Alla Mensa dei Cappuccini la speranza si coltiva in piccoli gesti quotidiani. Come le piante di pomodoro

Pianta di pomodoro

Maggio è il mese della primavera, tutto sboccia, tutto profuma, tutto chiarisce… è primavera e le rose stanno sbocciando in tutto il loro splendore e, le piante di pomodoro sembrano promettere bene… 

Ogni sera le osservo e cerco di liberarle da quei getti che,  se non si tolgono, rischiano di affaticare la pianta fino a impedirle di dare frutto… e mentre do un’ultima occhiata a tutto ciò che sta per sbocciare, passo quasi d’istinto la mano al naso e sento quell’odore della pianta di pomodoro la quale, al primo momento, sembra essere forte, troppo forte…  togliendo poi la mano dal naso e ti accorgi che è un odore che assume una certa delicatezza, quella di un frutto che, a suo tempo, sarà in grado di nascere e crescere, una volta ben germogliato…

L’odore della pianta di pomodoro accompagna questo tempo, un tempo che sembra essere così lungo e così cupo, un tempo caratterizzato dall’orrore e dall’assurdità di una guerra, troppo lunga e troppo assurda… un tempo che ha le caratteristiche di un odore forte, troppo forte, di quelli che danno fastidio e che ti fanno stare male… 

E in queste settimane, nella nostra mensa, c’è stato profumo di vita, di generosità,  di passione, di autenticità e di tenerezza… piccoli semi hanno trovato spazio in un terreno fatto di muri gialli e bianchi… vari segni di generosità, come la mamma di un ragazzo diversamente abile che ha vinto un uovo di Pasqua da 10 kg e ha deciso di donarlo alla mensa, il tutto accompagnato da una frase che svela la grandezza dei piccoli: “non ho mai vinto nulla nella mia VITA ed è la prima volta che mi capita, ma per noi questo è troppo, e così lo regalo a voi che siete in tanti…” 

E poi i giovani di alcuni istituti scolastici, semi meravigliosi di speranza i quali, accompagnati dai loro docenti, hanno riempito la sala di entusiasmo e di bellezza… sì, perché quando vedi ragazze e ragazzi, spesso eccessivamente criticati, passare con cura e delicatezza un piatto o nell’accompagnare una persona che fatica a camminare, ti accorgi che l’ultima parola non è la guerra, ma proprio la BELLEZZA…

E poi i bambini, sì, i piccoli, quelli che Gesù presenta come esempio per entrare nel Suo Regno, quei piccoli che ci ricordano l’arte della fiducia piena, della spontaneità di chi sa che dall’altra parte c’è un PADRE e una MADRE che ti amano per ciò che sei… quei piccoli capaci di gesti semplici ma di una portata spettacolare, come quelli di due amichetti, Alessandro e Martina, che in occasione della loro Prima Comunione decidono di regalare ai nostri ospiti una brioche ciascuno… Piccoli gesti, piccoli miracoli di condivisione accompagnati anche da un dolore profondo, perché da qualche mese la mamma di Martina non c’è più a causa di una grave malattia, ma che oggi, pur facendo un pochino fatica, l’abbiamo potuta riconoscere in quelle piccole mani le quali, accompagnate da un sorriso, donavano con gioia e spontaneità a chi avevano di fronte…

Gesti, incontri e sguardi, tracce di quotidiano, di VITA vera, colorata dai sorrisi e bagnata da lacrime di gioia e di dolore… semi che stanno dando frutto o frutti che stanno già venendo in tutta la loro generosità e freschezza, che stanno già colorando di quel sole, forse un po’ nascosto dietro le nuvole di maggio, ma che promette spiragli e luci di speranza…

E ti accorgi che l’odore della pianta di pomodoro assume una certa delicatezza, quella di un frutto che, a suo tempo, sarà in grado di nascere e crescere, una volta ben germogliato…