A Casnigo “Com’eri vestita?” una mostra contro gli stereotipi della violenza di genere

« Com’eri vestita ? Avevi bevuto ? Che ora era ? Eri in giro da sola ? Perchè hai denunciato tre giorni dopo ? » Sono alcune delle domande improprie che vengono poste alle donne vittime di violenza. E proprio « Com’eri vestita ? » è il titolo della mostra inaugurata a Casnigo, presso l’ex Chiesa Santo Spirito, e visitabile fino al 29 maggio, che vuole sfatare lo stereotipo dell’aggressione dovuta a una provocazione.

La mostra è promossa dal gruppo Ideado di Casnigo, dall’associazione Fior di Loto di Gazzaniga (che si occupa di violenza contro le donne) e dal collettivo Donne Bergamo, con la collaborazione, tra gli altri, del Circolo Fratellanza, dell’amministrazione comunale di Casnigo e di Isacco Bosio per la grafica. 

La violenza è già nello sguardo di chi la mette in atto

« Di quale cultura sono figlie queste domande ? – ha chiesto Cinzia Bettinaglio, del Gruppo Ideado – ? Anche noi donne pensiamo che potremmo salvarci, se non bevessimo, se non fossimo troppo seducenti e via dicendo. Ma non è la vita che conduciamo, la situazione di quel momento, la fatalità, a renderci dlle prede, ma lo sguardo del predatore. Per lui non siamo più persone, ma prede, carne, oggetto di agguato. Non è una prospettiva individuale, ma una narrazione collettiva che continua anche dopo la violenza, la reitera con le sue domande che dicono ‘è colpa tua’. La vittima si ritrova così a doversi difendere due volte, vittima di un sistema che dopo la violenza la crocifigge di nuovo nei tribunali, nei titoli dei giornali, nei pensieri della gente comune. Questa mostra, con le sue diciassette storie, vuole  sfatare lo stereotipo dell’aggressione dovuta a una provocazione, che è il non detto di questa cultura. Noi invece vogliamo dirlo ». 

« Il nostro collettivo è nato tre anni fa, con un flash mob contro la violenza sulle donne intitolato ‘il violentatore sei tu’. Da quel momento abbiamo continuato ad incontrarci, per parlare di ogni forma di violenza che le donne subiscono, anche quella istituzionale, come l’applicazione della Legge 194 – spiega Edda Adiansi del Collettivo Donne Bergamo -. Abbiamo realizzato al riguardo un’indagine sugli ospedali e sui consultori di Bergamo, chiedendo a queste strutture pubbliche di essere più accoglienti verso le donne che si rivolgono a loro con questa richiesta. Per quanto riguarda la mostra, speriamo di poterla portare in altri luoghi, per creare maggiore consapevolezza. Ricordiamoci che fino al 1996 il reato di stupro non era contro la persona, ma contro la moralità pubblica. E ancora oggi la vittima nei processi di stupro deve dimostrare che non ha provocato il reato».

Fior di Loto: un percorso per riavere una vita migliore

« Le donne che arrivano da noi subiscono violenza domestica, da marito, compagno, ex partner – aggiunge Franca Campana, presidente dell’Associazione Fior di Loto, nata nel 2008 -, in una situazione famigliare dove ci si aspetterebbe sostegno, e non violenza. Arrivano molto confuse e sofferenti : il nostro compito è di accompagnarle e costruire al loro fianco un percorso per riavere una vita migliore, con l’aiuto di psicologhe e avvocate ».

« Quotidianamente si leggono notizie di questo tipo – ha concluso Franca Guerini, assessore alla Cultura del Comune di Casnigo -, è un tema caldo. E’ importante rivivere socialmente non solo dei momenti ricreativi, ma anche dei momenti di riflessione, è una speranza per una buona ripartenza, anche se la strada per le donne è ancora molto lunga ».

Varcando la soglia della mostra, saltano all’occhio i vestiti, appesi sopra pannelli, che raccontano le storie di queste donne vittime di violenza. Un pigiama, un paio di jeans con un maglione a collo alto, un tailleur, un vestitino estivo, jeans e maglietta, una tuta, vestiti completamente diversi gli uni dagli altri. Chi è stata violentata dal marito della coppia da cui era ospite per una notte, chi da un compaesano che, approfittando del fatto che fosse senza permesso di soggiorno, la violentava quando la moglie non era in casa. O ancora, una ragazza violentata dal datore di lavoro mentre faceva le pulizie in ufficio , un’altra violentata dal ragazzo della sua compagnia, considerato « lo sfigato » del gruppo, un’altra ancora da « un padre amorevole e un marito attento », di cui era babysitter dei figli. 

Storie in cui emerge anche il senso di colpa che accompagna queste vittime : « Non ha avuto pietà prima e nemmeno dopo, quando mi ha lasciata davanti a casa, piegata in due dal dolore e dalla vergogna » ; « provavo schifo, vergogna, ribrezzo, e mi interrogai a lungo sul moi comportamento e sui vestiti che indossavo : un vestito sotto il ginocchio a fiori » ; « Ricordo il soffitto sopra di me e un grande vuoto dentro, ripercorro la mia breve vita e vedo solo sofferenza », « Ogni notte, senza una parola, mi ha violentata e ogni notte ho pregato di morire ».

La mostra è visitabile nell’ex Chiesa Santo Spirito (Casnigo) fino al 29 maggio nei seguenti orari : venerdì 17.30 – 20.30 ; sabato e domenica : 10.00 – 12.00 ; 16.00 – 20.00.