Il rifugio Monte Alben, ponte tra le Orobie e le Ande grazie a tanti volontari

Dopo mesi dedicati ai lavori di ristrutturazione, il 1° luglio 2022 ha iniziato ufficialmente la sua avventura il rifugio Monte Alben, situato ai piedi dell’omonima montagna, nel territorio del Comune di Cornalba.
La sua gestione è in mano all’associazione di promozione sociale La Cordillera, che ha creato un forte legame di solidarietà tra Italia e Bolivia: i proventi derivanti dall’attività del rifugio sono infatti destinati a progetti missionari che si svolgono nelle Ande.
“Padre Antonio Zavatarelli, detto ‘Topio’, prete missionario sull’altopiano boliviano, ha sempre tenuto aperte le porte della missione a tanti giovani che intendevano spendere il proprio tempo nei progetti presenti a sostegno delle popolazioni locali – iniziano a raccontare alcuni giovani coinvolti -. Negli anni, l’amicizia tra i volontari si è rafforzata grazie anche alla partecipazione a campi di lavoro in Italia, con l’obiettivo di sostenere economicamente le missioni. Padre Topio, osservando la bella realtà che si stava creando in Italia, ha lanciato l’idea di realizzare un rifugio che fosse un punto di riferimento per chi torna dalla Bolivia e un trampolino per chi parte.

Per una serie di fortunate coincidenze, su suggerimento di Daniele, un volontario bergamasco attualmente in missione, è stata individuata la baita Piazzoli alle pendici del Monte Alben, per la quale il Comune di Cornalba (BG) aveva appena pubblicato un bando finalizzato alla trasformazione della baita stessa in rifugio”.
Ed è così che nel 2019 viene fondata l’associazione La Cordillera, costituita dai giovani volontari, a cui viene affidata la realizzazione del progetto. Nell’estate del 2020 sono stati avviati i lavori di ristrutturazione che hanno visto, anche nell’estate del 2021, tanti giovani volontari lavorare alla ristrutturazione della baita: c’è chi si è fermato per un mese, chi solo qualche giorno, ma sono state numerosissime le persone coinvolte.

Il rifugio viene gestito grazie alla turnazione di volontari che si occupano di tutti gli aspetti che un’attività come un rifugio richiede, dall’accoglienza degli escursionisti, alla ristorazione, alla conservazione dell’area attorno alla baita.
“Spesso chi passa al rifugio per un caffè e una fetta di torta chiede sempre ‘Ma quanti siete?’ – raccontano ancora i volontari -. A questa domanda non sappiamo mai dare una risposta. La rete dei volontari negli anni, infatti, si è allargata oltre alla stessa associazione, sono tanti gli amici che venendoci a trovare in rifugio si sono appassionati al progetto e si sono uniti in questa bella avventura di gestione o hanno regalato la propria professionalità per portare avanti i lavori di ristrutturazione I giovani volontari passati nelle varie estati di lavoro e che continuano a seguire il progetto arrivano da zone diverse, non solo dalla bergamasca, proprio perché il gruppo è ampio e le amicizie che sono nate fanno da ponte su tante zone: Genova, Gubbio, Trieste, Trentino alto Adige, Biella, oltre che la zona di Bergamo, Brescia, Brianza e Milano”.

Oltre che solidale, il rifugio Monte Alben vuole essere anche eco-sostenibile, con l’attenzione volta al rispetto del territorio montano.
“Questo ponte tra le Orobie e le Ande si pone l’obiettivo di essere un riferimento per giovani e amanti della montagna con un taglio volto a progetti sociali e comunitari.
Il sogno è di mantenere questo stile nei prossimi anni, in sinergia con il territorio della Val Serina e della realtà bergamasca in cui è immerso il rifugio”.