalmente esce il terzo venerdì di ogni mese e raggiunge tutte le cassette della posta del paese grazie al prezioso servizio di una cinquantina di volontari e volontarie. La consapevolezza del valore che la comunicazione ha in una comunità porta questi insoliti postini anche a suonare i campanelli per invitare alla lettura. 

Nel marzo 2020 l’uscita di NG sembra però impossibile: erano proprio quelle le settimane più crudeli della pandemia da Covid19 e l’attenzione di tutti era rivolta al dramma sanitario, alla vita interrotta dalla necessità di restare chiusi in casa e alla privazione delle relazioni interpersonali, se non mediate da uno schermo.

I mezzi di informazione costringevano tutti a fagocitare quantità inaudite di informazioni di ogni genere e tipo. Più si era aggiornati sui fatti e più si era terrorizzati dal dramma che si stava consumando. A distanza di tempo qualche esperto ha suggerito che oltre alla pandemia dovuta al virus si era vittime di una ”infodemia”.

Ecco perché, con ancora più determinazione, Sebastiano e gli altri membri della redazione hanno deciso di realizzare un numero speciale di NG: sarebbe uscito all’inizio di aprile solo in formato digitale e lo si sarebbe inviato a conoscenti, parenti e amici attraverso la moltitudine di mezzi di comunicazione che ormai riempivano la vita quotidiana della maggior parte delle persone.

Doveva essere un numero speciale non solo per il formato: era il numero nato a casa, frutto del confronto a distanza in un momento inatteso e spiazzante della vita. Avrebbe raccolto gli spunti dei giovani per leggere il momento presente con altri criteri, complementari o alternativi a quelli ridondanti della comunicazione di massa. E poi quello sarebbe stato il numero di Pasqua, un prolungato e approfondito biglietto di auguri da consegnare alla comunità ferita in attesa di motivi di speranza.

“Tempi duri” è il titolo che Sebastiano ha dato al suo articolo: l’editoriale, in prima pagina. La sua riflessione si fa carico della sofferenza comune a tutti in quelle terribili settimane di morti, solitudini, paure. Ma prova a guardare la realtà in modo globale e fuori dagli stereotipi: cita la tenacia e la generosità delle persone che si sono fatte carico, come potevano, della vita degli altri; riflette sul valore di essere parte di una comunità e in profonda connessione con tutti; accenna all’inesauribile questione del male e restituisce valore alla serietà della speranza

Tempi duri arrivano per tutti. Portano con loro tanta fatica e tanta sofferenza, sono ingiusti e inaspettati, non obbediscono a nessuna legge umana, sgusciano via dalle nostre dita quando crediamo di averli in pugno, si approfittano dei nostri errori, cinici, colpiscono senza rimorso, attaccano senza onore. Ma c’è sempre una luce in fondo al tunnel, un motivo per sperare nel domani, una meta da raggiungere”.

da Sebastiano Foresti “Tempi duri”. Il Nembro Giovane, aprile 2020

Le sue sono parole sincere e profonde tanto che il Sindaco di Nembro Claudio Cancelli, in uno dei suoi messaggi serali alla popolazione consegnati tramite un apprezzatissimo servizio telefonico, le cita invitando la popolazione a leggere lo speciale appena pubblicato. L’articolo di Sebastiano offre al primo cittadino l’occasione per indicare a tutta la popolazione la forza della solidarietà di tutta la comunità: “In questo momento, ogni giorno, continuiamo a scoprire la ricchezza e la varietà generosa di tutte le componenti di Nembro. Ognuno fa la sua parte, senza bisogno di essere chiamato da qualcuno, ma spontaneamente. Non è una bellissima notizia? Direi proprio di sì.”

“La terra è un solo paese. Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino”.

Frase attribuita a Seneca

L’umanità abita la terra non nella forma di individui solitari e in lotta fra loro, ma come comunità che tentano di essere unite e fraterne. Come scrive Seba: “Nella miseria, bisogna ammetterlo, viene fuori un qualcosa di noi che dovrebbe essere sempre sotto l’occhio di tutti, ma giace di solito sepolto dal nostro egoismo. La solidarietà, la comunità, quella strana sensazione che ci dice che siamo tutti sulla stessa barca, come diceva Seneca”.

Unità, coesione, solidarietà crescono con le buone parole: atti di comunicazione non servono solo per organizzarsi. Riflessioni condivise consentono di appropriarsi del vissuto e di smarcarsi dal pensiero dominante o dallo schiacciamento sul presente.

La buona comunicazione apre la mente ad altri punti di vista sulla stessa realtà e autorizza ad agire in modo creativo e utile. Che siano i più giovani a ricordarlo con il loro lavoro è veramente “una bellissima notizia”. 


