Box organi a Lallio: storie da cantare a testa alta con Coro Grigna, organo e fisarmonica

Storie da cantare a testa alta. Questo il titolo del concerto straordinario di giovedì 29 settembre, inserito nel cartellone dell’ottava edizione di «Box Organi. Suoni e parole d’autore», la rassegna ideata e diretta da Alessandro Bottelli e organizzata in collaborazione con la Parrocchia di Lallio, che ogni anno propone una serie di iniziative organistico-musicali legate tra loro da un tema conduttore unificante.

Alle ore 21, tra le volte della maestosa Chiesa Arcipresbiterale dei SS. Bartolomeo e Stefano, risuoneranno dunque le voci di tenori, baritoni e bassi appartenenti al Coro Grigna dell’Associazione Nazionale Alpini – sezione di Lecco, diretto da Riccardo Invernizzi. Una formazione nata nel 1958 grazie all’entusiasmo di Giuseppe Scaioli e di un gruppetto di amici appassionati di canto alpino. Composto quasi interamente da dilettanti, in maggioranza alpini in congedo, in poco tempo il coro si è imposto all’attenzione del pubblico per l’ottima qualità delle esecuzioni, evidenziata anche da una serie di incisioni discografiche artisticamente apprezzabili. In oltre sessant’anni di intensa attività ha eseguito più di 2000 concerti sia in Italia sia all’estero (Andorra, Austria, Belgio, Francia, Svizzera, Spagna, Ungheria e Vaticano).

Ma qual è il segreto del canto degli alpini, la sua diffusa popolarità? Per un alpino cantare non è solo intonare un testo. Cantare è esercitare il senso di unità e umiltà. Scrive Bedeschi: «Cantare è confondere la propria voce in mezzo alle altre, fare in modo che essa si perda amalgamata fra tutte le voci, è un sottoporre volontariamente all’anonimato la propria personalità, … all’interno del coro non c’è gara a prevalere, ma l’offerta di ognuno affinché il buon risultato sia collettivo. È quindi, in fondo, fare ciò che gli alpini hanno sempre fatto. In questo senso, il cantare per gli alpini è parte integrante e naturale dell’essere corpo, cioè essere una cosa sola».

Nei canti gli alpini rivivono momenti della loro storia. Il canto si fa ricordo. Si fa memoria. Quando nasce un canto degli alpini nasce una storia, che si carica di valori che trascendono dalla situazione particolare per caricarsi di messaggi universali. L’accurata selezione proposta nel corso della serata si apre con Alpini al reggimento, seguito da alcune canzoni che descrivono cosa significhi essere “alpino”, cioè uomo di montagna, chiamato a sopportare la durezza dell’ambiente impervio e a difendere le proprie contrade.

Vi sono poi i canti che richiamano direttamente alcuni momenti storici importanti per il corpo, ad iniziare da E la nave s’accosta pian piano, nato durante la guerra di Libia tra il 1911 e il 1912, passando dalla tragicità delle più aspre battaglie condotte nel corso della Prima guerra mondiale in Trentino, sul Monte Canino, sul Piave, ed ancora nella Seconda guerra mondiale, con l’esperienza delle campagne militari del fronte greco-albanese e del fronte russo.

Era una notte che pioveva racconta la condizione vissuta in guerra dall’alpino di sentinella, esposto al pericolo degli elementi della natura e della battaglia, nel ricordo doloroso e nello stesso tempo carico di speranza della propria casa e degli affetti lontani. Il testamento del Capitano rappresenta il concentrato dei valori incarnati dall’essere alpino e la fedeltà verso il compimento del proprio dovere nei confronti della patria, dei compagni, della famiglia e della natura. Infine, in Bandiera nera il canto, che parte dal ricordo della battaglia del ponte di Perati, diviene per tutti gli alpini espressione dolente di uno stato d’animo che perdura nel ricordo dei compagni “andati avanti”, semplice e solenne come una preghiera. Il concerto si chiude con Trentatré, inno ufficiale del corpo degli alpini.

A fare da controcanto alla vocalità piena e potente delle voci virili, imbastendo nuove e possibili reintepretazioni strumentali su spunti tematici di canti ormai entrati nel DNA di tutti noi, saranno due autentici fuoriclasse: il fisarmonicista Nadio Marenco, apprezzato per la sua versatilità di repertori e le collaborazioni con noti personaggi dello spettacolo,e l’organista Fausto Caporali, qualificato improvvisatore, concertista, insegnante al Conservatorio «G. Verdi» di Milano nonché titolare del grande organo della Cattedrale di Cremona. Entrambi già noti al pubblico di «Box Organi», si destreggeranno ai tasti dei loro rispettivi strumenti – Caporali a quelli in avorio del Bossi Urbani 1889 della Parrocchiale – per dare vita a inedite quanto originali rielaborazioni affratellate da un progressivo crescendo di emozione sonora.

L’iniziativa, una “prima assoluta” realizzata in collaborazione con il Gruppo Alpini di Lallio – sezione di Bergamo, è dedicata al ricordo di Annamaria Bottelli, in occasione dei cento anni dalla nascita.

La rassegna «Box Organi», resa possibile grazie anche al contributo di Fondazione Credito Bergamasco, delle ditte Zanetti, Agnelli Metalli, Montello, Ferretticasa, Fra.mar, Co.Me.C., Ambrosini, dell’associazione Libera Musica, si avvale del patrocinio e del sostegno della Provincia di Bergamo e del Comune di Lallio, di Eliorobica come sponsor tecnico e della media partner dei quotidiani Corriere della Sera e Avvenire, del settimanale Famiglia Cristiana, del settimanale online della Diocesi di Bergamo santalessandro.org. e della rivista specializzata Jazzit.

Ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti. Info e prenotazioni: 388 58 63 106