“Ho messo la pace in valigia”. Leggere per seguire rotte di speranza

Dedichiamo questo dossier, a ridosso di Ferragosto, ad alcune letture per l’estate per grandi e piccoli. Saggi per approfondire temi legati a fede, ambiente, arte e attualità. Spunti per aprire gli orizzonti approfittando dei ritmi rallentati di questi giorni.

“Quando la guerra scoppia fa un rumore fortissimo, come un palloncino che esplode all’improvviso”. Elena Pullé e Michela Minen hanno raccolto nel volume “Ho messo la pace in valigia” (ElectaKids) alcune storie a lieto fine di bambini ucraini.

Nella confusione delle notizie, nelle immagini che trasmettono i telegiornali, nei racconti dei genitori i bambini e i ragazzi non trovano alcun elemento rassicurante. “La guerra imbratta tutto come un enorme pennello pieno di vernice nera; sporca la realtà di buio e di paura”. Molto diversa la narrazione proposta in questo volume illustrato che spiega la guerra ma offre la prospettiva della pace, e chiarisce come i profughi ucraini “coraggiosi e pazienti come supereroi, non hanno più paura di quella vernice nera, e aspettano di tornare a casa”.

Le storie sono raccontate in prima persona, con un tono e un linguaggio che coinvolgono direttamente i lettori. Olga vive in un villaggio con i suoi genitori. Quando iniziano i bombardamenti decidono subito di scappare: indossa le scarpe e il giubbotto sul pigiama e sale in macchina, portando il gatto Mino nel suo trasportino col lucchetto.

È un viaggio verso l’ignoto, mentre tutta la sua vita rimane lì, perché non si può impacchettare in due valigie. Olga scopre che la frontiera è “il passaggio tra il prima e il dopo”. E in Italia “la vita del dopo è senza spari e piena di luce, è fatta di nuovi amici”.

Coinvolgente anche la storia dei bambini fuggiti dall’orfanotrofio di Kiev e accolti a Bologna, grazie all’aiuto di due volontari di un’associazione che per loro sono “supereroi”. Seguendo le tracce dei piccoli profughi, immedesimandosi nelle loro esperienze, i giovani lettori possono scoprire che “la guerra non ha un senso. Non ha un motivo, né una spiegazione. Quando la guerra se ne va torna una luce, che prima è debole, poi sempre più brillante e sicura”. Per guardare il futuro con un po’ di fiducia.