Lallio, applausi a Coro Grigna e Nadio Marenco per le “Storie da cantare a testa alta”

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire», scrisse Italo Calvino, e la definizione calza benissimo – in ambito musicale – al concerto “Storie da cantare a testa alta”, che venerdì 29 settembre ha portato nella Chiesa Arcipresbiterale dei SS. Bartolomeo e Stefano di Lallio le voci del Coro Grigna dell’Associazione Nazionale Alpini – sede di Lecco, accompagnati per l’occasione dall’organista Fausto Caporali e dal fisarmonicista Nadio Marenco.

La serata – un debutto assoluto realizzato proprio in collaborazione con il Gruppo Alpini di Lallio – si è integrata perfettamente con il tema dell’ottava edizione della rassegna “Box Organi. Suoni e parole d’autore, ideata da Alessandro Bottelli e arrivata al penultimo appuntamento: “La Storia, le storie”.

Chi meglio degli Alpini, infatti, può raccontare un pezzo importante dell’identità italiana, passata attraverso tante guerre universali, combattute però da singoli uomini con le loro vite quotidiane da raccontare?

Nei canti temi sempre attuali, dall’amore alla guerra

I canti intonati delle voci del Coro – formato da non professionisti, in maggioranza alpini in congedo, diretti dal Maestro Riccardo Invernizzi – parlano di temi semplici, in parte superati dal tempo ma sempre centrali nell’esperienza di ognuno: l’amore per la famiglia e quello romantico, ma anche l’attaccamento ai luoghi, intesi come trincea da difendere fino alla fine.

Si canta di confini che ormai non esistono più – la linea del Piave, le montagne del Trentino – ma anche di baionette e fucili, proprio oggi che la guerra, purtroppo, si sta combattendo più vicino a noi di quanto fosse possibile immaginare.

Il mix tra la tradizione delle voci corali e la modernità degli strumenti di accompagnamento, in particolare, ha reso il concerto vario e sempre inaspettato.

Dopo ogni esecuzione del coro (fedele all’originale), infatti, tutte le melodie sono state reinterpretate a turno dall’organista Fausto Caporali e dal fisarmonicista Nadio Marenco, che con le loro improvvisazioni hanno regalato una nuova prospettiva ai canti.

L’organo Bossi Urbani 1889, tra le dita di Caporali, ha reso solenni anche i canti più popolari, mentre la fisarmonica di Marenco li ha trasportati in atmosfere lontane, addirittura jazz e con accenni di tango.

Il risultato è stato apprezzato, tanto che – oltre alle 16 composizioni in scaletta – c’è stato il tempo di un bis – “Il Signore delle Cime” – interpretato dal coro per ricordare idealmente tutti gli Alpini che li hanno preceduti: la forza dei classici, in fondo, è parlare a tutte le generazioni.