Economia, guerra e cambiamento. Irene Tinagli risponde ai giovani di Nembro

Durante la prossima estate l’Oratorio San Filippo Neri e il Comune insieme alla Biblioteca Centro Cultura di Nembro, alla Cooperativa Sociale Gherim, la redazione Il Nembro Giovane, Cascina solidale Terra Buona di Mondo di Comunità e Famiglia e altri soggetti nembresi, proporranno la terza edizione della rassegna “Migliori di Così”

Il terzo atto del “Festival delle Rinascite” è iniziato con la serata inaugurale di venerdì 20 maggio ore 20,45 all’Auditorium Modernissimo di Nembro, con un dialogo con l’eurodeputata Irene Tinagli, il cui stringente argomento è l’economia, legata al filo conduttore del Festival di quest’anno, il cambiamento. 

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Abbiamo intervistato Irene Tinagli, economista, vicesegretaria del Partito democratico, eurodeputata al Parlamento europeo per il Partito Democratico dal 2019 e presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo. 

  • Onorevole Tinagli, che cosa succederà a breve termine all’economia italiana con la guerra in Ucraina, soprattutto per il fatto che non se ne vede ancora la fine? 

«Quello che stiamo vedendo già dai dati: c’è un rallentamento della crescita, che era molto più sostenuta nel 2021. Però siamo ancora in terreno positivo, quindi la situazione è da monitorare con grande attenzione. Penso sia importante fare quello che sta facendo il governo Draghi, cioè dare sostegno, aiuti alle famiglia e alle imprese che sono ora in maggiore difficoltà per via dei costi delle bollette energetiche».

  • L’inflazione è alle stelle. Come rassicurare i consumatori italiani? 

«Chiaramente è un elemento di preoccupazione per tutti, anche per la politica e per il governo Draghi. Rispetto a esperienze del passato, abbiamo imparato lezioni importanti, mi sembra che ci sia molta più consapevolezza e voglia di intervenire con tempestività, di quella che magari c’era in passato, come dicevo prima riferendomi ai provvedimenti del governo Draghi. Certo è che sono fenomeni molto difficili da gestire e da controllare, perché legati in larga parte a un fattore esogeno com’è la guerra in Ucraina. Queste strozzature degli approvvigionamenti sono molto difficili da controllare e alleviare, però l’accelerazione e lo sforzo che sta facendo il nostro governo insieme a quelli degli altri Paesi europei, per cercare di trovare una soluzione alla guerra, è una cosa che ci fa ben sperare. I governi si stanno attivando tutti, sia per le misure di sollievo per le famiglie sia per cercare delle soluzioni strutturali, perché purtroppo finché ci saranno anche queste condizioni geopolitiche sarà difficile tenere a bada l’inflazione». 

  • È possibile per l’Italia bandire il gas russo totalmente e in caso affermativo entro quanto tempo? 

«È possibile avendo un piano di uscita dalla dipendenza dal gas russo, che preveda sia una diversificazione delle fonti di approvvigionamento nel breve periodo sia soprattutto una forte accelerazione dell’investimento in tutte le fonti alternative e rinnovabili in cui dovremmo investire e accelerare semplificando tutti gli iter autorizzativi. I politici non amano dirlo, ma io lo dico volentieri, dobbiamo iniziare a immaginare un piano di risparmio energetico, perché noi stiamo arrivando da decenni di sprechi. Dobbiamo imparare tutti a fare un po’ meno, risparmiare negli uffici e dentro le nostre abitazioni, meno luce accese e meno condizionatori al massimo. Sono tanti gli esempi di riconversione del sistema produttivo. Tutto ciò richiede investimenti, non si può fare tutto in poche settimane, ma ritengo che ci si possa arrivare anche in tempi rapidi. Il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ci dice che nel giro di un anno e mezzo ci possiamo arrivare. Questo è uno degli effetti collaterali di questa guerra non del tutto negativi, che ci fa capire e ci fa accelerare su quello che avremmo dovuto fare anni fa». 

