Verdellino e Zingonia: unità pastorale nel segno dell’accoglienza

La parola d’ordine resta una sola, accoglienza. Le parrocchie sono due, Verdellino e Zingonia, impegnate in un cammino comune perché l’unità pastorale (Up), che ha mosso i primi passi nel 2014, non resti solo sulla carta ma cammini con le gambe, le mani, i volti della gente. È un’impresa impegnativa e coinvolgente in un territorio nel quale si trovano tante “singolarità”.

Lo racconta con precisione la relazione presentata dal Consiglio pastorale dell’Up al vescovo monsignor Francesco Beschi in una tappa del suo pellegrinaggio pastorale nella Cet (Comunità ecclesiale territoriale) 13. Sul territorio delle due comunità ci sono ottomila abitanti, circa duemila dei quali (il 25%) “di origine non italiana”: per il 23 per cento senegalesi, 20 per cento pakistani, 15 per cento marocchini e via via tante altre nazionalità.

Ci sono un asilo nido comunale, tre scuole materne, di cui una parrocchiale, due scuole primarie e una secondaria di primo grado. Per accogliere i ragazzi ci sono due oratori, gestiti da un’unica équipe educativa.

Due parrocchie con una storia diversa

“La parrocchia di Verdellino – sottolinea don Stefano Piazzalunga, parroco dell’Up -, si è staccata in tempi antichi da Verdello e ha conservato un assetto più tradizionale. Diverso il caso di Zingonia, fondata nel 1967 su un territorio che in quegli anni ha conosciuto un rapido sviluppo economico ed edilizio e da lì in avanti è stato interessato da diverse ondate migratorie, prima da altre zone d’Italia, soprattutto dal Sud, poi dal mondo. Il risultato è una realtà composita”.

Anche per questo creare un’unità fra queste zone con identità culturali così diverse, seppure confinanti, non è facile né automatico. “La diversità – sottolinea il Consiglio pastorale dell’Up, che è stato formato nel 2021 – può favorire un cammino generativo per la fraternità se ci si lascia stimolare e arricchire dall’originalità che c’è in ognuna delle due parrocchie”. Questo, però, come sottolinea don Stefano, può accadere solo come risultato di “un impegno concreto e quotidiano, che mette radici nelle relazioni personali”. Un laboratorio permanente di dialogo e di lavoro comune: “Qui è evidente – sottolinea don Lorenzo Cenati, coadiutore parrocchiale dell’Up – quanto sia importante la collaborazione e il dialogo tra persone di provenienze e di fedi diverse. Fratelli musulmani, ortodossi, protestanti, sikh, convivono in modo pacifico”.

La cifra dell’azione di questi ultimi anni, segnati in modo visibile dalla pandemia, “è la sperimentazione – prosegue don Stefano – di nuove forme di collaborazione, con l’auspicio di riuscire a creare un pensiero comune, unitario. I catechisti, per esempio, studiano insieme i percorsi da proporre ai ragazzi. I sacramenti e alcuni momenti forti – come la processione del Venerdì Santo e il Corpus Domini – vengono celebrati insieme per le due comunità”.

Alle Messe domenicali il 10% della popolazione

Alle Messe domenicali, chiarisce il Consiglio pastorale, partecipa più o meno il 10 per cento della popolazione. “A nostro avviso la pandemia ha fatto emergere con più evidenza una realtà di allontanamento da parte dei fedeli che già da tempo era presente. Ci rendiamo conto di come sia difficoltoso aiutare i fedeli occasionali a partecipare e vivere l’Eucaristia, quello che possiamo cercare di fare è rendere più partecipi, motivati, appassionati e consapevoli quelli che frequentano abitualmente, per far sì che il loro stile celebrativo risulti stimolante che per chi si affaccia saltuariamente”.

Zingonia, che don Lorenzo chiama in modo scherzoso “l’isola che non c’è”, sorge sul confine di cinque comuni (oltre a Verdellino anche Verdello, Ciserano, Boltiere e Osio Sotto) e viene spesso ritenuta una “estrema” periferia, in cui le situazioni di degrado prevalgono nell’immagine pubblica: “In realtà – sottolinea don Lorenzo – ci sono anche molte eccellenze, come la presenza del Centro Sportivo Bortolotti dell’Atalanta a Zingonia, le attività produttive che danno lavoro a migliaia di persone, due strutture sanitarie come il Policlinico San Marco e l’istituto di Neuroriabilitazione Habilita. Sono nate inoltre nel tempo diverse realtà e iniziative che si occupano del rinnovamento del territorio”. 

Ci sono realtà associative e di volontariato molto vivaci, numerosi gruppi di cui anche la parrocchia fa parte: “Anche da questo – conclude don Stefano – passa il nostro impegno per costruire insieme una comunità fraterna, ospitale e prossima, che sia davvero a servizio delle persone e sappia cogliere di ognuno le qualità migliori”.