Commento:

Spero che ti potrò confidare tutto,
e spero che sarai per me un gran sostegno.

Anna Frank, Il Diario, 12 giugno 1942

Esprimersi è un bisogno dei giovani. Ascoltare un dovere degli adulti. 

Normalmente i rapporti sono invertiti: si chiede a chi fa parte della nuova generazione di vestire i panno dell’alunno, dello studente, dell’apprendista, del discepolo e non certo quelli del maestro.

E si attribuisce a chi ha maturato competenze e consapevolezza di sedere in cattedra, dettare legge, istruire e orientare il cammino di vita degli altri.

Le società tradizionali attribuivano all’anziano il dono della saggezza e la Chiesa ha chiamato esattamente con questo termine coloro che conducono le comunità: i presbiteri. Ma forse è arrivato il tempo di mescolare le carte e rivedere la netta distinzione di ruoli che la storia ci consegna. 

Sono passate 1000 generazioni
Dai rockabilli punk e capelloni
I metallari paninari e sorcini ed
Ogni volta gli stessi casini
Perché i ragazzi non si fanno vedere
Sono sfuggenti come le pantere
E quando li cattura una definizione
Il mondo pronto a una nuova generazione

Jovanotti, Non m’annoio

Innanzitutto è una vera e propria esigenza vitale per i giovani il doversi esprimere, tanto che il cambiamento generazionale si misura sulla base delle espressioni tipiche di un’epoca. I nuovi giovani cambiano le parole chiave di chi li ha preceduti, gli stili musicali, l’abbigliamento, le forme d’arte e di musica. Per capire che mondo si prospetta all’orizzonte il più delle volte basta osservare con una certa attenzione quali sono i messaggi che rapiscono i ragazzi e le ragazze di un certo tempo.

“Cari amici, vedo in voi le “sentinelle del mattino” in quest’alba del terzo millennio. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. […] Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario”. 

Giovanni Paolo II, Giornata Mondiale della Gioventù, Tor Vergata 19 agosto 2000.

Ecco perché il primo compito degli adulti, degli educatori  e quindi anche della Chiesa è quello dell’ascolto. Cosa si muove nel loro cuore? Cosa stanno capendo del mondo nel quale sono immersi? Quali sogni e quali paure recepiscono? Non esiste dialogo senza reciproco ascolto, non c’è rispetto che non conduca alla conoscenza dell’altro, non c’è futuro se non si condivide un comune punto di partenza. Certamente la comunicazione va educata, istruita, resa ricca ed efficace. L’intuizione che ha dato origine all’esperienza de Il Nembro Giovane non perde la sua genialità nemmeno a distanza di tanti anni: dare parola ai giovani chiedendo loro di rinunciare all’istintività e al pressapochismo. Dire bene per fare bene. 

Uno spazio di sperimentazione per confrontare pensieri

NG rappresenta un laboratorio, uno spazio di sperimentazione nel quale i ragazzi si possano misurare con i loro stessi pensieri e immediatamente con quelli degli altri seduti attorno allo stesso tavolo. Solo in un secondo momento assume la forma di una pubblicazione che si propone di estendere il dialogo al pubblico dei lettori, di ogni età. 

Oggi la carta stampata vive una profonda crisi dovuta alla pigrizia di molti che non amano leggere e all’insensibilità verso il dovere di approfondire le notizie; resta schiacciata dal moltiplicarsi di strumenti e tecnologie capaci di essere più accattivanti, fruibili e veloci. Ma non è in crisi il bisogno dei giovani di raccontare e raccontarsi e non è tramontato il dovere della comunità adulta di entrare in sintonia con loro. 

Molti sono i limiti del mondo delle informazioni che è oggi più che mai è sovraffollato di messaggi, confuso e a volte utilizzato in maniera strumentale e privato di verità. Sono esagerate la violenza di certi linguaggi, la volgarità e l’aggressività di alcuni canali comunicativi frequentati da giovani e giovanissimi. Spesso gli adulti sono estraniati dai luoghi-non luoghi nei quali i più giovani fanno circolare tendenze, mode, idee. Proprio lì sta la sfida dell’ascolto e del dialogo per la Chiesa che esiste esattamente per consegnare al mondo un messaggio di verità e di vita. 

Una comunità con dei giovani allenati a ben pensare e ben comunicare ha una ricchezza necessaria per vivere. Quanto spazio di espressione e quali interlocutori ci sono nella Chiesa per i giovani, oggi?

Leggi anche la storia di Alessandro e ascolta la prima puntata del podcast qui.