I bambini-soldato in Colombia, arruolati nella guerriglia di gruppi criminali

Hanno destato scalpore la notizia e le foto pubblicate il 17 agosto scorso, festa della bandiera boliviana: durante la cerimonia bambini incappucciati e con armi giocattolo a El Alto di La Paz, vestiti con “ponchos rojos”, come il gruppo di indigeni che in varie occasioni fu accusato di essere la milizia armata leale al lider cocalero Evo Morales. Ci viene alla mente la straziante verità e realtà dei bambini colombiani.

La guerriglia delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejercito del Pueblo) ha lasciato le armi nel 2016 dopo un accordo di pace con il governo, terminando cosi più di 5 decenni di conflitto civile. Però 6 anni dopo, pur essendo diminuita la violenza in generale, nelle zone rurali della Colombia succedono cose preoccupanti: gruppi delle FARC che non accettarono l’accordo, poi i paramiiitari di destra, nuovi gruppi criminali che allora nacquero e litigano tra loro per il territorio e, tutti, cercano nuove reclute.

Dopo tre anni della firma degli accordi 600 bambini sono stati reclutati da bande armate però, secondo esperti, è un numero di molto inferiore alla triste realtà. Sono le aree rurali e le più povere e quindi più deboli e più attaccabili, quindi i bambini indigeni i più vulnerabili. E se poi ci sono pure intolleranza o incomprensioni in famiglia, o nel pezzo di famiglia che rimane, a pagare sono i ragazzini e ragazzine.

Costretti a usare armi, uccidere e legare gente

“Abbiamo imparato a usare armi, – dice D.,13 anni -, a uccidere ed a legare gente, ho dovuto condurre una moto mentre uccidevano persone, se non lo facevo ti castigavano o ti uccidevano”. Il tribunale di giustizia provvisorio di Colombia dice che più di 18 mila bambini furono obbligati a unirsi alla guerriglia delle FARC durante un periodo di 20 anni.

E tutti sapevano che era una tattica ben conosciuta questa di reclutare bambini-soldati ed addestrarli. Ci sono comunità indigene che aiutano gli anziani a individuare i bambini vulnerabili ad essere reclutati o riscattarli dopo.

E, dice una dirigente indigena, la miglior forma di uccidere una popolazione è con l’arrivo di “pandillas” che mostrano sacchi di soldi, li distribuiscono e dicono ai ragazzi ed ai bambini di comperare ciò che vogliono. Quindi, dice un ex FARC, “mercenari pagati e non più una coscienza politica dove ti sacrifichi per qualcosa in cui credi”.

In quelle paradisiache vallate ci sono piantagioni di coca e marihuana, non tutte nascoste, molte al lato della strada .

In Colombia nel 2021 prodotte 972 tonnellate di coca

Gli accordi di pace dovevano frenare la produzione di cocaina, però continua ad aumentare. Secondo stime degli USA, la Colombia durante 2021 ha prodotto 972 tonnellate di coca, dieci anni fa erano 273.

Il kilogrammo di arance costa 15 centesimi, la coca o la marihuana decine e decine di volte più care. Il governo ha spinto , con incentivi, per la sostituzione volontaria delle coltivazioni di coca, ma, dicono in molti, ”non siamo narcotrafficanti” e sentono che “il governo stesso non ha mantenuto gli accordi, l’accordo di pace, sul foglio, era molto elegante, ci promisero tutto e non hanno mantenuto niente”. 

Giovani che per qualche centinaio di dollari si uniscono a queste bande, genitori che fanno parte delle guardie indigene che difendono le comunità dalle bande armate e che vedono i loro figli in queste bande, hanno paura di non vedere più i loro figli e si chiedono “.. in che cosa ho sbagliato, cosa ho fatto male?”.

Gustavo Petro, nuovo presidente della Colombia, ha promesso di “porre fine alla violenza, arrivare alla pace totale, per terminare con questa guerra eterna e perpetua e poter dare ai giovani opportunità per il loro futuro”.

Luciano Invernizzi