  • Dal 24 febbraio 2022 l’Europa e di conseguenza il mondo sono cambiati. Il conflitto in Ucraina ha ridisegnato la geopolitica del Vecchio Continente. Niente più paesi neutrali e la Nato ai confini della Russia può essere molto pericoloso e portare a conseguenze peggiori? 

«Fino a oggi il pericolo veniva dalla Russia quindi è il confine russo quello dal quale viene il pericolo, questo è importante ribadirlo, perché anche la fine della neutralità della Finlandia proviene dalla aggressività della Russia con la quale confina. La Russia si è dimostrata pericolosa per i Paesi confinanti, c’è un tentativo di espansione dei confini della Russia, quindi è la Russia che si sta espandendo non è la Nato. Questo è un tema che appare spesso nel dibattito, ma è la reazione di alcuni Paesi confinanti con la Russia, che di fatto hanno paura delle mire espansionistiche di Putin. Questo purtroppo è un dato con il quale dobbiamo fare i conti e queste mire espansionistiche della Russia temo che avranno ripercussioni anche successivamente, anche al di là della guerra in Ucraina, perché Putin ha iniziato già anni fa e non credo che si fermerà facilmente. La notizia di oggi è che Mosca ha bloccato il gas alla Finlandia, esempio di come la Russia stia usando lo strumento della forza, della violenza e delle minacce». 

  • Il cambiamento climatico è il tema economico più importante del prossimo decennio?

«Direi anche del prossimo secolo. Questo è un tema che noi dobbiamo affrontare con grande determinazione e grande serietà. Senza battute d’arresto. Il decennio che abbiamo davanti sarà decisivo per quanto riguarda investimenti e trasformazione. Quindi nei prossimi dieci anni dovremo fare davvero uno scatto di qualità nelle nostre risposte. Il cambiamento climatico è una questione molto seria, pensiamo alla crisi alimentare, che la guerra in Ucraina ha acuito ma che già c’era a causa della siccità nei Paesi più poveri. Oggi è la Giornata Mondiale delle Api e il cambiamento climatico contribuisce al fenomeno della moria delle api in modo determinante. Tanti sono i temi legati al cambiamento climatico, l’erosione delle coste, fenomeni estremi, estati sempre più calde, inverni sempre più asciutti, l’aumentare degli incendi e la diminuzione delle foreste, che noi non abbiamo voluto vedere ma sono andati avanti ugualmente. Ora è arrivato il momento di prendere provvedimenti. Sono contenta che l’Unione Europea si sia decisa a disegnare un percorso duro, drastico, che non tutti hanno accolto con entusiasmo. A Bruxelles siamo stati fatti oggetto di molte critiche anche da parte di gruppi politici più conservatori o da parte di lobbies di grandi gruppi. L’industria si dovrà riconvertire, ci sarà bisogno di fare molti investimenti, ma non possiamo continuare a chiudere gli occhi».

  • È opinione comune che tra le giovani generazioni e l’economia ci sia un rapporto di quasi estraneità. Che cosa ne pensa? 

«Effettivamente sono temi difficili, percepiti come troppo tecnici o troppo noiosi, e un po’ lo sono… Lo sforzo che cerco sempre di fare è quello di provare a raccontare nel modo più semplice possibile non solo i meccanismi e le specifiche tecniche, ma anche spiegare a cosa serve l’economia. Capire i meccanismi dell’economia ci aiuta a trovare delle soluzioni a problemi reali, quotidiani. Declinata nella nostra vita quotidiana e non solo studiata a tavolino, l’economia può essere uno strumento potentissimo per capire le conseguenze di alcuni fenomeni, per trovare le soluzioni, per capire quello che è fattibile, anche per inventarsi dei modi per risolvere dei problemi. Quindi economia chiave di lettura e uno strumento per trovare soluzioni. La scuola può invogliare gli studenti ad appassionarsi all’economia, che non è fatta solo di numeri aridi, ma è anche un modo per comprendere come sono fatte le società e come funzionano le comunità. Le attività economiche sono attività degli uomini per gli uomini e anche l’economia pubblica è uno strumento per soddisfare le esigenze delle persone di una comunità e dei Paesi. Se la si saprà raccontare in questo modo, anche le giovani generazioni si interesseranno all’economia».